Alessandro ovvero lo scrittore sbagliato

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Alessandro voleva fare lo scrittore in un'epoca in cui la scrittura stava scomparendo.
O almeno la sequenza ordinata di lettere che, seguendo un codice linguistico più o meno preciso, costruiva una storia plausibile, una costruzione di legami simbolici e rappresentava il pensiero di un autore reale: stava scomparendo.
Questa era l'epoca di un'altra forma di scrittura: sequenza di codici numerici che destruttura la storia, disarticola legami, dissipa l'autore, prosciuga il messaggio, scarnifica il significato, in un batter di clock.
Alessandro sapeva mettere in ordine le lettere, nella sua lingua: l'italiano. Poteva fare lo stesso con alcune centinaia di parole in inglese, non sempre correttamente.
Le sue frasi potevano essere errate, sgangherate, ma il peggio che potessero fare era distruggere una buona storia. Procrastinare il suo sogno di scrittore. Ma, le sue frasi sballate, non avevano mai fatto del male a nessuno, se non a se stesso.
Ma in quell'epoca, in cui le frasi erano divenute equazioni, combinazioni in sequenza di numeri piccolissimi, in quell'epoca, una frase di 0 e 1 combinati in maniera errata, poteva uccidere centinaia di persone.
Come accadde sul volo AF 447 dell'Air France il 31 Maggio 2009 in volo da Rio de Janeiro verso Parigi, che si schiantò nelle acque dell'Atlantico uccidendo 228 persone. Un errore nel funzionamento di un algoritmo, unito alla fiducia eccessiva che il pilota riponeva su quell'algoritmo, fece schiantare un vero aereo.

Alessandro voleva fare lo scrittore in un'epoca in cui scrivere era molto facile.
Tanti erano i congegni messi a disposizione dalle moderne tecnologie. Si poteva scrivere praticamente senza saper scrivere. Era l'epoca in cui un registratore vocale appuntava, un'intelligenza artificiale componeva, un correttore automatico correggeva, una rete di connessioni pubblicava, un contatore di interazioni poteva tener conto dell'apprezzamento del pubblico e un qualche giocattolo virtuale poteva sollazzare l'autore che poco o nulla aveva processato.
Alessandro voleva fare lo scrittore in un'epoca in cui pochi avevano idee, i più si limitavano a fare da diapason ad un algoritmo.
Davano il LA ad abbozzi di storie, sterco di pecora, che un algoritmo ingeriva trasformandolo in stringhe d'informazioni.
Alessandro voleva fare lo scrittore nell'epoca in cui in pochi disponevano del proprio tempo libero; consumatori orientati e disorientati, da riorientare a seconda del target di una multinazionale, di un nuovo, vecchio partito politico; pacchetti di dati da incasellare, pattern da indicizzare.
Alessandro voleva fare lo scrittore pur essendo un analfabeta di quell'epoca lì.
Basta scorrere la cronologia del suo profilo social per vedere la data della sua nascita digitale. Alessandro era quasi quarantenne nel mondo dei sogni di scrittore, era ancora un infante nel mondo degli algoritmi.
Ciò che gli sembrava buffo era che, nel mondo dei sogni, in cui voleva fare lo scrittore, lui si sentiva un poppante: troppo giovane per gli editori, poco conosciuto, scrittore in erba, esordiente, una scommessa. Doveva crescere, studiare e farsi le ossa. 
Viceversa, nel mondo degli algoritmi, dei social, e delle tecnologie intelligenti lui era terribilmente vecchio. Troppo riflessivo per la velocità delle macchine, poco orientabile dai flussi di codici, target troppo polarizzato per rappresentare una vera risorsa del sistema. Doveva decrescere, dimenticare, smussare gli spigoli delle ossa, divenire flessibile, fluido, meglio ancora.
Faceva l'insegnante e ciò non lo aiutava affatto.
Vedeva i suoi giovanissimi allievi come entità aliene. Come tanti piccoli piloti del volo AF 447, che si schiantò in mare nel 2009.
Che faccia avrà fatto il pilota Pierre- Cédric Boninsi quando il computer di bordo aveva segnalato l'anomalia e aveva fatto l'unica cosa per cui era stato programmato? di fronte ad una incongruenza, la macchina poteva solo restituire il controllo dell'apparecchio all'umano...
Pensatelo per un attimo Pierre, che se ne sta lì a chiacchierare con il copilota; Pierre è in buone mani, la macchina vola per lui da più di 2936 ore e non ha sentore di ciò che sta per accadere.
Immaginate i brevissimi istanti in cui Pierre cerca di riprendere il controllo della macchina: deve elaborare velocemente una soluzione per salvare la vita ad oltre 200 persone. Tutto ciò che Pierre fa è sbagliato, perché troppo istintivo, non ragiona come una macchina Pierre. L'aereo si inabissa. La voce concitata di Pierre è impressa dentro una scatola nera. In attesa di essere recuperata e di svelare al mondo che Pierre ha commesso un fatale errore: si è fidato di una macchina che forniva dati errati.
Ecco come vedeva la faccia dei suoi alunni, Alessandro: tanti piloti tranquilli, che viaggiano con il pilota automatico e ad un tratto, un'anomalia richiama la loro attenzione.
Quell'anomalia aveva il volto del loro giovane vecchio prof che sognava di fare lo scrittore.
Piloti talmente abituati a volare in automatico che stavano dimenticando come volare, come intervenire in caso di emergenza.
Alessandro vedeva la scuola come un aereo troppo complicato, con troppi codici sovrapposti, che aveva smarrito il senso del suo viaggio e, di fronte all'incertezza, alla caotica vita contemporanea, aveva semplicemente passato il comando a dei piccoli piloti che avevano perso la capacità di volare senza un qualche congegno di sostegno.
Li vedeva precipitare, abbandonati dal loro apparecchio.
La scuola pretendeva che gli alunni deponessero gli strumenti tecnologici, i cordoni ombelicali, con cui erano cresciuti, in apposite cassette,  vecchie scatole di scarpe riciclate e affrontassero le lezioni con congegni di cui avevano pochissima dimestichezza: libri grandi come vecchi portatili, pagine piene di codici astrusi.
La scuola era tutto un precipitare e Alessandro, che voleva fare lo scrittore e aveva pure tanta paura di volare, si iscrisse su un social network, e poi ad un altro, e un altro ancora. Finché smise di sognare di diventare un scrittore e prese a cadere.
Divenne anche lui un link da seguire o non seguire, era diventato, come tutti un umano embeddato.
Durante la caduta, trovò la forza di morire.
Questa è la storia della sua morte.
Una storia scritta ogni ultimo giorno di ogni anno della sua vita.

Alessandro, embedded. Ovvero Auto- bio- eutanasiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora