CAPITOLO 2

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Il primo giorno di scuola è sempre il più importante. Forse è per questo che l'alba è particolarmente bella questa mattina.

I miei genitori mi descrivono come una ragazza solare, che si emoziona facilmente, e con tanta voglia di fare, non mi perdo quasi mai d'animo e mi piace aiutare gli altri.

Forse più che aiutare mi piace intromettermi in cose che non mi riguardano e finire sempre nei guai, ma quando una  è testarda che cosa cii  vuoi fare?

Per il mio primo giorno ho optato per qualcosa di casual: dei pantaloncini neri e un top giallo che mettono in mostra le forme che ho. Sono fiera del mio seno e del mio sedere; non posso dire lo stesso di quel poco di pancetta che ho, ma amo troppo le cose dolci per rinunciarci.

Mi carico d'animo, stringo le cinghie del mio pesante zaino pieno di libri e oggetti vari, chiudo la valigia dopo aver messo le ultime cose e mi dirigo verso le scale per scendere in cucina e fare quella che sarà l'ultima colazione preparata da mio padre per un lungo tempo.

<<Buongiorno famiglia>> saluto i miei genitori, già intenti a preparare la colazione.

<<Buongiorno tesoro, dormito bene?>> mi domanda mio padre mentre mette dei pancake ai frutti di bosco nel mio piatto.

<<Bene, ma poco. Sono un po' ansiosa, mi scoraggia il fatto che potrebbero formare dei gruppi isolandomi perché non so ancora qual è l'elemento che domino>> dico mentre mi siedo sullo sgabello dell'isola della cucina, mentre mia madre mi si avvicina con un bicchiere di spremuta d'arancia appena preparata.

<<Tesoro>> dice guardandomi intensamente negli occhi mentre con il suo tocco delicato sposta una ciocca dei miei capelli, che vanno dal castano chiaro al color miele, dietro l'orecchio. <<Tu sei figlia di due grandi maghi, il tuo sarà un potere potentissimo e sono certa che, quando si risveglierà, lo userai solo per fare del bene. Però promettimi che starai attenta. Nel momento in cui entrerai nella UCM noi non potremo più proteggerti, quindi fai attenzione>> è seria su ogni singola parola, forse ripensando a tutte quelle volte che sono tornata a casa piena di ferite perché mi mettevo sempre nei guai quando andavo al parco a giocare con la mia amica d'infanzia.

<<Quando mai non sono stata attenta>> rispondo guardando altrove, sapendo che ne ho sempre combinate di tutti i colori.

<<Ragazze, è il momento di andare>>   papà si avvicina a noi per rinchiuderci tutte e tre in un abbraccio grande, dolce e caldo.

Arrivati davanti all'università, i cancelli sono già aperti, due grandi inferriate di color argento. La loro forma mi ricorda molto due grandi ali di farfalla. Se si guardava attentamente, si potevano notare i giochi di luce del sole che si rifletteva contro di loro. Oggi possono entrare anche i genitori per accompagnare e lasciare i propri figli.

Superato il cancello, c'è un enorme cortile con al centro una fontana e tre edifici: il più grande di fronte a me e gli altri due abbastanza speculari ai miei lati. Le mura della struttura sono composte da grandi pietre bianche e grigie.

Guardandomi attorno, era facile individuare i diversi dominatori. Ognuno indossava una fascia del colore della propria fazione: la fazione del fuoco indossa una fascia rossa, col simbolo di una fiamma a tre punte, le due laterali più corte rispetto a quella centrale; la fazione dell'acqua indossa una fascia azzurra con il simbolo di una goccia; la fazione della terra ha il disegno di una foglia d'acero a cinque punte di colore verde; e infine la fazione dell'aria indossa una fascia arancione con il simbolo di un tornado.

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