«Mi vuoi spiegare cosa intendevi prima quando hai detto che non lo avresti più fatto?» Chiedo molto gentilmente.

«Ana, io mi ero ripromesso di non fare l'amore con te in modo brutale... in poche parole, che non avrei più fottuto senza pietà. Questo era l'unico modo che conoscevo per fare sesso... prima di innamorarmi di te.»

«Questo vuol dire che noi... insomma... è capitato che noi lo facessimo anche così prima?»

«Le prime volte lo facevamo solo così, dopo che ho scoperto di amarti, di tenere a te come niente altro al mondo, ho imparato ad essere gentile.»

«E a me piaceva?» La mia domanda mi provoca un certo imbarazzo e mi fa arrossire.

«Sì. A dire il vero, sì. Ti piaceva.»

«Quale dei due preferivo?»

«L'uno e l'altro, a seconda dei momenti: a volte mi chiedevi di fare l'amore, altre volte mi provocavi a essere più rude.»

«In certi momenti mi stupisco di quanto io sia cambiata: non immaginavo di poter essere così intraprendente in fatto di sesso. Sono diventata una vera sfacciata.» Dico con un sorriso.

«Sei una donna meravigliosa, sexy, intelligente, divertente, generosa...»

«Basta con i complimenti.» Gli do un bacio veloce sulla bocca per farlo tacere.

«Davvero non ti ho fatto male prima?»

«Non solo non mi hai fatto male, ma mi è piaciuto... mi è piaciuto molto, tanto da farmi tremare le gambe. Potremmo rifarlo.»

«No.»

«Perché no?»

«Perché non voglio correre il rischio di fare del male a te e al bambino... almeno fino a quando non sarà nato nostro figlio.»

Vorrei ribattere, ma il suo tono risoluto mi induce ad essere più cauta e a ripromettermi di provare a convincerlo un'altra volta. Così restiamo in silenzio per molti minuti, spero che lui non stia ancora rimuginando su ciò che è accaduto e che non continui a sentirsi in colpa. Non dovrebbe affatto perché è stato... è stato... sublime. Non avrei mai immaginato che mi sarebbe piaciuto tanto fare l'amore in modo così rude e primordiale; anche il fatto di non poterlo toccare ad un certo momento è stata una novità eccitante... Mi stringo ancora di più al suo corpo, mi sento languida, lo guardo negli occhi sorridendo; lui risponde con un sorriso meraviglioso.

«Non guardarmi così, Ana.»

«Come ti starei guardando?»

«Lo sai, piccola provocatrice. Non possiamo. Abbiamo avuto un rapporto molto intenso e non voglio che ti stanchi... nelle tue condizioni.»

«Ma io sono incinta, non sono malata.»

«Ho detto no. E non ne parliamo più. Intesi?»

«Uffa! Ma io...»

«Ana, no. Smettila di fare la bambina capricciosa.» Il suo tono è serio e dispotico. Poi, per attenuare la durezza delle sue parole, mi prende una mano, mi bacia il palmo e mi abbraccia stretta.

«Sarebbe stato romantico, qui davanti al camino acceso, con la sola luce emanata dal fuoco.»

«Ana, non riuscirai a farmi cambiare idea.»

«Non faremo più l'amore fino a quando non avrò partorito?»

«Non ho detto questo... non sei stanca? Non vuoi andare a letto?»

«Si sta così bene qui, non possiamo rimanere ancora un po' a farci le coccole?»

«Certo, piccola, adoro quando ci facciamo le coccole.» Così restiamo abbracciati sul divano di fronte al camino, scambiandoci teneri baci, carezze ora innocenti ora più audaci, assolutamente paghi del contatto reciproco, del calore dei nostri corpi incollati l'uno all'altro.

Cinquanta sfumature di un'amnesiaWhere stories live. Discover now