Capitolo 25- Jealousy is an ugly thing

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Buongiorno!
Questo capitolo è stato difficilissimo, ma finalmente sono riuscita a pubblicarlo. Dunque...è un capitolo lunghissimo, più di 14000 parole, perciò mettetevi comodi e leggetelo solo quando non avete altri pensieri o nient'altro da fare.
E' un capitolo davvero importante.
In questo capitolo vi ho accontentati un po' perciò... stellinate e commentate, mi raccomando :D
Buona lettura!

Tate

Michael si era comportato da perfetto idiota. Ecco da cosa. Non mi aspettavo un comportamento simile da parte sua, ma perché stava facendo in quel modo? Perché non mi guardava neanche negli occhi? Non riuscivo proprio a capirlo.

Dopo la mattinata di lavoro, dove Jack mi aveva spiegato un po' di cose riguardo la chiusura cassa, avevo deciso di prendermi il pomeriggio tutto per me. L'indomani avrei avuto il turno pomeridiano, perciò potevo fare qualsiasi cosa. Jack, invece, doveva rimanere insieme a Kevin perché non poteva lasciarlo da solo, dato che Isadora stava male.

«Dove te ne vai, ora?» mi chiese Kevin che aveva iniziato il suo turno.

«Penso che andrò a pranzare da Tom. Sono le due e ho troppa fame, credimi.»

«Jack hai fatto stancare Tatyana?» domandò ironicamente e Jack alzò gli occhi sorridenti su di me.

«Le ho spiegato qualcosa in più e sono sicura che abbia appreso tutto quello che ho detto», ammise soddisfatto dalla sua postazione.

In quel preciso momento gli arrivò una chiamata e guardò in cagnesco il cellulare.

Notai chiaramente la sua espressione, era turbato. Si passò furtivamente una mano tra i capelli e poi rifiutò la chiamata. Qualche secondo più tardi, il cellulare riprese a squillare. Qualcuno lo stava chiamando insistentemente.

«Scusatemi un attimo», si rintanò nel magazzino e sbatté la porta in modo tale che nessuno di noi potesse ascoltare quella misteriosa conversazione.

«Certo che è un tipo molto strano, Jack Lorris», rivelò Kevin mentre iniziava a spolverare.

Non aveva tutti i torti. Anche secondo me era insolito il comportamento di Jack. Riceveva sempre telefonate e poi nei momenti meno opportuni scompariva senza avvisare.

C'era qualcosa in lui di molto sospetto e che non mi lasciava tranquilla.

Improvvisamente notai che Kevin si stava avvicinando sempre di più alla porta del magazzino, per spolverare gli scaffali rasenti.

«Kevin! Che stai facendo?» bisbigliai sperando che Jack non uscisse e lo beccasse in flagrante.

«Sto pulendo...cosa pensi stia facendo?» cantilenò mentre accostava l'orecchio sulla porta con nonchalance.

«Kevin! Non farlo...» m'impuntai ma fu tutto inutile.

Kevin mi rivolse un sorrisetto impertinente, smise di spolverare e iniziò ad ascoltare la conversazione che stava avvenendo dall'altra parte della porta.

Mi morsi l'interno della guancia, anche perché dovevo andare via. Il mio turno era finito da quasi un quarto d'ora, ma la curiosità mi stava facendo indugiare più del dovuto.

Alzai gli occhi al cielo e lentamente raggiunsi il mio collega.

Kevin mi consigliò di avvicinarmi e poggiai un orecchio per ascoltare meglio.

«No! Non posso adesso. Sto lavorando...» il tono di Jack era alterato.

Sembrava infastidito e molto arrabbiato.

«Ti ho detto che vengo più tardi, ma poi di sera ho un impegno, perciò, non posso restare con te», con te? Con chi stava parlando al telefono?

Unattached - Senza LegamiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora