Capitolo 67

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Quasi cado dalle scale quando sento il campanello e spingo mia mamma e Sam che si stavano avvicinando alla porta.

Sento l'adrenalina scorrermi nelle vene mentre apro la porta: eccolo lì. Felpa, jeans arrotolati sulle caviglie, vans e ciuffo spettinato.

Non ci penso due volte e gli salto addosso, stringendo le gambe attorno al suo bacino mentre lo abbraccio.

Lui mi stringe a se tenendomi dalle cosce e una delle sue braccia scorre sulla mia schiena mentre appoggia la testa nell'incavo del mio collo, respirando il mio profumo.

Lo guardo e entrambi stiamo sorridendo come due idioti.

In poco tempo le nostre labbra si incontrano in un bacio passionale e frenetico, che compensa tutti quelli che non gli ho potuto dare.

Rimaniamo lì sulla porta di casa incollati uno all'altro fin quando non si stacca per riprendere fiato e mi appoggia finalmente per terra.

Intreccia la mano alla mia e ci giriamo sorridenti verso Sam e mia mamma che sono lì in mezzo al salotto a guardarci.

"Grace, Sam" saluta lui.

Ricambiano entrambe e so che mia mamma è più felice del fatto che io lo abbia accolto così che del fatto che lui sia tornato.

Mi sistemo i capelli imbarazzata, consapevole del fatto che abbiamo entrambi il fiatone e le labbra arrossate ma non mi importa.

"Io uh... Volevo invitarti fuori a cena" mi guarda per poi guardare mia mamma.
"Andate pure, buona serata" ci sorride, così usciamo.

Saltello accanto a lui baciandolo ancora e ancora finche non arriviamo davanti alla macchina e dobbiamo separarci per salire.

"Dove andiamo?"
"Dove vuoi" mi sorride.

Dio, mi è mancato così tanto. Mi viene voglia di baciarlo ogni secondo della mia vita.

"Ti va se andiamo al Wok?"
"Dove scusa?" chiede senza togliere gli occhi dalla strada
"È un ristorante giapponese, non ci vado spesso perché né a Sam né a Nash piace" alzo gli occhi al cielo ricordandomi tutti i loro commenti sul sushi.
"Non credo che possa piacermi"
"Ti prego!" mi lamento appoggiandomi al suo braccio.
"Okay, andiamo" sbuffa e batto le mani come una bambina.

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Ci sediamo e il cameriere inizia a servirci le portate.

"Spaghetti di soia al vapole" dice.
"Glazie mille" imita il suo accento Louis facendo una smorfia strana e non posso fare a meno di ridere.
"Come si spezzano queste cose?" chiede mentre cerca di spezzare le due bacchette di legno, sforzandosi tanto che è tutto rosso.

Cerco di non scoppiare a ridere visto che siamo in un ristorante affollato e gliele sfilo di mano, spezzandogliele rapidamente.

"Che stregoneria è mai questa" ridacchia mentre se le rigira in mano.
"E...uh... Com'è che dovrei tenerle?" si gratta il retro del collo.

Mi allungo sul tavolo prendendogli le mani tra le mie e aiutandolo a impugnarle.
"Grazie" ride impacciato mentre porta alla bocca quelli che sono circa due spaghetti perché non è capace di arrotolarli.

"Cazzo. Esistono le forchette, questo lo sanno in Giappone?!" scatta infastidito e io rido.

Quando finalmente finisce, usando solo una bacchetta e aiutandosi con le mani, il cameriere ci serve il Sushi.

Lo vedo mentre cerca di tagliarlo a metà, ma lo fermo.
"Non va spezzato"
"Cosa? Ma ti ingozzi! Come cazzo fai a non soffocare con mezzo salmone su per la gola?!"

Sussurra preoccupato e infastidito, mentre a me fa male la pancia per quanto sto ridendo.
"Devi metterlo in bocca tutto insieme, poi puoi masticarlo" spiego, schiarendomi la voce.

"Odio questa roba" si passa una mano tra i capelli e prende le due bacchette tra le dita, prendendo il sushi.

Gira le bacchette al contrario e il pezzo di salmone vola per terra a qualche tavolo di distanza
"Merda" impreca sbiancando quando il cameriere per poco non ci cade sopra.

Non ce la faccio più e scoppio a ridere, guadagnandomi ochiatacce da parte di mezzo locale.

Ride anche lui, per poi prendere il sushi restante con le mani e riempirsi le guance come un criceto.

"Oh mio Dio smettila" dico con le lacrime agli occhi.

"Giuro che non lo faccio apposta, sono coglione di natura" ride ingoiando il salmone e ride con me.

"Mi sei mancato" ammetto
"Anche tu" mi prende una mano, abbandonando definitivamente il cibo.

"Andiamo a prenderci una pizza? Ti prego" sussurra lamentandosi.

Sbuffo annuendo e quasi corre alla cassa per pagare e uscire dal negozio.

Mentre torniamo a casa si ferma a una pizzeria per prendere due cartoni di pizza, che mangiamo in macchina.

"Tu... Quanto starai a Londra?"
Vedo il suo viso farsi più serio, mentre appoggia il pezzo di pizza che stava mangiando nel cartone e mi guarda pulendosi le mani nei jeans.

"Una settimana. Poi andrò a Doncaster dalla mia famiglia..." abbassa lo sguardo.

Annuisco, appoggiandomi al finestrino.

"Non sarà mai tutto come prima..." sussurro consapevole.

Si crea un silenzio scomodo, in cui andiamo avanti a mangiare la pizza ognuno immerso nei propri pensieri.

So che sta pensando intensamente, come se stesse prendendo una decisione.

La distanza mi fa così paura.
Distrugge ogni speranza, ti fa soffrire, ti allontana da ciò che ami...

Lo sento. Sento che si sta allontanando, che entrambi stiamo imparando a fare a meno l'uno dell'altro.

A riuscire ad andare avanti da soli.

Poi però ci sono quei momenti della giornata in cui ti accorgi che non ce la fai, che vuoi quella persona lì con te. Che per quanto tu ti ripeta che ce la puoi fare, non è così.
Perché le mancanze non si possono riempire con nulla, senti solo la tristezza e la nostalgia che ti assale.

E anche ora che lui è qui con me, non riesco a godermi i momenti con lui perché penso a quando sarà lontano. Lo so che le relazioni a distanza non funzionano, ma non voglio crederci.
Continuiamo a ripeterci che ce la possiamo fare, ma se non sarà così?
Se il dolore diventerà troppo, e le videochiamate una scomoda routine che ti impedisce di riposarti?
Io non voglio diventare una sua abitudine.
Voglio essere quella costante nella sua vita a cui dedica tutto il suo tempo, tutto il suo amore.
Voglio che lui sia mio, ma non può essere così.
E quindi cosa si può fare? Cercare di convincersi che l'amore annulla anche la distanza?
Purtroppo non è facile. E più ci penso, più ho paura di perderlo.
Perché per quanto il cuore cerchi di farmi stare bene, la coscienza mi mette in allerta.

Ma io non voglio che sia così, non voglio che lui esca dalla mia vita.

Ho bisogno di lui, ora e per sempre.

ANGOLO AUTRICI:

Spero di non aver reso il capitolo deprimente, scusate ma nell'ultimo pezzo pensavo a Zayn.
Manca come l'aria.
Scusate.xx

Deer|| Louis Tomlinson.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora