Ci conosciamo da troppo poco, per Dio!

"Ma dai, non sono mica tua madre!"

"Sei mia sorella! E vale tanto quanto"

"Beh, spero che sia la volta buona. Mi manca vederti felice"

"Sto bene anche da solo"

Non ne sono più tanto sicuro, ormai.

"Stai bene da solo ma staresti meglio con qualcuna! Ammettilo!"

"Ok, sì. Però... non voglio rischiare. Lo sai"

"E tu ci sei andato a letto?"

"Questo è un colpo basso..."

"Ci sei andato!" un pugno molto più forte di quello di prima mi colpisce la spalla, non posso fare a meno di incassarlo in silenzio.

"Brutto stronzo! Fai tanto la morale a me e poi..."

"Guarda che lei non mi ha dato del puttaniere e non ha poggiato il culo sporco di T-Enne sulle mie lenzuola!"

"Non voglio dettagli sul dove abbia appoggiato il culo..."

L'immagine del suo culo tra le mie ginocchia mi manda una fitta di eccitazione in un posto ben preciso, devo radunare tutte le mie forze per non farci caso.

"Sicura? Rimarresti sorpresa!"

"Preferisco restare ignorante, fidati... magari un giorno organizziamo un'uscita a quattro..."

"Oh ma guarda, si è fatto tardi!"

Sollevo il braccio e controllo l'orologio che proprio oggi ho deciso di non indossare.

Mi becco in risposta il suo dito medio.

####

La mia relazione con Lela sembra procedere bene, contro ogni aspettativa.

Sono diversi giorni che passiamo la pausa pranzo insieme, sul retro del mio negozio.

"È davvero una fortuna che abbiamo più o meno gli stessi orari" mi dice prima di addentare la sua piadina al prosciutto. Si pulisce timidamente le labbra dalle briciole con il dorso della mano, sembra quasi che se ne vergogni, le guance le si colorano leggermente.

Quanto è dannatamente sexy.

Mi guarda negli occhi e io sono perso, andato, addio.

Le sorrido, ormai mi è diventato automatico.

Preferisco mille volte stare qui, seduto su uno sgabello scomodo mentre le sue gambe si incrociano sulla poltrona in cui di solito si siede Matteo -che non saprà mai che il suo trono è stato usurpato dalla mia Regina- piuttosto che mangiare a casa, sul mio divano, davanti alla tv.

Preferisco guardare la mia "serie" preferita e restare sintonizzato nei suoi occhi neri.

Anche se la pausa non è ancora finita, so che deve andare.

Il salone dove lavora dista almeno quindici minuti da qui e io fatico già ad accettare che debba farsi tutti i giorni la strada per venire da me, figuriamoci come dovrei sentirmi se a causa mia dovesse ritardare un appuntamento con una cliente.

"È meglio se vai, o farai tardi"

"Come sei magnanimo, Enzo" dice alzandosi in piedi e spolverandosi i jeans "lo sai che non mi pesa venire fino a qui"

Si piega per raccogliere la borsa e la sua scollatura mi arriva direttamente alle sinapsi.

Ansimo leggermente, non posso farne a meno.

"Che succede?" rimane in quella posizione.

Lo fa per provocarmi.

Due passi mi dividono da lei.

Riempio il vuoto che ci separa, lentamente.

In questo momento, la sua bocca è in linea diretta con il mio cazzo, per niente nascosto dai pantaloni della tuta.

Lei non si smuove, continua a guardarmi negli occhi.

"Non ti conviene provocarmi" le afferro la coda dolcemente, attirandola sulla mia erezione "so essere magnanimo quanto meschino, e delle tue clienti potrebbe all'improvviso fregarmene meno di zero"

"Oh, non potresti mai, sei troppo buono" il suo indice si infila tra l'elastico della tuta e dei boxer, ormai stretti.

Gemo ancora e, cogliendo il mio segnale, abbassa ciò che divide il mio cazzo da lei.

Mi prende tra le labbra con maestria, le mani stringono i miei femorali tesi.

Inizia il suo gioco, mi abbandono ai suoi movimenti, la saliva calda mi provoca brividi in tutto il corpo.

Mi concentro sui suoi movimenti, la ascolto ansimare...

"Ma che cazz..."

La voce grave del mio capo mi riporta alla realtà e quasi non cado per la foga di rivestirmi.

"Enzo, erano le tue chiappe, quelle?" mi giro con espressione colpevole e il mio sguardo incontra il suo. Mi sento come un cagnolino colto con la testa dentro al sacco delle crocchette e credo che la mia espressione facciale sia più o meno quella.

Penso che potrei aver appena perso il lavoro.

"Ehm... pensavo che fossi a Tremonti... per via del nuovo negozio... non credevo che..."

"E invece no! Ah-a, che strana la vita eh? Sono tornato un giorno prima per puro caso, sai, senza pensarci" lo vedo sorridere divertito, mentre io vorrei impiccarmi con i lacci delle scarpe "comunque è il caso che vada ad aprire il negozio, è quasi ora. Tu intanto... ricomponiti"

"O...ok, grazie" penso quasi di essermela scampata, sto per girarmi verso Lela, sicuro di essere paonazzo, quando lo vedo puntare l'indice alle mie spalle.

"Tuo cugino?" solleva un sopracciglio e cerca di nascondere un sorriso.

Vorrei davvero ricambiare, ma sento che se provassi a stendere le labbra per sorridere il mio volto assumerebbe l'espressione di uno a cui hanno appena pestato il mignolo del piede.

"Lei... lei è Lela"

"Piacere, Lela, io sono Matteo. Capirai se non ti stringo la mano"

Diventa talmente rossa che penso potrebbe esplodere da un momento all'altro e mormora un timido "piacere", prima di filarsela dall'uscita sul retro.

Sospiro mentre osservo Teo che si dirige verso la porta principale scuotendo la testa.

Sono nella merda.

####

Seguo la scia dei capelli di Lela con lo sguardo e, quando esce dal negozio senza voltarsi indietro, mi sento vuoto dentro.

Sono un idiota.

Come ho potuto essere così superficiale? Ho giocato col fuoco. Per quanto Teo possa essermi amico, temo che possa davvero essersi incazzato questa volta.

Mi preparo un discorso in fretta e furia, cercando di racimolare qualsiasi giustificazione mi venga in mente, e procedo a testa bassa verso la mia fine.

Il mio capo è affacciato alla porta di vetro del negozio, mi da la schiena e quando mi sente arrivare, non si volta.

Con le mani in tasca e le spalle alte, aspetta che sia io a parlare.

"Teo... io..." mi schiarisco la gola, secca come il deserto del Sahara "mi dispiace. So che non ho giustificazioni ma... insomma, ero in pausa pranzo, il negozio era chiuso, nessuno avrebbe potuto... non mi immaginavo che saresti tornato, e poi..." vedo le sue spalle alzarsi ed abbassarsi velocemente e... non capisco... sta ridendo?

"Porca puttana Enzo! Ora capisco Elisa!" si gira e lo vedo con le lacrime agli occhi.

Sono davvero confuso, cosa c'è di così divertente?

"Hai un cazzo enorme, amico! Questa non me l'aspettavo proprio!"

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⏰ Last updated: Mar 21 ⏰

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