3 - Sabbia e sangue

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Lascio questo sputo di paese sentendomi più pulita e soprattutto più ricca: trenta aquilotti d'oro mi fanno dolce compagnia, ma i miei pensieri sono cupi.

Esco dal villaggio, con molti sguardi incollati alla schiena. In particolare, non mi sono sfuggiti quelli di alcuni individui. Definirli loschi sarebbe un'offesa alla categoria.

La pista è solo una tenue traccia scalfita su un terreno semi desertico. Come sono arrivata me ne sto andando, al calar del sole. Le mie chiappe devono tornare ad abituarsi alla nuda terra.

Il cavallo si è rimesso in sesto, ma immagino si stia chiedendo perché l'ho sottratto alle amorevoli cure dello stalliere. "Ti ha accudito come fossi la sua mujer, ammettilo."

Prendo il nitrito come un commento affermativo.

Conosce la strada, non so come faccia, ma è evidente che la conosce. Me ne accorgo quando questa fottuta traccia ripiega da una parte e lui la segue.

A breve il sole scomparirà dietro le colline, non ho percorso molte miglia, ma era quello che volevo.

"Whoa", direbbe un qualsiasi bifolco texano; io preferisco qualcosa di meno autoritario e di più intimo, " Fermiamoci qua, piccolo."

Il cavallo non capisce le tue parole, ma sente il tuo tono e il mio era del tipo: "Ho trovato il posto ideale e ci accamperemo qua."

***

La notte sembra aver inghiottito ogni cosa, ma una grande luna piena sta sorgendo a est. Non ci ho messo molto a mettere assieme quattro rami secchi e ad accendere un fuoco. Il sacco a pelo è in terra, vicino alle fiamme scoppiettanti. Il cavallo è poco più lontano, imbrigliato a uno striminzito mesquite.

Il sacco a pelo è ben pasciuto, sembra proprio che ci sia dentro qualcuno e quel qualcuno dovrei essere io.

La sporca verità è che sono distesa in terra a una quindicina di iarde di distanza, nascosta da un grosso cactus, un saguaro, direi. Sporca, dicevo, perché avrei evitato volentieri di sdraiarmi nella polvere, dopo essermi tirata a lucido in quella tinozza a Flagstaff.

Non dovrebbe mancare molto, a meno che i miei pensieri non rappresentino una mera smania persecutoria.

Punto il binocolo lungo la pista, aspettando di vedere qualcosa.

Non c'è nulla, se non un paesaggio in bianco e nero, illuminato dalla luna piena.

Il tempo scorre, mi alzo, mi sgranchisco le ossa e torno al bivacco. Il fuoco sta languendo, metto altra legna.

Torno nella mia postazione e continuo il turno di osservazione. Ancora nulla.

Il freddo della notte si fa pungente, la mia giacchetta è con altri stracci a riempire il sacco a pelo. Forse mi devo ricredere, è possibile che non arrivi nessuno, ora, ma arriveranno, lo so; magari non questa sera, ma arriveranno.

Sto maledicendo di non aver aspettato l'alba. Sarei potuta rimanere fra morbide coltri profumate e, chissà, avrei potuto dare una seconda chance al tenero pulcino. Ma ho voluto gettare subito l'esca, e continuo a pensare che sia stata la cosa migliore da fare.

Guardo di nuovo verso la pista che porta al paese.

O si tratta di un bruscolino nell'occhio o, finalmente, noto qualcosa.

Polvere che si alza, almeno credo. La luna illumina quasi a giorno, ma forse è un'aberrazione o la mia immaginazione, o il bruscolino, ma lo escluderei.

È come pensavo. Si tratta di polvere che si solleva, e non tira un alito di vento.

Aspetto paziente e ora vedo anche chi la sta provocando: tre uomini a cavallo.

𝔹𝕠𝕦𝕟╬𝕪 𝕂𝕚𝕝𝕝𝕖𝕣Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora