Oltre l'oscurità

Prologo

La notte aveva un sapore di cenere e peccato. L'aria fredda penetrava i vicoli di San Marco come una lama, mentre il vento trascinava l'eco di risate distanti e il tintinnio di bicchieri. In quel quartiere di luci soffuse e ombre profonde, tutto sembrava sospeso tra il reale e il proibito.

Lena si appoggiò al muro di mattoni umidi, cercando rifugio dalla pioggia improvvisa. La sua sigaretta tremolava tra le dita sottili, e l'aroma pungente del tabacco era l'unica cosa che riusciva a tenerla ancorata alla realtà. Era una notte come le altre, pensò, finché non lo vide.

L'uomo emerse dall'oscurità come un'ombra viva, un miraggio di eleganza e pericolo. Il cappotto nero gli cadeva sulle spalle come una seconda pelle, e il suo volto, parzialmente celato dalla penombra, emanava una bellezza brutale. Quando i suoi occhi incrociarono quelli di Lena, fu come se il tempo si fermasse.

Lei sapeva chi era. Lo aveva sentito nominare nei sussurri di chi aveva abbastanza paura da tacere e abbastanza stupidità da parlare. Damon Voss, il re del sottobosco criminale della città, l'uomo che possedeva non solo i locali notturni e le bische clandestine, ma anche le anime di chi si avvicinava troppo.

Ma c'era qualcosa in lui che la inchiodò sul posto. Non era solo il pericolo, né il magnetismo animalesco. Era un'oscurità che sembrava risuonare con la sua stessa anima. Lena si scoprì incapace di distogliere lo sguardo mentre lui si avvicinava, i passi sicuri che risuonavano sul selciato come un metronomo funesto.

"Stai cercando qualcosa?" chiese lui, la voce profonda come il rimbombo di un temporale.

Lena trattenne il fiato. Non sapeva cosa rispondere. Non sapeva neanche cosa stesse facendo lì, ferma sotto la pioggia, davanti a un uomo che avrebbe potuto distruggerla con una sola parola.

Forse, pensò, era proprio quello che cercava.