30. I should put it all behind me, shouldn't I?

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Abby

Aprii gli occhi lentamente, cercando di abituarmi al buio della stanza.

Quando mi voltai verso Dave, al posto di un suo abbraccio, ci trovai solo il materasso vuoto.

Mi guardai intorno confusa, accorgendomi solo in quel momento del poco di luce che si scorgeva oltre la porta del bagno. Saltai giù dal letto controvoglia, il sonno ancora ben presente nel mio corpo.

«Dave?» bussai.

Da dietro la porta non arrivò alcun suono, se non il fruscio dell'acqua che scorreva.

«Dave?» provai ancora una volta, ricevendo solo il silenzio da parte sua.

Non ci volle molto prima che mi decisi ad entrare senza aspettare una sua risposta.

Il mio sguardo scattò sul rubinetto ancora aperto, infine su Dave, ricurvo su se stesso; si teneva al bordo con una stretta talmente forte da far sbiancare le sue nocche.

«Dave, che succede?».

Aveva gli occhi serrati, il corpo tremava leggermente. «Niente, torna a letto» sussurrò con voce debole, passandomi una mano tra i capelli scompigliati.

«Dave...» provai a sfiorargli il braccio, ma a quel tocco lui si scansò di scatto.

«Non... Senti, torna a letto» disse di nuovo, questa volta con più decisione.

Si sedette sul water e io non esitai a sedermi per terra, proprio di fronte a lui. «Dave, ti prego, dimmi cosa succede».

Si irrigidì non appena posai una mano sulla sua guancia, rilassandosi solo quando il mio pollice cominciò ad accarezzarla.

«Ho avuto un incubo» non mi guardava negli occhi, ma teneva lo sguardo fisso nel vuoto. «Li ho sempre. Ogni singola notte». Tremava visibilmente e per un attimo temetti potesse avere un secondo attacco di panico.

«Era solo un sogno, Dave» sussurrai, continuando a far scorrere il pollice sulla sua guancia; era l'unica cosa che sembrava calmarlo in momenti del genere, non avevo intenzione di smettere. «Sei sempre stato qui, con me. Qualunque cosa fosse te la sei solo sognata».

Finalmente fece incontrare i nostri occhi. All'interno dei suoi vi ci lessi tutta la sofferenza che si stava portando appresso; il suo sguardo era come un grido d'aiuto, che io, però, non sapevo come cogliere.
Non sapevo come aiutarlo. Tutta quella situazione era molto più grande di entrambi.

Ma se solo avessi potuto, mi sarei presa io il suo dolore. L'avrei fatto senza neanche pensarci due volte.

«Non riesco a lasciarlo andare come hai detto tu. Non penso riuscirò mai» sussurrò debolmente, stringendo le mie mani fra le sue. Si aggrappava a me con le ultime forze che possedeva.

Aggrappati a me, Dave, ci sono io a tenerti.

«Ci riuscirai. È difficile, ma non impossibile» feci una lieve pressione sulla guancia, riportando la sua attenzione su di me. «Te lo prometto».

Non disse nulla, si limitò a premere le sue labbra sulle mie. Subito dopo fu la sua fronte a trovare posto sulla mia, i nostri nasi si sfioravano di tanto in tanto e l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era a quanto avrei voluto riavere quelle labbra addosso. Solo le sue, che avevano il potere di annullare qualsiasi cosa ci circondasse.

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