32. loml

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Dave

«Ehi» sentii Abby sussurrare nel tentativo di svegliarmi.

Mugolai qualcosa senza senso, sentendo le palpebre ancora pesanti.

«Auguri!» esclamò, un sorriso a trentadue denti sul viso.

Ricambiai a malapena, con il nodo che mi stringeva sempre più la gola.

Odiavo quel fottuto giorno.

«Grazie» riuscii a sussurrare, lasciandole un bacio sulla fronte.

«Come ci si sente ad essere adulti?» chiese, sdraiandosi al mio fianco.

«Mi sento solo più vecchio» ammisi ridendo.

Rimasi ad ammirare i suoi occhi color mare ancora per un po', lasciandomi travolgere da quel colore così intenso da saper togliere il fiato a chiunque.

Fu lei la prima a rompere il silenzio attorno a noi. «Non ce la faccio più ad aspettare. Tieni, apri» mi passò una busta bianca, decorata con un piccolo cuoricino sul davanti.

La aprii e, come prima cosa, notai un piccolo bigliettino scritto a mano.

«Leggi prima quello» mi suggerì lei.

Feci scorrere i polpastrelli sull'inchiostro ancora fresco, riconoscendo immediatamente la calligrafia di Abby. E poi iniziai a leggere.

Tanti auguri cretino.

Grazie di avermi insegnato l'amore.

Sorrisi, racchiudendo il suo viso tra le mani per far incontrare le nostre labbra.

«C'è dell'altro dentro» mi disse, indicandomi la bustina.

Infilai la mano al suo interno, estraendone due biglietti. «Oh, cazzo!» esclamai, notando fossero dei biglietti per una partita dei Lakers, la mia squadra di pallacanestro preferita.

Guardai Abby incredulo, la bocca spalancata per la sorpresa.

«Ti piace?» chiese con un sorriso a trentadue denti.

«Se mi piace? Oh, mio Dio, non riesco a crederci» la strinsi forte a me. «Grazie, non c'era bisogno di tutto questo, davvero»

«Sì, invece. Te lo meriti».

La baciai, mentre non riuscii a impedire a un sorriso di formarsi sulle mie labbra.

«Come hai visto, sono due. Se vuoi puoi andarci con Josh, so che...»

«Non se ne parla» scossi la testa. «Io ci vado con te».

Sorrise. «Forza, preparati che altrimenti facciamo tardi a scuola» e così dicendo scomparve al piano inferiore.

E in quel momento, da solo, seduto sul letto di camera mia, mi accorsi di quante cose erano cambiate in tutti quegli anni.

Sette anni prima volevo mettere fine alla mia vita, mentre in quel momento solo pensarci mi creava un nodo rigido attorno la mia gola.

Mi resi conto di quanto fossi fortunato ad avere certe persone nella mia vita, quattro in particolare.

Forse, come mi disse Abby poco prima, anche io meritavo di vivere. Forse non dovevo limitarmi a sopravvivere come avevo sempre fatto.

Ma allora perché mi sentivo ancora così... macchiato?

Finii di prepararmi, scendendo i salone dopo ben venti minuti.

«Auguri, coglione!» urlò mia sorella, lanciandomi un cuscino dritto in faccia.

«Cavolo, Katie, basta con tutta questa gentilezza!» risposi sarcasticamente.

Amati SempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora