Essere genitori è la cosa più difficile di questo mondo.
Nessuno ti prepara ad esserlo, lo impari vivendo.
Prendi, provi a fare cose e sopratutto, provi a sopravvive con un neonato che fa i suoi bisogni come se fosse una fabbrica di bisogni vivente.Ma l'amore che un piccolo esserino riccioluto è capace di darti, non si riesce a descrivere nemmeno con tutte le parole e le lingue di questo mondo.
Ti stravolgono completamente la vita, le abitudini, il tuo modo di essere e di fare.Capisci che realmente, non stai più vivendo solo per te, ma anche per un'altra persona e tutto quello che pensavi prima di diventare responsabile per un'altra vita, cambia totalmente.
Questo è quello che penso mentre guardo innamorata il mio dolce angioletto completamente esausto con la testa appoggiata al mio petto e con una manina appoggiata sulla mia tetta.
Ha già capito tutto a quasi cinque anni.Sono così fiera di averlo nella mia vita e del piccolo ometto che sta diventando. Voglio insegnargli tutti i valori più importanti e di non seguire la mandria.
Di non diventare uno di quegli uomini che trattano le donne come un oggetto o come sforna figli, ma voglio che le consideri come un piccolo fiore da accudire giorno per giorno.Con tutto quello che si sente al giorno d'oggi avere un figlio è una cosa che mi spaventa, ma so che non è solo. Ha una famiglia alle spalle e dei sani principi che gli ho iniziato a trasmettere quando era più piccolo e che continuerò a trasmettergli fino alla fine dei miei giorni.
Suonava un po' drammatico vero?QUALCHE ORA PRIMA...
«Sei contento che andiamo al parco con Ian?» chiedo a mio figlio mentre finisco di vestirlo.
Purtroppo a New York il tempo è imprevedibile e non c'è mai tutto questo caldo, quindi devo sempre vestirlo a strati.
Visto che abbiamo deciso di iniziare a piccoli passi a introdurlo nella sua vita e visto che domani pomeriggio partiamo, la scelta migliore è stata un semplice pomeriggio al parco e poi andare a cena fuori dove fanno dei panini stratosferici.«Possiamo anche mangialo lo zucchero filato?» mi chiede mentre si lascia mettere il berretto con invise in piccolo le sue iniziali: EJ
E no, non sta per Ethan Jones ma Ethan Johnson.
Ha il mio cognome. Non ho voluto dargli il cognome di suo padre perché non sapevo se lo avrebbe mai voluto avere nella sua vita e così, per rendere il tutto più semplice e veloce, ho deciso di dargli il mio cognome.Se in un futuro Cole vorrà dargli il suo cognome, sarò ben che felice di andare a farglielo cambiare, anche se ci dovessimo mettere anni.
Ma rimane sempre un fattore importante: Cole si pentirà di questa scelta? Sto davvero facendo la cosa migliore per il bene di mio figlio?
Sinceramente? Non ne ho la più pallida idea, ma spero che sia la cosa più giusta per il bene di Ethan, è l'unica cosa che mi interessa.Fatto sta, che tra circa dici minuti dovrebbe suonare al campanello e andare al parco divertimenti tutti quanti insieme.
Non so come Ethan prenderà la notizia che ha un papà e che è proprio Cole, non so come e quando glielo diremo, ma spero davvero con tutto il cuore, che non si arrabbierà troppo con me.È vero, è piccolo e alcune cose ancora non le comprende al massimo, non mi chiede molto spesso dove sia il suo papà o chi sia e perché non l'abbia mai visto in tutti questi anni, ma spero che un giorno mi possa perdonare. Anche perché so perfettamente, che vorrebbe avere un padre.
Mi ricorderò per sempre come mi sono sentita quando l'anno scorso, per la festa del papà all'asilo avevano fatto un disegno da regalare ai propri padri e Ethan con una vocina tutta triste e confusa mi ha chiesto perché lui non avesse un papà.
Non riesco nemmeno a descrivere come mi sono sentita quel giorno.
Certo, sa perfettamente che ha Louis e il suo nonno che lo aiutano per qualsiasi cosa e che per lui sono quasi una figura paterna, ma avere realmente un padre, forse gli darebbe ancora più stabilità e lo farebbe sentire un bambino con una famiglia completa come tutte le altre.
E anche lui avrebbe un padre e una madre come i suoi amichetti.
Ma da quel giorno, dopo che mi ero rigirata il discorso tra la voce roca e gli occhi lucidi, dicendogli che il suo papà era molto impegnato con il lavoro all'estero, non ha più chiesto niente, ma so che prima o poi, arriverà il momento dove mi chiederà nuovamente che fine ha fatto suo padre e quel giorno, spero di potergli dire che lo ha già conosciuto.

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Basta un attimo
RomanceLayla Johnson è una ragazza di ventiquattro anni, che all'età di diciannove, si è ritrovata a dover crescere suo figlio da sola con l'aiuto dei suoi genitori e della sua migliore amica. Cole Jones, conosciuto anche come cuore di ghiaccio, a distanza...