Naim sospirò osservando attentamente il suo riflesso nell'acqua della fontana presente all'ingresso della cittadina nella quale era appena arrivato dopo tre settimane di cammino. Era passato ormai un mese e mezzo da quando era stato esiliato da quella che era sempre stata la sua casa e Jandei e Halatan avevano preso fin troppo seriamente il doverlo accompagnare fino al confine visto che lo avevano portato fino alla fine della stessa per poi per ripicca prenderlo per i capelli e tagliarglieli con la spada.
"questi capelli fanno parte della nostra cultura e tu non puoi averli fottuto umano" era stato il commento di Jandei. Halatan invece si era divertito a lasciarlo pieno di lividi e tagli giusto per sicurezza. Non si era curato e aveva deciso anche di non guardare il suo aspetto perché poco gli importava davvero: voleva solo morire perché la sua vita non aveva davvero più senso. Aveva perso Linka in anticipo, Thilor ed Esha gli avevano voltato le spalle e non aveva nemmeno potuto salutare Yoemiglia: la sua vita faceva schifo. Faceva schifo proprio come il suo riflesso. I suoi capelli sembravano essere appena usciti da una lotta con delle lame molto affilate ed erano davvero cortissimi mentre tutto il suo corpo era ricoperto di tagli e fango.
-potevano uccidermi invece di esiliarmi- sussurrò Naim cercando di usare la seconda lingua che aveva sempre imparato da quando era piccolo: il comune. L'elfico era certo che non l'avrebbe mai più usato anche perché con tutte le probabilità gli avrebbe portato solo guai.
Naim allungò una mano intenzionato a prendere un po' d'acqua di quella fontana per poter bere un po', per quanto volesse morire di certo farlo disidratandosi non era la scelta giusta e soprattutto più veloce. Stava per raggiungere la superficie cristallina quando si sentì letteralmente preso dalle spalle e scaraventato a terra il più lontano possibile.
-ma cosa!- sbottò, in elfico per sua sfortuna visto che era fin troppo abituato a quella lingua per tornare a parlare semplicemente in comune dal nulla.
-cosa credevi di fare umano!- sentì però dire in un comune che non era quello che solitamente usavano gli umani. Era come se quella non fosse la vera lingua madre della persona che gli stava parlando e Naim alzò lo sguardo per osservare attentamente il castano che aveva difronte e che gli stava puntando contro quella che a tutti gli effetti era una lancia, una lancia abbellita da alche secche ma pur sempre una lancia.
-bere? E poi non siete anche voi umani?- domandò Naim cercando di mettersi almeno seduto ma si ritrovò una seconda ed una terza lancia puntate contro quindi decise di rimanere immobile e osservarsi intorno curioso.
-non puoi bere sporco umano, non dalle acque che sua maestà mette a disposizione per il suo popolo-
-sua maestà? Popolo?- Naim era davvero ma davvero tanto confuso da tutta quella situazione.
-dove hai vissuto per tutti questi anni umano? Questo è il regno di Waterdeep e sua maestà il re Joran lo governa permettendo a voi stupidi umani di vivere nel tuo territorio sulla terra ferma a una sola condizione: rispettare le nostre regole e non provare a bere o a rubare l'acqua della sorgente di Dixta- continuò l'uomo mentre Naim sgranava gli occhi. Si ricordava di aver già sentito il nome del regno di Waterdeep ma aveva sempre creduto che quello fosse un mito! Tutti gli elfi erano convinti che sirene e tritoni fossero ormai estinti da tempo ma se quello era realmente il regno di Waterdeep...
-siete tritoni?- domandò con un filo di voce osservando le guardie attentamente -dove sono le vostre code allora?-
-quelle le abbiamo solo in acqua stolto! Pagherai per i tuoi crimini, dovrai risponderne davanti al re in persona. Non è clemente con gli umani che cercando di fregarlo-
-sono qui da letteralmente pochi minuti e non sapevo di queste leggi per non parlare del fatto che credevo voi non esistesse proprio- disse Naim poco intenzionato a farsi odiare anche da un altro popolo per qualcosa che nemmeno sapeva di aver fatto. La sua vita iniziava davvero ad essere odiosa e ripetitiva: abbandonato da umani, esiliato da elfi e stava per finire imprigionato da tritoni. Be' forse lo avrebbero ucciso e la cosa poteva anche andare a suo vantaggio ma voleva almeno che capissero che non era stata sua intenzione infrangere le leggi.
Il tritone non gli rispose ma disse qualcosa ai suoi compagni d'armi in una lingua che Naim non conosceva e immaginò essere quella di Waterdeep. Poi il ragazzo venne letteralmente alzato di peso e trascinato da quelle guardie come il peggiore dei criminali. Naim si sentì tutti gli occhi addosso e tremò leggermente per la situazione decidendo alla fine di abbassare lo sguardo per non incrociare gli occhi giudicanti della gente del posto. Era stato giudicato male per tutta la vita perché umano e li si stava per ripetere la stessa identica cosa.
Le guardie si bloccarono di colpo e Naim alzò leggermente la testa notando che si trovavano in un corridoio che sembrava essere fatto completamente di marmo e lo guardò stupito visto che credeva che fosse solo il pavimento che aveva sotto i piedi ad essere di marmo. Continuando a far vagare il suo sguardo si accorse finalmente del perché si erano fermati: davanti a loro c'era la figura di un uomo castano sulla quarantina che li stava osservando a braccia incrociate, o meglio stava osservando lui a braccia incrociate mentre scambiava qualche parola con le guardie.
L'uomo assottigliò le labbra osservandolo ancora più intensamente e Naim sentì un brivido percorrergli tutta la schiena.
-da dove vieni?- gli domandò finalmente in comune l'uomo.
-dalla foresta di Parrlams-
-non sei un elfo però-
-no...sono stato abbandonato quando ero piccolo e gli elfi mi hanno cresciuto-
-oh si spiegano tante cose adesso- disse il castano rilassando finalmente le braccia -manca solo una prova ma quegli occhi parlano più di quanto fa tutto il resto- e Naim lo guardò ancora più confuso di prima: cosa diavolo stava succedendo?

STAI LEGGENDO
The wrong place
FantasyNaim aveva solo pochi giorni di vita quando venne trovato da una coppia di elfi che decise di crescerlo come loro figlio nonostante lui fosse un semplice umano. In un posto che non è il suo sarà in grado di vivere e soprattutto troverà la sua vera n...