Capitolo 2

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-allora? Com'è andata?- Linka sospirò pesantemente osservando quelli che erano i suoi genitori. Era appena entrato in quella che era la loro abitazione ed ecco che entrambi gli chiedevano come fosse andata quella maledetta riunione. Potevano partecipare anche loro a quelle riunioni ma ovviamente decidevano di non farlo solo e soltanto perché non ne avevano voglia e lui era costretto a partecipare per riportare tutto ai suoi genitori.

-gli umani si stanno avvicinando pericolosamente al nostro territorio anche se non parecchio lontani dai confini. Dobbiamo iniziare a prestare più attenzione quando usciamo e soprattutto evitare di dare troppa confidenza agli umani perché potremo trovarci a dare informazione che potrebbero aiutarli- riassunse il più velocemente possibile il biondo che non aveva intenzione di continuare quella conversazione con i suoi genitori.

-oh, siamo messi davvero male- disse sua madre sospirando pesantemente -caro dai la buona notizia a nostro figlio- aggiunse poi con un sorriso soddisfatto che fece assottigliare gli occhi verdi a Linka perché di solito quando per sua madre erano "buone notizie" per lui non lo erano.

-oh certo...ti sposi-

-cosa?- sbottò Linka -no!- protestò quindi incrociando le braccia al petto e guardando con sfida i genitori -non ho nessuna intenzione di sposarmi-

-andiamo tesoro sei già arrivato ai centocinquant'anni, devi pur sposarti. Prima lo fai e più anni avrai per provare ad avere un erede-

-e se io non volessi avere un erede-

-non scherzare- disse serio suo padre fisandolo come se fosse completamente impazzito -sei un Karadai devi avere un erede e anche il più velocemente possibile-

-potevate provare ad avere altri figli oltre me e non bloccarvi subito dopo la mia nascita- ringhiò Linka che l'ultima cosa che voleva era sposarsi e credeva anche di essere ben riuscito in tutti quegli anni ad evitare la cosa.

-eri un maschio quindi avresti continuato tu la nostra discendenza- continuò suo padre serio -e noi siamo fortunati ad averti e tu devi iniziare a pensare davvero alla tua discendenza-

-non voglio, provate a fare un altro figlio per la vostra discendenza-

-no, sarai tu a sposarti- disse seria sua madre che stava ancora sorridendo -ho scelto la moglie giusta per te-

-ovviamente io non posso nemmeno decidere la mia vita- sbottò Linka guardando storto entrambi i suoi genitori che sembravano fin troppo tranquilli e felici.

-abbiamo già organizzato tutte e non puoi tirarti indietro, non adesso. Sposerai chi devi e ci darai l'erede giusto- disse serio suo padre -possibilmente un maschio-

-certo, certo- Linka annuì per niente contento di tutta quella situazione ma sapeva anche di non poter fare letteralmente nulla per cambiare quella situazione. I suoi genitori si erano già messi d'accordo per quel matrimonio senza informarlo e provare a rifiutare il tutto sarebbe stato visto male da quella che era la sua futura moglie. Doveva accettare la cosa e poco importava che avesse sempre preferito i ragazzi alle ragazze, anzi i suoi genitori nemmeno conoscevano quella sua preferenza perché mai sarebbero riusciti ad accettarla quindi lui semplicemente l'aveva nascosta loro. Aveva ovviamente aiutato il fatto che si concedesse di andare a letto con altri elfi solo e soltanto quando si trovava lontano da li altrimenti avrebbero parlato troppo. -vado a fare una passeggiata- sbottò poi serio uscendo velocemente com'era entrato. Non aveva intenzione di rimanere in quel posto e sentir parlare i suoi genitori dell'imminente matrimonio, che poi nemmeno aveva chiesto quando si sarebbe celebrato ma non aveva comunque voglia di saperlo in quel momento. Doveva prepararsi alla cosa ma era troppo arrabbiato in quel momento per poter avere una conversazione decente con i suoi genitori senza che volassero troppe parole brutte.

Camminò a passo svelto e sguardo fisso davanti a se, principalmente per evitare di incrociare quello degli altri elfi visto che non aveva voglia di fermarsi a chiacchierare con loro. Non aveva avuto in mente una vera e propria meta mentre camminava ma la sua mente lo portò verso la radura nella quale era presente il lago che lui amava tanto. In realtà poteva sembrare un lago come un altro, ed era sempre molto trafficato, ma era il suo posto, quello che usava quando era incazzato a morte e doveva assolutamente calmarsi. Sperava quel giorno di non doverlo condividere con nessun altro perché voleva davvero fasi solo un bagno e sperare che il lago lavasse via tutti i suoi pensieri.

Inizialmente Linka sorrise visto che la superficie del lago era calma e soprattutto non si vedeva nessun altro in giro quindi iniziò a togliersi la casacca per rimanere a petto nudo. Una volta tolta passò ai pantaloni ma si bloccò di colpo notando come la superficie del lago venne infranta da qualcuno che riemergeva dallo stesso e sapeva anche chi fosse. Tutti gli elfi presenti nella loro piccola comunità erano biondi o rossi di capelli perché le principali famiglie avevano quei colori quindi la massa di capelli color pece che appartenevano al ragazzo che gli stavano dando le spalle potevano essere solo di Naim. Con tutti i maledetti elfi presenti in quel maledetto villaggio doveva proprio imbattersi nell'unico umano? Linka sbuffò esasperato da tutta quella situazione e prendendo velocemente la sua casacca per rimettersela e andare il più velocemente possibile via a li e quindi non trovarsi a dover parlare con l'altro ragazzo. Quando gli diede le spalle credette di esserci davvero riuscito ma i suoi sogni di gloria vennero infranti nel sentire una voce chiamarlo:

-Linka?- il biondo si voltò incrociando i suoi occhi verdi con quelli ghiaccio che appartenevano a Naim e che lo stavano scrutando davvero sorpresi della sua presenza li.

-torna in acqua umano- sbottò Linka che non riusciva a distogliere lo sguardo dal moro visto che la sua pelle sembrava quasi brillare per via delle goccioline d'acqua che ancora la bagnavano. Com'era possibile che l'umano sembrasse così bello dentro quel maledetto lago?

-sono in acqua- sussurrò Naim -tutto bene?- domandò davvero preoccupato e Linka rimase ancora una volta immobile a fissarlo senza sapere cosa fare realmente.

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