Capitolo 1 - Obiettivi di vita

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Il campus non era terribile come lo avevo immaginato. Be' forse un po' lo era. Però, tutto sommato, ero piuttosto sicura di poter riuscire a sopravvivere qualche anno in quel posto. Certo, se non fosse stato per mia sorella.

Diamond De Angeli, all'ultimo anno di lettere, era la persona che tutti desideravano: le ragazze volevano esserle amiche e i ragazzi volevano portarsela a letto.

A me, la sua sola vista, faceva venire la nausea: con quel suo lucidalabbra rosso ciliegia e i capelli biondo cenere sempre acconciati alla perfezione sembrava che fosse appena uscita da un centro benessere.

«Potresti sforzarti almeno un po', Charlie» mi ripeteva di continuo.
Io, però, non aspiravo di certo a seguire le sue orme e a cercare a tutti i costi di diventare una barbie vivente: ero contenta di avere più cervello che curve, anche se una taglia in più di seno non mi sarebbe dispiaciuta per nulla.

Non si può avere tutto dalla vita, giusto? E io avevo imparato ad accontentarmi di quello che avevo.

Con uno sbuffo esasperato, lanciai un'occhiata alla valigia che mi ero faticosamente portata dietro per due rampe di scale mentre raggiungevo la mia camera ripetendo, per l'ennesima volta, che nessuno l'avrebbe svuotata al posto mio.

Il dormitorio comune per coloro che non erano interessati a entrare in alcuna confraternita o sorellanza - o per coloro che non passavano i loro assurdi test d'ingresso - era a nord-ovest rispetto all'università e, più precisamente, il più distaccato tra tutti gli edifici che componevano il campus. Si trattava di una semplice struttura di mattoni con il tetto spiovente verde scuro di cinque piani; era enorme: si estendeva quasi a perdita d'occhio e di sicuro ospitava circa mille studenti, considerando due a camera.
Avevo osservato la mia stanza per bene, prima di entrare, in modo da imprimermi indelebilmente nella memoria dove avrei passato i successivi quattro anni se non fossi entrata alla Omega Kappa Theta. Che poi, non mi sarei comunque potuta lamentare: ero lontana dalla mia matrigna e soprattutto da Diamond, inoltre avrei avuto di certo una compagna simpatica e socievole. Avrei in ogni caso cominciato una nuova vita! Di aspetti positivi ce n'erano, eppure una parte di me sperava di non adattarsi troppo alla tranquillità del dormitorio.
Adesso, seduta sul materasso, mi ritrovavo a pensare a come poter disfare il mio enorme trolley senza muovere un muscolo. Da lì riuscivo quasi a sentire i miei vestiti sgualcirsi e gridare vendetta per la mia noncuranza.
A quel punto, la maniaca dell'ordine che era in me e che avevo cercato di soffocare, con prepotenza uscì fuori e ribaltò la mia parte di stanza.

Cominciai ad appendere meticolosamente i miei pochi averi sulle grucce, dividendoli accuratamente per tipologia. I pantaloni a sinistra, le gonne subito accanto, a circa cinque centimetri di distanza; infine abiti e le camicie. Sul ripiano in basso, riposi maglie e i maglioni e riempii di gioielli e accessori i cassetti del comodino.
Era rimasto solo un anello incastrato nella fodera del sacchettino che proprio non riuscivo a liberare. Pazienza, avrei riprovato più avanti.
Soddisfatta, mi concessi qualche momento per ammirare il mio operato. Mi rendeva felice vedere un certo ordine nel mio guardaroba e tra le mie cose in generale e, benché molti miei amici ed ex ragazzi avessero provato a farmi cambiare abitudini, nessuno ci era mai riuscito. Inoltre, se avessi continuato a essere tanto precisa, quei quattro anni sarebbero stati una passeggiata.

