La pedina degli scacchi

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Quel cognome mi sembrò famigliare, ma non ci feci caso.
Prima di entrare mio padre mi sussurrò
- Non fare cazzate-
Perché avrei mai dovuto fare qualcosa di sbagliato all'interno di un ufficio comunale?
Una volta dentro salutammo l'uomo in giacca e cravatta difronte a noi.
Mi presentai come facevo con chiunque non conoscessi, allungai la mano per poter stringere quella della persona difronte a me, ma venni fermato da una mano che mi si poggiò sulla spalla.
- Filippo, che piacere conoscerti, Matilde mi ha parlato un sacco di te, ma mi raccomando trattamela bene- disse quell'uomo accennando una sorta di sorriso.
Matilde? Ma cosa centrava ora?
Poi tutto mi apparve chiaro, il cognome sulla targhetta che avevo letto prima, mio padre ...
Quello era il padre di Matilde, e io, ancora una volta, ero solo stato usato come una pedina da mio padre, in uno dei suoi perversi giochi.
Iniziarono a parlare di documenti, di pratiche, ma in me stava solo salendo la rabbia e anche tanta.
Ero furioso, ero furioso con mio padre, ero stufo di essere usato da lui.
Decisi di uscire dalla stanza, non potevo più reggere quella situazione
- Scusate, dovrei uscire un'attimo-
Vidi che mio padre mi guardò con la coda dell'occhio, ma non mi importò, continuai per la mia strada.

Passò più di un'ora da quando mio padre era entrato in quell'ufficio.
Una volta fuori, mi venne incontro, rapido.
Non disse nulla, perché sapeva che quell'uomo ci avrebbe potuti sentire, infatti una volta arrivati alla macchina iniziò con la sua predica.
- Cosa ti avevo detto prima di entrare?- Mi diede una sberla che arrivò diretta sulla mia guancia sinistra.
- No, a te cosa è venuto in mente di fare? Sono stufo di essere trattato come un burattino, mi dispiace ma questa volta non sto al tuo gioco!-
Gli dissi urlando.
Cercai di scendere da quella dannata macchina, ma mi fermai quando sentii dire:
- Se mi ascolti, parliamo dell'università che vuoi fare-
Mi stava ricattando, eravamo arrivati a quei livelli adesso?
- Mi stai ricattando?-
- Ascoltami per favore-
Lo feci parlare
- La figlia del consigliere comunale è la ragazza con cui esci, giusto?-
- Te come hai fatto a scoprirlo? Comunque ci ho chiuso-
- Non ti preoccupare come l'ho scoperto, è lei?-
Feci segno con la testa
- Oh bene, da come potrai aver capito, le cose al lavoro non vanno, gli investitori del progetto hanno speso milioni di euro per la realizzazione del palazzo e sulle carte c'è il mio nome, non so per quale motivo alcune cose non coincidono e il catasto ha reclamato, se non si sistema la situazione il palazzo deve essere abbattuto e io dovrei molti soldi agli investitori-
Sapevo già dove voleva arrivare
- Cosa vuoi che faccia io?-
- Ho bisogno del tuo aiuto, il padre di questa ragazzina ha la chiave per tutto, ti devi solo un po' aggraziare la figlia e poi fare la stessa cosa con il padre, so che ti chiedo tanto, ma è la mia ultima soluzione-
- Ma sei impazzito, NO, assolutamente NO! Risolviti i tuoi problemi da solo-
E poi se ne uscii con...
- Se mi fai questo favore, ti farò scegliere l'università che vuoi-
Mi girai di scatto verso di lui
- Fai sul serio?- Fece cenno con il mento.
Forse avrei dovuto ascoltarlo, ma cavolo cosa avrei fatto con Ginevra, finalmente potevo averla, ma ancora una volta ero stato messo alle strette, o lei o la mia carriera.
Sapevo che era sbagliato, sapevo che me ne sarei pentito, forse avrei trovato una soluzione, ma scelsi la mia carriera.
- Se io ti do una mano, promettimi che non cambierai idea, promettilo!-
- Si figliolo, non ti preoccupare, e grazie!-
Gli occhi di mio padre erano persi, non lo avevo mai visto così, di solito lui era abituato ad ottenere tutto e subito, ma questa volta qualcuno lo aveva sorpassato e di quel qualcuno avrei dovuto occuparmene io.
- Riuscirai?-
- Si, non ti preoccupare, in qualche modo cercherò di riallacciare quello che c'era tra di noi, ma una volta finita questa storia, la lascerò che sia chiaro-
- Si, va bene-
- Mamma sa di questa storia?-
- No e non vorrei che gliene parlassi-
Ovvio faceva sempre le cose di nascosto, non volevo rivedere ancora Matilde, ma in qualche modo mi ero ritrovato incastrato dentro questa storia.
Presi il mio telefono e le mandai un messaggio

Stringimi forte oraWhere stories live. Discover now