Capitolo 1

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"Non puoi continuare così, Lena."

La voce di Marta, tagliente e carica di preoccupazione, ruppe il silenzio che gravava sul piccolo appartamento. Lena era seduta sul divano, con le gambe incrociate sotto di sé e un bicchiere di whisky stretto tra le mani. Il liquido ambrato rifletteva la luce fioca della lampada accanto a lei, gettando un bagliore morbido sulle sue dita sottili.

"Continuare come?" ribatté, senza nemmeno guardare l'amica. "A respirare?"

"Non fare la drammatica," sbottò Marta, incrociando le braccia e appoggiandosi alla cornice della porta della cucina. "Sai bene cosa intendo. Ti stai autodistruggendo. Quegli uomini, quei posti che frequenti di notte. Non so nemmeno più chi sei."

Lena sollevò lo sguardo, fissandola con occhi vuoti. "E chi sarei, secondo te? Lena la fallita? La scrittrice senza lettori? La ragazza che passa le giornate a chiedersi dove ha sbagliato?"

Marta scosse la testa, frustrata. "Non è questo il punto. Tu... tu stai cercando qualcosa, ma non lo troverai in quei posti. E di certo non con persone come lui."

La tensione nella stanza si fece palpabile. Non avevano mai nominato Damon esplicitamente, ma Lena sapeva a chi si riferisse. Il suo nome aleggiava nell'aria come un veleno, impossibile da ignorare.

"Non sai niente di lui," disse Lena, il tono più tagliente di quanto volesse.

"E non voglio sapere niente di lui," ribatté Marta, alzando la voce. "Ma so cosa sta facendo a te. È come se tu fossi attratta dal pericolo, Lena. Non capisco perché, ma è evidente. È come se stessi cercando di distruggerti volontariamente."

Il silenzio calò di nuovo, ma stavolta fu più pesante, opprimente. Lena distolse lo sguardo, fissando di nuovo il bicchiere. Non poteva darle torto, non del tutto. Aveva sempre avuto una strana attrazione per l'ignoto, per tutto ciò che era oscuro e inaccessibile. E Damon era l'incarnazione perfetta di quel fascino.

Quella notte, quando lo aveva incontrato per la prima volta, era come se qualcosa dentro di lei si fosse risvegliato. Non era paura, non del tutto. Era un misto di curiosità e brama, un desiderio di spingersi oltre i confini del conosciuto, anche a costo di perdersi.

"Non puoi salvare tutti, Marta," disse infine, con un tono che non lasciava spazio a repliche. "E di certo non puoi salvare me."

La pioggia scendeva fine e incessante quando Lena uscì dall'appartamento. Camminò senza una meta precisa, lasciando che i suoi pensieri la trascinassero dove volevano. Le parole di Marta continuavano a risuonare nella sua mente, ma ogni volta che cercava di scacciarle, il volto di Damon tornava a invaderle i pensieri.

Il "Velvet Inferno". Ne aveva sentito parlare. Era un luogo leggendario, avvolto da un'aura di mistero e decadenza. E, secondo ciò che aveva scoperto, era uno dei tanti regni di Damon.

Non avrebbe dovuto andarci. Lo sapeva. Ma una parte di lei non riusciva a resistere.

Quando arrivò davanti al locale, il cuore le martellava nel petto. La facciata era discreta, quasi anonima, ma il riverbero della musica che filtrava dalla porta lasciava intuire cosa si celasse all'interno. Un uomo in abito scuro le bloccò il passo.

"Invito?" chiese con voce neutra.

Lena esitò, ma prima che potesse rispondere, una voce alle sue spalle interruppe il silenzio.

"Lasciala passare."

Si voltò di scatto e il suo respiro si fermò. Damon era lì, in piedi sotto la pioggia, il cappotto nero che si stagliava contro l'oscurità. I suoi occhi la fissavano con un'intensità che le fece venire i brividi.

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