𝓒𝓪𝓹𝓲𝓽𝓸𝓵𝓸 67

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"𝐂𝐡𝐢𝐮𝐧𝐪𝐮𝐞 𝐩𝐮ò 𝐬𝐛𝐚𝐠𝐥𝐢𝐚𝐫𝐞; 𝐦𝐚 𝐧𝐞𝐬𝐬𝐮𝐧𝐨, 

 𝐬𝐞 𝐧𝐨𝐧 è 𝐮𝐧𝐨 𝐬𝐜𝐢𝐨𝐜𝐜𝐨, 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐞𝐯𝐞𝐫𝐚 𝐧𝐞𝐥𝐥'𝐞𝐫𝐫𝐨𝐫𝐞." 

(𝐂𝐢𝐜𝐞𝐫𝐨𝐧𝐞)

『♥』

Nel corso della settimana, passai praticamente tutto il tempo in sala prove, più volte quando restavo da sola a riprovare e riprovare per l'ennesima volta la coreografia, mi spingevo a tal punto da avere quasi un mancamento - considerando anche che in corpo avevo sempre la solita barretta, qualche frutto in più rispetto alla solita banana e del caffè - per non parlare della spalla che non voleva assolutamente guarire, stringevo i denti davanti alla maestra ma quando mi trovavo da sola piangevo per paura di peggiorare ulteriormente la situazione. Ma io non dovevo fermarmi, io volevo quella maglia. I miei compagni arrivarono al punto di venire loro stessi in sala prove a prelevarmi e costringermi a ritornare in casetta con loro perché mi stavo spingendo troppo e avevano ragione. 

In quei giorni ci fu il compleanno di Ayle, e le classifiche dei prof sui cantanti in cui Joseph - a parte per Rudy che era in prima posizione - per Lorella e Anna, era da secondo posto, e lui, ne era piuttosto soddisfatto. Non ero in casetta quando fecero vedere queste classifiche, ma quando tornai mi disse che aveva avuto un confronto con alcuni suoi compagni, in special modo con Ayle che continuava a lamentarsi del suo percorso e che se ne sarebbe voluto andare dalla scuola. 

La notte prima delle prove generali mi imposi di passare un po' di tempo con i compagni e con Jo, seduta attorno alla penisola. Il mio ragazzo si avvicinò a noi in un misto di imbarazzo e tenerezza, teneva il tablet in mano e si fermò accanto a me ricercando qualcosa. Oltre a noi, anche Simone, Malia, Kumo, Lil e Nicholas stavano a guardare sin quando, tutto contento, Jo non ci fece sentire delle sue vecchie registrazioni dove cantava da bambino, in certi momenti prendendosi pure in giro.

Difficilmente si apriva con le persone mostrando questi suoi lati così intimi e quando succedeva, lo trovavo tremendamente dolce e tenero, a tratti imbranato ma in senso buono. Tutti ascoltavamo quel mini Holden cantare con quella vocina ancora acerba e ci lasciammo andare a frasi di apprezzamento mentre a lui brillavano gli occhi e le orecchie diventavano rosse dall'imbarazzo.

Il mattino dopo, il giorno delle prove generali, mi svegliai che ero uno straccio. La spalla faceva male, mi sentivo fisicamente debole e la notte non ero riuscita a dormire, per qui, arrivai in studio che avevo una pessima cera. Martina mi aveva costretto a fare una colazione più sostanziosa della solita barretta e che se mi avesse vista mangiarla di nuovo, nei giorni a seguire, me l'avrebbe fatta entrare dal naso o dove non batte il sole, così, mi imposi nel mangiare qualcosa di più sostanzioso nella speranza di recuperare le forze che, ahimè, non arrivarono.

Restai seduta nel mio banco guardando i miei compagni in silenzio mentre si esibivano e provavano più volte le canzoni e le coreografie scelte, compiti compresi. Sentivo lo sguardo vigile di Joseph alla mia sinistra puntato su di me, chiaramente preoccupato. Mi diceva di dire alla maestra che stavo male o chiedere se potessi assentarmi per quella puntata così da rimanermene in casetta e che non ero nelle condizioni di portare avanti una registrazione. Io però, volevo dimostrare alla maestra che mi meritavo quella maglia e che doveva essere mia, a ogni costo. Cercai di rassicurarlo, seppur con scarsi risultati.

«Se stai male, fermati», annuii non troppo attenta al resto della frase, quando, per richiamare di nuovo la mia attenzione, mi girò il viso verso di lui con una mano, «sono serio, ti reggi a malapena in piedi e ti tremano le gambe».

𝔇𝔞𝔪𝔪𝔦 𝔲𝔫𝔞 𝔰𝔢𝔠𝔬𝔫𝔡𝔞 𝔭𝔬𝔰𝔰𝔦𝔟𝔦𝔩𝔦𝔱à ♥ 𝓗𝓸𝓵𝓭𝓮𝓷Where stories live. Discover now