Capitolo 3

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CAPITOLO 3


Mi guardai intorno intanto che ero seduta al tavolo e aspettavamo l'ordinazione arrivasse. Zia Clara e zio George avevano optato per un ristorante di lusso, uno dei tanti presenti lì a Perth.

A giudicare da come si comportavano loro, compreso Lucas, sembravano abituati a cenare in posti del genere mentre per me era una cosa nuova e a dir la verità era fin troppo per me. Tutto troppo lussuoso, troppo perfetto, troppo tutto. Per non parlare delle persone lì presenti: tutti perfettini, uomini con le tasche piene di soldi e donne con collane di diamanti che sembravano pesare un quintale.

Nella mia "vita" precedente forse avrei trovato tutto questo bellissimo e perfetto ma ora come ora era schifosamente perfetto, troppo sopra le righe e troppo per una come me.

I miei occhi caddero sull'abbigliamento delle persone presenti in sala: camicia, giacca e cravatta, scarpe di pelle lucide, vestiti da sera, tacchi alti e una marea di gioielli che brillavano sotto la luce dei lampadari di vetro. Io al contrario indossavo una semplice felpa blu accompagnata da un skinny jeans di un blu più scuro e ai piedi di sicuro non indossavo tacchi ma un paio di All Star bianche, forse l'unica cosa in me che poteva andar bene in quel luogo.

"Allora" mi interruppe dai miei pensieri la voce di mio zio "Sei contenta di essere a Perth?"

Come sempre ragionai quei pochi secondi sulla risposta da dare: non ero una di quelle che rispondeva così, solo in rare occasioni; tutte le altre volte invece cercavo una risposta secca, che potesse spegnere in alcuni casi la persona davanti, e ormai a forza di farlo mi veniva spontaneo "Sì, almeno mi distaccherò un bel po' da quel paese che tanto amo" risposi sarcasticamente e mio zio sembrò capire perché continuò "Sì so che quel piccolo paese non ti piace per nulla e so anche che era da molto che volevi venire qui"

Annuii lievemente non tanto interessata a quella conversazione, come alle molte che si svolgevano nella mia famiglia d'altronde. Finalmente arrivarono le nostre ordinazioni e io mi fiondai sul mio piatto, cercando di non essere proprio la tipa da hamburger e patatine.

"A che anno sei?" mi chiese Lucas e io alzai lo sguardo dal mio piatto. Lui mi guardava attentamente intanto che aspettava la mia risposta: forza Abby, sii gentile almeno una volta "terzo anno di lingue" risposi tranquillamente "Te?".

Lui rise debolmente e lo stesso fecero zia Clara e zio George e io non potei fare altro che guardarli stranita: perché ridevano, cosa c'era da ridere?!

"Io ho finito la scuola" mi rispose semplicemente "Circa due mesi fa mi sono laureato in giurisprudenza".

Per poco non sputai ciò che stavo mangiando "Laureato?!" sgranai gli occhi "No è impossibile avrai si e no 18-19 anni". Lui per tutta risposta rise "No mi dispiace, ne ho 23". Ok, se prima il cibo lo stavo per sputare, ora mi stava per andare di traverso: 23 anni?! Lui?! No era impossibile, ne dimostrava 19 fisicamente...

"Ah fantastico" risposi "Ne dimostravi meno, veramente". Ecco una di quelle rare volte in cui ero a corto di parole. "Tu invece, considerando che vai al terzo anno, vuol dire che ne hai 17 se non vado errato" mi disse guardandomi con un sopracciglio alzato.

"Infatti ti sbagli, ne ho 19" mentii. Ero troppo cattiva e menefreghista per dargliela vinta e infatti lui mi guardò sorpresa come anche i miei zii che sapevano io stessi mentendo. "No non è vero, stai mentendo" mi disse Lucas con un leggero sorriso.

Incrociai le braccia al petto, appoggiandomi allo schienale della mia sedia e lo guardai beffarda "No è la verità. Mi dispiace dottore ma i tuoi calcoli non possono essere sempre corretti solo perché hai studiato giurisprudenza" feci una pausa "e invece quelli come te si credono chissà chi solo per quello".

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