Capitolo 3

17 10 0
                                    


Lena stringeva la rosa nera tra le mani, sentendone le spine che sfioravano appena la sua pelle. Non la ferivano, ma era come se minacciassero di farlo, un promemoria costante del pericolo che correva. Damon le stava davanti, il suo profilo scolpito e i suoi occhi come una notte senza stelle, pieni di segreti e promesse.

"Sei pronta a scoprire fino a dove possiamo spingerci?" le chiese, la voce bassa e quasi ipnotica.

"E se non lo fossi?" Lena rispose, la sua voce tremante ma carica di un'irriverenza che non aveva mai saputo di possedere.

Damon sorrise, quella curva delle sue labbra che era una lama affilata e una carezza al tempo stesso. "Allora scoprirai il tuo limite... e io lo infrangerò."

Lena si lasciò trascinare nel vortice del suo sguardo, incapace di resistergli. Sapeva che cedere a Damon significava abbandonare ogni idea di controllo, ma una parte di lei bramava proprio questo. La libertà non era mai sembrata così seducente, così spaventosa.

Damon fece un cenno verso la porta socchiusa alla sua destra. "Ci aspetta una verità che hai tenuto nascosta troppo a lungo. Tua madre non è morta, Lena. O almeno, non nel modo che pensi."

Le sue parole le fecero sussultare il cuore. "Non capisco..."

"Lo capirai," disse lui, tendendole la mano. "Ma prima devi fidarti di me."

Lena esitò. Ogni fibra del suo essere gridava di tirarsi indietro, di scappare. Eppure la sua mano si alzò, trovando quella di Damon come se fosse stata progettata per lui.

Quando le loro dita si intrecciarono, il mondo sembrò capovolgersi. L'aria si fece densa, carica di un'energia che le solleticava la pelle. Damon la guidò oltre la soglia, e Lena si ritrovò in un luogo che non avrebbe mai potuto immaginare.

Un giardino oscuro si estendeva davanti a loro, illuminato da una luna cremisi che gettava ombre inquietanti sulle piante spettrali. Le rose nere erano ovunque, i loro petali scintillavano come ossidiana sotto la luce irreale. Al centro del giardino, una figura attendeva.

Era una donna, alta e snella, avvolta in un abito scuro che sembrava fatto della stessa materia delle ombre. I suoi capelli lunghi cadevano come una cascata di seta nera, e i suoi occhi, dello stesso oro intenso che Lena aveva visto nello specchio, brillavano con una ferocia quasi disumana.

"Lena," disse la donna, la sua voce un sussurro che tagliava l'aria come un coltello. "Sei cresciuta."

Lena sentì un'ondata di gelo scorrerle lungo la schiena. "Chi sei?" chiese, anche se una parte di lei conosceva già la risposta.

"Sono tua madre," rispose la donna, un sorriso enigmatico curvandole le labbra. "Ma non nel modo in cui ti hanno fatto credere."

Lena si voltò verso Damon, cercando spiegazioni, ma lui si limitò a guardarla con quel sorriso impenetrabile. "È il momento di affrontare la verità," disse. "Lei non è mai morta. È sempre stata qui, in attesa che tu fossi pronta."

"Pronta per cosa?" domandò Lena, la voce spezzata dalla confusione e dal terrore.

Sua madre avanzò verso di lei, ogni passo un'eco che sembrava risuonare nel suo stesso petto. "Per diventare ciò che sei destinata a essere," rispose. "Una di noi."

"Una di voi?" ripeté Lena, il panico crescendo dentro di lei. "Cosa significa?"

"Significa che il sangue che scorre nelle tue vene non è mortale," disse Damon, posandole una mano sulla spalla. "Tu sei un'ombra incarnata, Lena. Una creatura nata dal buio e destinata a regnare su di esso."

Lena scosse la testa, le lacrime che le pungevano gli occhi. "Non è possibile. Io sono solo io."

"Non più," disse sua madre. "Da quando hai accettato la rosa, hai iniziato la trasformazione. E ora non c'è più modo di tornare indietro."

Oltre l'oscurità Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora