Ricordo di dover richiamare mia madre solo il pomeriggio dopo, quando scendiamo dal treno alla stazione Pisa. Provo un lieve senso di colpa per averla fatta aspettare tanto, quindi la chiamo mentre ci dirigiamo a piedi verso il Goblin Cafè, ma questa volta è lei a non rispondere.
Le lascio un messaggio e poi vengo travolta dai pensieri sulla sessione, e anche il senso di colpa si attenua. Avendo trascorso il sabato a Torino, ho dovuto rimettere insieme i pezzi dell'avventura in una mattinata; per fortuna, l'esperienza e l'atmosfera mi hanno aiutata e ho pianificato gli ultimi dettagli seduta comodamente sul divano di Diego, con Celeste accoccolata accanto, mentre lui si dedicava alle piante in giardino. Un altro assaggio di una possibile vita condivisa, nella quale mi sono calata con una semplicità che ormai non posso che considerare rivelatoria.
Da ieri continuo a rimuginare sull'ultima domanda di Anna, chiedendomi se Diego si sia già interrogato su una nostra possibile futura convivenza. Ancora non gliene ho parlato, però, perché una parte di me mormora che è troppo presto, che le coppie normali non pensano a queste cose a pochi mesi dall'essersi incontrate. Una battaglia mentale che ora decido di accantonare, anche questa in favore dei pensieri ben più piacevoli da master.
Siamo i primi ad arrivare al Goblin e io ne approfitto per allestire il mio schermo e rivedere gli appunti per la sessione; con una punta di divertimento, noto che anche Diego si immerge nella rilettura del diario del suo personaggio.
Dopo qualche minuto arriva Enrico, che ci saluta con un inchino e un teatrale: «Signora master, Eowen.»
Diego solleva lo sguardo dal taccuino e ricambia l'inchino, modulando la voce nei toni studiati ed eleganti del suo elfo: «Pendil, è un piacere rincontrarvi.»
«Ancora con il voi?» ridacchia Enrico, prendendo posto accanto a Diego. «Quando si deciderà il tuo personaggio a darci del tu?»
«Sono confidente che accadrà... presto» risponde Diego, e poi ride anche lui. «Come stai?» chiede, tornando alla sua voce normale. «È andata bene la settimana?»
«Insomma. Lavorare fa schifo.»
Enrico si lancia a raccontare la sua terrificante settimana da programmatore sfruttato, della quale riesco a cogliere solo le prime battute prima che il mio cellulare vibri per un messaggio su WhatsApp:
Ho provato a chiamarti ma mi dà staccato...
Mia madre. Osservo le pareti spesse del Goblin, poi i due avventurieri che si sono lanciati in una critica al sistema capitalistico globale. Sospiro e mi alzo, decisa a vestire i panni della brava figlia almeno per qualche minuto. «Torno subito» dico.
Sulla strada verso l'uscita incrocio Giulia e Anna e le saluto con un sorriso e un rapido: «Chiamata genitoriale» con tanto di sventolamento del cellulare.
Loro ridono e mi fanno cenno che hanno capito. Uscita dal locale, compongo il numero di mia madre e inizio a fare avanti e indietro sul marciapiede, mentre mi preparo alla ramanzina che mi farà: una rivisitazione del fatto che non rispondo mai al telefono perché sono una pessima figlia e non ho cura delle loro esigenze.
«Ale, finalmente» è il suo esordio, e sono sul punto di irritarmi per quel finalmente, quando registro che il suo tono è molto più debole e prostrato del solito.
«Ciao mamma, tutto bene?» chiedo. Lei non risponde, ma sospira lentamente. «Mamma? Che succede?»
«Ho bisogno di parlarti...» mormora.
«Di cosa?»
Altra pausa, abbastanza lunga da permettermi di percepire sullo sfondo il gracchiare delle cicale. Dev'essere in giardino, seduta sulla panchina sotto la vecchia quercia, dove tende a rifugiarsi quando ha bisogno di stare sola con i suoi pensieri.

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Amore a prima riga
RomanceNUOVO CAPITOLO OGNI FINE SETTIMANA 🌷 Alessandra è un'appassionata di giochi di ruolo, una master e una nerd fino al midollo. La sua prima saga fantasy ha avuto un grande successo e mentre è ancora intenta a godersi il trionfo, il suo editore le fa...