-CAPITOLO 7-
"La più sottile follia è fatta della più sottile saggezza ."
[Michel Eyquem de Montaigne]
Lo spogliatoio era più affollato del solito. Dan poggiò la borsa nel suo armadietto e fece un cenno di saluto ad alcuni suoi colleghi che invece chiudevano tutto in fretta e andavano via da lì. Avevano finito il loro turno mentre Dan si apprestava a cominciare il suo secondo lavoro.Quella mattina aveva raccolto tutto il suo coraggio e con la faccia di bronzo che lo aveva sempre contraddistinto, si era presentato all'ufficio della Anderson per chiederle se avesse potuto concedergli un lavoretto.
Lei l'aveva guardato da sotto i suoi occhiali a punta e prima di proferire parola aveva aperto un registro sul suo computer; sicuramente per controllare che fosse stato sempre puntuale nel timbrare il cartellino.
Dopo qualche minuto gli aveva detto di dirigersi alla mensa per sentire se il signor Jefferson aveva bisogno di un lavapiatti. Col cuore che fremeva si era diretto al primo piano e aveva incontrato il signor Jefferson, un uomo dall'aspetto bonario che trafficava con pentole fumanti.
Gli aveva chiesto se avesse bisogno di un lavapiatti ma la sua risposta era stata negativa.
Dan aveva cercato di contenere la sua delusione, annuendo piano e cercando di non sciogliersi nel sentire il profumo della carne che friggeva in padella. Non mangiava dal giorno prima.
Il signor Jefferson comunque, l'aveva guardato in modo strano, lasciando vagare per un momento lo sguardo sulle sue guance infossate.
-Quanti anni hai, ragazzo?- gli aveva chiesto allora.
-Diciannove- aveva risposto vago, mettendosi le mani nelle tasche della felpa per mascherare il tremolio delle dita. Aveva davvero molta fame.
Il signor Jefferson aveva annuito e poi gli aveva lanciato una patata, prendendolo di sorpresa. –Sai sbucciarla?- gli aveva chiesto distrattamente.
Dan aveva scrollato le spalle in una risposta affermativa e lo chef aveva poi preteso che lo facesse davanti a lui. Dan allora aveva afferrato il coltello e in maniera meccanica aveva tolto la buccia grossolanamente. Non si poteva definire un lavoro eccellente ma era il meglio che fosse riuscito a fare.
-D'accordo- aveva poi detto, riprendendosi la patata e tagliuzzandola a cubetti. –Puoi tornare dalla Anderson e dirle che lavorerai con me per la preparazione del pranzo.-
Dan aveva sentito il suo cuore fare un salto per la gioia e prima che potesse ringraziarlo e correre in segreteria, il signor Jefferson l'aveva fermato, passandogli una fetta di ciambellone e un bicchiere di latte caldo. –Hai l'aria di uno che non ha fatto colazione- aveva borbottato ritornando poi ai suoi compiti.
Dan l'aveva guardato con un misto di gratitudine ammirazione. Aveva poi accettato il dolce, finendolo in due morsi e sentendo per la prima volta un piccola fiamma di speranza divampare nel suo petto.
La nuova mansione associata al lavoro socialmente utile, aveva dunque richiesto delle modifiche al suo orario. Per l'ora di pranzo avrebbe dovuto aiutare il signor Jefferson nelle cucine e poi si sarebbe dedicato come sempre a lavare i pavimenti, stavolta fino a sera inoltrata.
Scese al primo piano a prendere il suo fidato carrello e poi si diresse nella sala comune. La Anderson gli aveva raccomandato di tenerla il più pulita possibile, specialmente a quell'ora, durante la visita dei parenti.
Si preparò mentalmente alla bolgia con cui avrebbe dovuto lottare per farsi spazio, ma quando ci entrò rimase interdetto. C'erano giusto una ventina di familiari che avevano avuto il cuore di andare a trovare i loro parenti, niente di più.

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WHITE - Nella stanza bianca
Romance𝓣𝓡𝓐𝓜𝓐 📜 Nessuno sa davvero cosa accade dentro la Stanza Bianca. Un gioco, dicono. Un esperimento sulla paura. Ma chi entra rischia di non tornare più indietro. Dan Allen ha imparato presto a sopravvivere. Suo padre in prigione, sua madre mala...