Recupero un preservativo dalla tasca e lo getto sulle lenzuola, senza smettere di guardarla negli occhi.

Mi sento sfacciato e pieno di me, mi piace giocare il ruolo dell'uomo sicuro che non sono.

Mi tolgo pantaloni e boxer e finalmente la guardo nella sua interezza.

Indossa un completino nero di pizzo abbinato, il che mi porta a pensare che avesse già in programma di andare a letto con qualcuno questa sera.

La cosa mi infastidisce? No.

Sono leggermente sorpreso dalla mia indifferenza nei confronti di questa ragazza, eppure non me ne faccio una colpa.

D'altronde avevamo entrambi lo stesso obiettivo quando siamo usciti di casa oggi.

La vista delle sue tette cancella dalla mia testa ogni pensiero.

Mi chino su di lei e, senza timore, la privo di quel poco di stoffa che ancora la ricopriva.

Le bacio il collo e poi scendo verso il seno, chiudo gli occhi e mi lascio trasportare dal suo profumo fruttato che, a quanto pare, dà una scossa prepotente al mio fidato amico laggiù.

Non vedo l'ora di infilarmi tra le sue gambe ma so che per le donne i preliminari sono molto importanti, non voglio fare la figura dell'amante egoista.

Continuo a baciarle e leccarle entrambi i seni mentre con una mano mi avvicino al suo pube liscio e morbido, lentamente.

Ricordo di aver letto da qualche parte che il clitoride non va trattato come se fosse il bottone di un ascensore, per cui lo sfioro lentamente e inizio a disegnare dei cerchi con le dita attorno al punto più sensibile.

Sento le sue mani afferrarmi i capelli e sollevo lo sguardo verso il suo viso.

In risposta il suo corpo si inarca e la sua testa si abbandona sul cuscino.

Percorro con la lingua la strada che mi porta alla parte più bagnata di lei, spinto dalle sue mani.

Con dei brevi movimenti di bacino mi invita ad addentrarmi là dove il suo piacere sta per esplodere e la assecondo, leccandole il clitoride e infilandole dentro due dita.

Muovo le dita avanti e indietro con ritmo crescente, finché mi blocca il braccio e soffoca un urlo.

La sento contrarsi attorno al mio indice e medio, e interpreto questo segno come un complimento.

Le lascio il tempo di riprendersi mentre cerco il preservativo con l'intento di scartarlo, ma lei mi blocca, mettendosi seduta.

Sono in ginocchio davanti a lei e non capisco le sue reali intenzioni finché non me lo prende in bocca con una rapidità che mi costringe ad appoggiarmi alle sue spalle.

Inizia a succhiarmelo magistralmente e il contatto con le sue labbra gonfie mi fa risalire dalla gola un gemito rauco.

Percorre tutta la mia lunghezza con la lingua e mi guarda fissa negli occhi. Il contatto visivo mi fa impazzire e mi spingo dentro la sua bocca senza pietà.

Dopo alcuni minuti inizio a credere che durerò ancora poco, quindi guadagno tempo staccandola da me e mettendomi il preservativo.

Temevo di non ricordarmi come si facesse, invece evito ogni imbarazzo impiegandoci solo pochi secondi.

La afferro per la vita e la giro di schiena, facendola stare a novanta sotto di me.

Entro in lei e mi muovo nel suo calore senza sosta, dandole colpi duri e decisi.

La vedo mordere il cuscino e soffocare i gemiti.

La cosa mi infastidisce e mi eccita allo stesso tempo.

Mi muovo ancora più velocemente, facendo leva con i quadricipiti. Sentirla gemere mi fa godere di più, per cui mi abbasso verso il suo viso e le sussurro un perentorio "urla".

Lei obbedisce e io, senza più freni, vengo violentemente.

Esco da lei quasi immediatamente, niente coccole o parole sdolcinate.

Annodo il preservativo pieno e lo lascio cadere ai piedi del letto.

Mi stendo di fianco a lei che, nel frattempo, si è girata a pancia in su.

Il movimento del suo seno tradisce il respiro corto e affannato, quasi pari al mio.

Stanco ma soddisfatto, sento ancora un leggero formicolio ai muscoli delle gambe.

Lentamente, si volta verso di me, sorridendomi.

Nei nostri sguardi non ci sono promesse di un futuro insieme o momenti sentimentali intensi. C'è solo il qui e ora, una passeggiata nel mondo dell'istante.

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Dopo esserci rivestiti, ci scambiamo uno sguardo che mette in chiaro la situazione, abbiamo condiviso un momento di divertimento e connessione, ma entrambi sappiamo che questo è solo un incontro fugace, senza prospettive di una relazione futura.

È incredibile come sia superfluo dire ad alta voce la nostra intenzione di ridurre la nostra conoscenza a una semplice scopata.

È così che gira il mondo, Enzo, smettila di voler a tutti i costi giustificarti con le persone.

Scendiamo insieme le scale mentre lei si tiene al mio braccio e incrociamo Matteo e Rebecca che, a quanto pare, hanno appena terminato un incontro simile al nostro.

Lui guarda la mia espressione soddisfatta e capisce al volo che questa è forse la prima volta che sono contento di aver accettato il suo invito a uscire.

Mi da una pacca sulla spalla noncurante di essere in compagnia e credo sia tentato di afferrarmi le palle per congratularsi.

Lo ammonisco con espressione truce e grazie al cielo decide di contenersi.

Ci dirigiamo insieme verso l'esterno e io mi sento incredibilmente leggero.

E svuotato, letteralmente.

Mi accendo una sigaretta, la mia prima sigaretta post-sesso dopo mesi, e mi abbandono su una delle sedie da giardino.

Matteo mi si siede accanto, lasciando che le due ragazze chiacchierino fra loro.

Naturalmente, si conoscono.

Ridacchiano come ragazzine, guardandoci di tanto in tanto.

"Sembra tu abbia fatto bella figura, stasera!" esordisce Matteo, pieno di orgoglio.

"Mi pare di non essere l'unico, capo!"

"Modestamente! Sono contento di poter dire che finalmente lasciamo entrambi una festa soddisfatti"

"Sì, concordo. Ti ringrazierò a lungo per avermi spinto a rientrare nel giro"

"Un dipendente sereno rende di più, è questo il vero motivo!"

Sono tentato di prenderlo a pugni, ma so che sta scherzando.

Quante persone farebbero la firma per avere un titolare che ti paga bene e ti spinge a scopare?

Guardo il telefono e mi rendo conto che sono quasi le tre.

"Direi che per oggi abbiamo dato, no?"

"Sì, inizio a perdere colpi anche io, non ho più vent'anni, è ora di andare a nanna"

Come se tu avessi mai lavorato un giorno della tua vita!

Non lo dico, lo penso soltanto. Gli sono troppo grato in questo momento per insultarlo.

Mentre infila la lingua in bocca a Rebecca, io guardo Elisa, senza sapere bene cosa fare.

Mi stringe la mano, come se avessimo appena terminato un colloquio di lavoro.

"Beh, grazie della serata, Lorenzo. Ti chiederei di ripetere, ma non credo che..." scuoto la testa e lei, quasi delusa, annuisce sorridendomi.

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