Prologo

1.2K 157 203
                                        



🗝️

A chi ha dovuto vestire i panni del cattivo nella storia di qualcun altro per poter essere l'eroe nella propria.

"Siamo tutti cattivi in una storia raccontata male."

J A C O B

Età: 10

Non mi piacciono le elementari.

Per fortuna questo è l'ultimo anno.

Qui gli altri bambini mi guardano come si guarda un insetto, qualcosa di ripugnante da scansare. O da schiacciare.

Non capisco perché. Non ho mai fatto loro nulla di male.

Eppure è così.

Mi strattonano, mi tirano i capelli, mi rubano i giocattoli. Ogni singolo giorno.

Le maestre non muovono un dito. Nessuno dice niente, come se di fronte a me diventassero tutti improvvisamente muti.

Anche mamma diventa muta, quando papà si infuria e urla. O quando mi picchia perché, a suo dire, sono stato cattivo. Non prova nemmeno a difendermi. Preferisce chiudersi in un'altra stanza, o affogare il silenzio bevendo quella roba densa e nauseante che puzza di disinfettante andato a male.

Ma alla fine, anche io resto muto quando si tratta di me stesso. Non mi ribello mai, neanche quando sono certo di non meritarmi gli schiaffi di papà o gli spintoni dei miei compagni. Se io stesso non trovo la voce per difendermi, perché mai qualcuno dovrebbe farlo al posto mio?

Non credo di meritarlo.

O almeno, non lo credevo.

Finché non è arrivata lei.

Ophelia. La mia Lia.

Ricci castani indomabili, che saltellano a ogni suo passo, la pelle color cioccolato al latte e due occhi scuri e profondi, l'esatto opposto dei miei.

Lia è il mio opposto in tutto.

Infatti, da quando un paio di mesi fa è stata spostata nella mia classe, lei urla e scalcia al posto mio.

Se un bambino mi spintona, lei lo butta a terra con una spallata. Se mi rubano i giocattoli, Lia gliene ruba il doppio e me li regala per giocarci insieme. E se qualcuno mi tira i capelli, lei graffia senza pietà, finché non restano i segni sulla pelle.

Le altre bambine sognano di essere principesse e, a volte, ci assomigliano pure. Ma la mia Lia no. La mia Lia è una guerriera. Ed è la più bella di tutte.

Le voglio un mondo di bene. Anzi, no. Un universo e oltre.

Ma a papà Lia non piace.

Quando ha scoperto come mi faccio trattare a scuola e che mi faccio difendere da una "ragazzina" – come l'ha chiamata lui – è andato su tutte le furie. Non mi aveva mai colpito in faccia così forte. Per giorni ho portato i segni dei suoi anelli stampati sulla guancia.

Mi ha detto che devo imparare a difendermi da solo, che sono una femminuccia. Una checca.

Non so bene cosa significhi quest'ultima parola, ma il tono di papà non lasciava spazio a molti dubbi: non era certo un complimento.

Giuro, io a Lia voglio davvero bene. Non vorrei mai allontanarmi da lei.

Ma gli schiaffi di papà fanno troppo, troppo male.

𝙃𝙞𝙙𝙚 𝙢𝙮 𝙝𝙚𝙖𝙧𝙩Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora