Capitolo 50 "Finale"

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Stavo davanti alla finestra a fissare il vialetto da almeno un'ora. Non sapevo che fare. Guardavo ogni persona o macchina che passava. Picchiettavo le dita contro il vetro e quel rumore iniziava a stancarmi. Sentii la porta aprirsi alle mie spalle, ma non mi voltai.

"Jake pigrone, alzati dal...letto." disse Mercy, esitando nell'ultima parte.

Scossi la testa e continuai a picchiettare sulla finestra.

"Ma sei già sveglio allora. Strano, perché ieri sei tornato tardi."

Mi toccai le profonde occhiaie che avevo e sbadigliai.

"Ti hanno tagliato la lingua?"

Alzai le spalle. Il fatto era che non avevo voglia di parlare. I sensi di colpa per la sera prima non mi avevano fatto dormire e in quel momento volevo solo essere lasciato in pace.

"Potresti farmi un favore?" chiesi.

"Sì...?" rispose lei, con esitazione.

"Mi porti una birra?"

Lei sbuffò e uscì dalla stanza, sbattendo la porta. Mi voltai verso lo specchio che stava alla mia sinistra e rimasi quasi inorridito dal mio aspetto: avevo i capelli arruffati, gli occhi rossi e mezzi chiusi, le labbra screpolate. Le leccai per inumidirle un po', ma bruciavano troppo, quindi lasciai perdere e mi rigirai verso il vialetto.
Dopo un paio di minuti sentii la porta riaprirsi e il rumore di una bottiglia sbattuta su un tavolo: Mercy aveva appoggiato la birra sulla scrivania accanto a me e si era seduta sul letto, alle mie spalle.

"Ho dovuto mentire a Eric per portati questa birra. Dice che non devi più bere. Che mi sono persa?"

Scossi la testa e sorrisi forzatamente.

"Niente Mercy, non ti sei persa niente! Solo tutta la mia vita."

"Ma mi spieghi che cazzo hai? Riprenditi! Che è successo ieri sera?"

Abbassai lo sguardo, poi presi un sorso dalla bottiglia.

"Niente, niente."

Sbuffò e uscì dalla camera.

"Assolutamente niente..." sussurrai.

-

Ero sdraiato sul letto, con gli occhi chiusi. Non stavo dormendo, ma ero in una specie di trance. Sentii una leggera pressione sulla fronte, così aprii gli occhi. Jason era chinato su di me e mi aveva appena lasciato un delicato bacio sulla fronte.

"Amore...?" sussurrò.

Mugulai e mi coprii la testa con le lenzuola.

"Dai Jake, alzati..." insistette.

Non ce la facevo proprio.

"Mi accendi una sigaretta?"

Sentii il rumore di un accendino e un forte odore di nicotina. Mi sedetti sul letto, prendendola dalle sue mani. Iniziai a fumare e Jason andò ad aprire la finestra: era sera.

"Che ore sono?" chiesi sorpreso.

"Penso siano le nove passate."

"Ho dormito tutto il giorno..."

Lui sorrise.

"Tua sorella ha dovuto chiamarmi perché aveva paura che non ti avrebbe trovato vivo se fosse entrata."

Sospirai.

"Sono solo un po' stanco."

Lui si tolse la felpa e iniziò a baciarmi il collo.

Jake e Jason | Come un uraganoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora