Butterfly

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Il volo AR 198 per New York JFK da Palermo era stato appena annunciato, Leonardo prese il suo zaino e si diresse al gate e appena fu sull’aereo cadde in un sonno profondo, non dormiva bene da un mese, da quando aveva deciso di intraprendere quel viaggio. L’ansia per quella scelta l’aveva investito in un modo tale da non lasciargli tranquillità per riuscire a dormire.
Atterrato al JFK, si sentiva così pieno di energia che  la prima cosa che fece appena salì sul taxi fu chiamare il ristorante per dire loro che sarebbe direttamente passato da lì e poi sarebbe andato al suo appartamento.
A Tribeca, in Chambers St in un elegante palazzo di otto piani, nell’attico con terrazza sovrastava incontrastato il famoso Butterfly Restaurant. Sceso dal taxi, Leonardo alzò gli occhi al cielo per ammirare quel palazzo, nonostante sia molto piccolo per gli standard di New York, la sua moderna eleganza fatta da linee rette e vetrate spiccava di tutto il suo splendore, e in quell’attico  lo attendeva il suo nuovo lavoro.
«Ben arrivato Leonardo» lo accolse Tony Wolf, titolare del ristorante, Leonardo gli strinse la mano, mentre l’altro con un cenno della mano che indicava l’atrio lo fece entrare nella sua famiglia.
E di famiglia si trattava quando conobbe il resto del personale e capì come in quel posto non solo gli arredi e piatti erano ben assortiti ma anche le persone che vi lavoravano.
Jennifer la direttrice di sala, lo mise subito a suo agio facendogli fare il tour prima della sala interna e poi del terrazzo dal quale la vista su Manhattan lo lasciò senza fiato. Faceva freddo, erano a febbraio, però quell’aria fresca legata alla bellezza di quella città lo scaldarono di una felicità tale che non provava ormai da tantissimo tempo.
Conobbe il personale di sala, Omar, il maitre, e i camerieri del turno diurno, visto che erano prossimi al pranzo. «Ma ciò che realmente interessa a te è la cucina» Tony lo prese sottobraccio - quel gesto lasciò sconvolto Leonardo, non si aspettava quell’approccio così cordiale da parte di un titolare - e si diressero in cucina, e dopo le presentazioni del personale di cucina, anche loro del turno diurno, chiese «E lo chef?» sperando di non esserselo fatto scappare nelle presentazioni, ma tutto quello che aveva sentito era dei vari reparti, niente di chi stava al comando di tutto.
«Per questo turno diurno lo chef sono io e il sous chef è mia sorella Loisa, che sarà qua a breve e la conoscerai, mentre il mio alla pari lo conoscerai stasera. Ti senti di iniziare già stasera?» chiese infine,
«Certo che si» fece Leonardo.
«Bene» Tony lo accompagnò all’atrio per prendere l’ascensore «Allora sarà il caso che vai a riposarti». Leonardo gli sorrise. Quando le porte dell’ascensore di aprirono, conobbe Loisa, la sous chef e sua pari.

Alle 17:00 in punto uscì dall’ascensore ed entrò al Butterfly Restaurant, prese il cellulare dalla tasca dei jeans e controllò se c’erano messaggi dalla sua famiglia e infatti uno c’era. Silvia gli aveva scritto.

Buon primo giorno di lavoro, qui a casa tutto bene, sentiamo la tua mancanza, soprattutto Mirko che ha già iniziato a chiedere quando veniamo a trovarti. Visto, è piccolino, ma ha già capito che dovremo venire noi e che tu non tornerai più. Un bacio e in bocca al lupo per tutto.

In quelle parole Leonardo vi trovò una frecciatina da parte della sua ex moglie, nonostante la burrascosa separazione, adesso sembrava che avessero trovato un equilibrio per il loro piccolo di Mirko di quattro anni. Amava alla follia suo figlio, ma aveva sentito il bisogno di allontanarsi da quella città che negli ultimi anni lo aveva fatto soffrire tanto. Rispose al messaggio con un semplice: Grazie, vi voglio bene. Bloccò lo schermo e lesse la data - 14 febbraio 2024 -
Ironia della sorte, stava ricominciando a vivere, un anno esatto da quando tutto era finito.
Neanche il tempo di metabolizzare quei pensieri che non appena entrò nello spogliatoio, quello che si era concluso un anno prima gli si materializzò davanti agli occhi. Brando!
«Ciao Leo» disse semplicemente quel ragazzo che si stava abbottonando la giacca della divisa. Gli sorrise «Io sono il tuo chef! Adesso tocca a me stare sopra». Quell’allusione lo fece arrossire, ma non riuscì a sbloccarsi da quell’immobilismo in cui era caduto. «Sapevi che sarei venuto a lavorare qua?»
«Certo che lo sapevo» fece lui e poi aggiunse mentre andava a sistemarsi davanti allo specchio della toeletta, «Non sarai così ingenuo da pensare di riuscire ad avere un lavoro al Butterfly Restaurant senza alcuna referenza?!»
Leonardo si riscosse e gli andò accanto, «Sei stato tu a raccomandarmi? Io pensavo che fosse stato Lorenzo».
«Chi? Il tuo titolare che hai lasciato senza alcun preavviso? Pensi davvero che ti avrebbe referenziato dopo che lo hai lasciato nella merda.»
«Io non ho lasciato nessuno nei guai, c’eri tu. Eri solo in ferie per un paio di giorni» ribatté lui.
«Questo è quello che ti hanno raccontato, io non ero in ferie. Io me ne sono andato dopo che tu hai espressamente detto che non potevi lasciare tua moglie. E a proposito cosa farà lei appena saprà che il tuo capo sono io?»
«Il mio capo è Tony» precisò Leonardo, finalmente riuscì a muoversi e iniziò a spogliarsi per indossare la divisa.
«Tony è il tuo titolare, io sono il tuo capo in cucina» lo rimbeccò l’altro.
Leonardo alzò le mani in su come per arrendersi «Dimenticavo che ti piacciono i giochi di ruolo. Quindi come mio capo ti farà piacere sapere che io e Silvia siamo in fase di separazione, o meglio siamo già separati, adesso aspettiamo che la burocrazia faccia il suo corso per arrivare al divorzio» quell’ammissione di sconfitta lo annientò di colpo e dovette sedersi come per riprendere energie, scivolò contro il muro accanto al suo armadietto e Brando gli si sedette accanto «E adesso che ci fai qui?» gli chiese.
«Spero di ricominciare. Di poter costruire qualcosa di autentico lontano da quella città in cui ho solo mentito a tutti» rispose prendendo un profondo respiro e inondandosi di aria nuova, pulita. «Ma non pensavo di trovarti qua, Brando».
Lui gli prese le mani e quel contatto era tutto quello che aveva desiderato avere da quando un mese prima aveva saputo che stava per rincontrarlo «Leo io non sarò un ostacolo. Se vorrai io sarò la tua ripartenza. Ti ha aspettato sapendo che ti avrei ritrovato».
A quelle parole Leonardo sorrise e dopo un anno sentì che dolore, rimorsi, sensi di colpa che gli avevano attanagliato il cuore dissolversi nel nulla.
Quel sorriso per Brando fu la risposta, si alzò, gli porse la mano. Leonardo l’afferrò e si fece tirare su da quell’amore ritrovato.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 10, 2024 ⏰

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