«Charlie, sbrigati!»
Udii la voce di mia sorella, accompagnata dallo scalpiccio del tacco dei suoi stivaletti, rimbombare nel corridoio prima ancora di vederla irrompere nella mia nuova - e si sperava temporanea - camera. Appena me la trovai davanti, ottenni un'occhiata di disprezzo mista a delusione; il mio look non le era mai andato a genio semplicemente perché non passavo secoli davanti allo specchio a rimirarmi per ore.

Mi strinsi le braccia attorno al petto, infastidita dal modo in cui pareva volermi analizzare. «Cosa vuoi adesso?»

«C'è l'iniziazione a sorpresa per le matricole.» Sospirò affranta, continuando a fissarmi. Poi, con uno scatto, si girò e aprì il mio armadio e cominciò a frugarvi dentro, mettendo ogni cosa in disordine.

Benché quel gesto fu come una pugnalata al petto, cercai di non darlo a vedere: non avevo intenzione di farle avere un ulteriore pretesto per prendermi in giro. Mi appoggiai sul bordo della finestra e iniziai a guardare fuori nel tentativo di distrarmi da lei che tirava fuori tutto i miei vestiti e li buttava in giro accompagnandoli con commenti di disgusto. «Non è una gran sorpresa, se me lo stai dicendo.»

Ricevetti un'occhiata di ghiaccio. «Charlotte De Angeli, sia ben chiaro che io non ho intenzione di fare figuracce, soprattutto non per colpa tua.» Alla fine dal mucchio che si era creato a terra recuperò dalla cima un tubino nero semplice con un ricamo in pizzo sullo scollo. «Sei mia sorella, dopo tutto.» Me lo piazzò in mano e mi spinse verso il bagno. «E come tale mi rappresenti. Quindi ora vai a prepararti che non ti lascio uscire di qui se prima non passi il D-Test.»

Alzai gli occhi al cielo mentre mi spogliavo. Il D-Test era uno stupido gioco che aveva inventato quando eravamo piccole e in pratica consisteva nel farmi ripetere qualsiasi cosa - da un balletto a un'omelette - finché lei non fosse stata soddisfatta.
Lo detestavo, ma purtroppo lei era più grande e sapeva come farsi valere.

«Allora? Ti sta stretto? Davvero incredibile aver trovato qualcosa di decente nel tuo armadio. Sicura non fosse mio?»
Sentivo la sua voce rimbombare nella camera vuota e, vestita di tutto punto, non avevo alcuna intenzione di darle la soddisfazione di irritarmi.

Uscii con la testa alta e un sorriso di sfida dipinto sul volto. «Sì, era tuo, ma sta meglio a me. Tu hai il sedere troppo piatto.»
Vidi il sangue scorrere via dal volto e gli occhi farsi a fessura, ma prima che potesse dirmi qualcosa sgattaiolai fuori dalla camera. La sentii battere forte i piedi e sbuffare e sorrisi.
«Chiudi bene prima di uscire!» gridai mentre mi accingevo a scendere i due piani di scale con dei tacchi troppo alti per riuscire a stare bene in equilibrio.

Avevo studiato bene la piantina del campus e per fortuna non avevo bisogno di lei per trovare la Omega Kappa Theta.
Andare nello stesso college era già difficile, se si fosse aggiunto poi la probabile frequentazione della stessa sorellanza avrei preveduto un'impresa titanica alle porte. Sarebbero stati due lunghi anni, ammettendo che lei riuscisse a laurearsi in corso.

Una cosa buona però quel giorno l'aveva combinata: poiché aveva paura di perderci la faccia, mi aveva avvertita di quello strano rituale per le matricole. Sarebbe stato stupido mandare tutto all'aria, no? Perciò, dato che far parte della Omega Kappa Theta era uno dei motivi per cui mi ero iscritta lì, decisi che avrei fatto meglio a fare una buona prima impressione; il resto poi sarebbe venuto da sé.

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⏰ Недавно обновлено: May 17, 2023 ⏰

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