(1*) Hey baby, I think I wanna marry you

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Josh

Un anno e sei mesi.

È passato un anno e mezzo da quando chiesi a Katie di sposarmi, di restare per sempre la donna della mia vita.

Ci sono voluti, però, altri sei mesi a organizzare sul serio la cerimonia, a trovare le forze di farlo sul serio.

Sapevo che non sarebbe stato facile per Kat, e io mi ero ripromesso di rispettare i suoi tempi e i suoi bisogni.

•Perché senza te nulla è facile, Dave.

Realizzare che, in uno dei giorni più importanti della mia vita, tu non sarai al mio fianco mi devasta. Saresti dovuto esserci tu a farmi da testimone di nozze, tu ad accompagnare Katie verso l'altare. E, nonostante io so che tu ci sarai, seppure non fisicamente, l'unica cosa che desidero sul serio è averti qui, con noi.

Guardo il foglio di fronte a me con la testa pesante, mentre la cravatta sembra stringermi la gola fino a soffocarmi. La allento di poco, asciugandomi la fronte imperlata di sudore.

«Josh, ci sei?» sento bussare, riconoscendo il timbro di voce di Damon da dietro la porta. In seguito, entra dentro la stanza, trovandomi ricurvo sulla scrivania.

«Sto bene. Quanto tempo ho ancora?» domando con un filo di voce

Il biondo mi posa una mano sulla spalla in segno di conforto.
Damon è il mio collega d lavoro, ovvero il nuovo mental coach della mia squadra. Non è la prima volta che mi vedeva in quelle condizioni, sicuramente. «Dieci minuti, ma penditi anche tutto il tempo di cui hai bisogno».

Annuisco, alzandomi in piedi e stampandomi sul volto un sorriso. «È tutto okay, sono pronto».

Lui ricambia il sorriso, portandomi fuori da quel posto.

Percorriamo il lungo corridoio tra risatine e parole di conforto.

«È il tuo giorno, goditelo» sussurra, prendendomi per le spalle. Infine, mi lascia un'ultima pacca su una di esse, incitandomi a muovermi.

Muovo un piede in avanti, ma prima mi giro un'ultima volta, sorridendo. «Grazie».

Damon mi dedica un cenno del capo che smuove involontariamente alcune sue ciocche bionde. «Sistemati quella cravatta, altrimenti la farai scappare».

Ridacchio, seguendo il suo consiglio.

Cammino diretto verso l'altare, salutando alcune persone da una parte all'altra. Mi soffermo su alcune in particolare: su Rose, che mi sorride tra le lacrime. Sui miei genitori, seduti ai posti assegnati da me medesimo. È da tempo che ormai la loro presenza non mi era più così estranea, sembrava quasi familiare. Così come lo sarebbe dovuto sempre essere.

Di certo non significava che li avevo perdonati per tutto quello che in  passato avevano fatto passare al piccolo Josh, ma stavo cominciando a mettere da parte il mio orgoglio. Sul serio, stavolta.

Il mio sguardo, poi, si posa sulla ragazza in piedi, vicino al luogo in cui tra poco si dovrà recare la mia futura moglie; Abby in una mano tiene stretto il bouquet per Katie, mentre con l'altra è impegnata a sistemarsi l'acconciatura. Ha il viso ricalcato dalle occhiaie, con il solito sorriso spento sulle labbra. Oggi lo sembrava più che mai.

«Ehi» la raggiungo, posizionandomi al mio posto di fronte altare, posto al centro della spiaggia. La nostra spiaggia.

Alza lo sguardo verso di me, squadrandomi. «Ti sta bene il completo»

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