«Mi scusi se non l'ho avvisata prima, ma avevo bisogno di parlarle», dice Joshua, impacciato, mentre la signora Soria si dirige quasi automaticamente nella saletta col tavolo rotondo, protagonista delle loro riunioni fino a poco tempo prima.

«Non preoccuparti, sei sempre il benvenuto. Aspettavo che tornassi ad aggiornarmi sulla tua missione», dice lei, e si siedono l'uno accanto all'altra, ma l'aria che si respira è pesante; il tempo sembra quasi che si sia fermato lì, in quella stanza, e Joshua vorrebbe solo scoprire che, alla fine, è tutto un sogno e sta per svegliarsi.

«Ci sono delle novità, e vorrei poterne discutere con lei, se non le dispiace.»

«Certo, sono qui per chiarire ogni cosa.»

Joshua non parla subito, ma passa i primi trenta secondi che precedono quel racconto a chiedersi se stia facendo la cosa giusta. Se quello che è successo e che succederà avrà delle ripercussioni sulla sua vita oppure no. Se davvero le cose cambieranno o se tutto peggiorerà inesorabilmente. Stavolta, però, non si tratta del suo solito pessimismo, ma di vero e proprio terrore. Non sa nemmeno se ha fatto bene a lasciare Robin e Janine da soli, e comincia ad aver paura che, quando si rivedranno, non saranno arrivati da nessuna parte e dovranno agire nel buio.

Prende un respiro profondo, poi si rizza sulla schiena. «Abbiamo trovato degli indizi, in questi giorni. Abbiamo scoperto delle cose su Janine, anche se questo non ci ha portati a conoscere chi era quando era viva. E più andiamo avanti, più tutto diventa nebuloso e complicato.»

«Che intendi dire? Cosa avete scoperto?»

Joshua si chiede se la signora Soria sia a conoscenza del fatto che quel abbiamo non sia riferito solo a lui e Janine, ma anche a Robin. Gli sembra sempre di mentire a qualcuno che in realtà conosce tutta la verità, ma sa anche che quel terrore è dato dal fatto che una bugia genera sempre questo tipo di timore.

Non può saperlo, no? Come può saperlo?

«Janine non poteva muoversi da quell'aria specifica, giusto?»

La signora Soria annuisce lentamente, ma sembra molto presa da quel discorso per dire qualunque cosa.

«Abbiamo scoperto che la sua anima è legata a un oggetto, una sorta di ricettacolo. L'oggetto in questione è un libro, una vecchia edizione de Il Piccolo Principe. Portando con me quel libro lei è in grado di muoversi, dunque può lasciare la biblioteca.»

«Oh, non ne avevo idea! E come lo hai scoperto?», chiede Maria, curiosa.

«Per caso», mente, e abbassa gli occhi, certo che quella bugia sia più che riconoscibile, per quello continua nel tentativo di non lasciarle fare alcuna domanda, «Ho letto qualche libro con una trama simile e ho pensato che potesse essere una possibilità. Quando ho visto che sulla copia de Il Piccolo Principe c'era il nome di Janine, abbiamo provato a muoverci portando il libro con noi. Ha funzionato», spiega.

«E non l'hai portata qui?»

«No, non l'ho fatto», risponde, fin troppo velocemente, «E c'è una ragione se ho preso questa decisione.»

«Joshua, mi stai spaventando», dice lei, e vorrebbe dirle che è spaventato anche lui. Che vorrebbe poter raccontare di ciò che lo tiene in scacco, di quello che tutta questa storia ha portato nella sua vita, ma non può.

Sente già il peso di Morgen sulle sue spalle.

«C'è un'altra cosa che abbiamo scoperto. Una parte della biblioteca dove lei ha trovato Janine è andata a fuoco nel 2000, per poi essere ricostruita qualche tempo dopo. La notizia non ha fatto particolare scalpore, a quanto pare, perché ne hanno parlato solo alcune testate minori.»

«E tu dove l'hai scoperto?»

«Sono andato in una libreria esoterica, che raccoglieva le testimonianze di alcune stranezze avvenute in quelle biblioteca, tra queste il fatto che ospiti un enorme specchio nel retro.»

«Cosa?»

«Lei non ne sapeva niente?», chiede Joshua, e ha quasi l'impressione che quella conversazione si stia trasformando in un interrogatorio.

«No, non ne sapevo niente. Che tipo di specchio?»

«Non lo so. Non sono ancora andato ad indagare, ma presto lo farò. Prima volevo delle risposte da lei, perché comincio a credere che tutta questa faccenda stia diventando molto pericolosa.»

«Io non credo di capire cosa...»

Non ce la fa più. Si è appena reso conto della propria totale incapacità di tenere dentro qualunque cosa, in primis le emozioni. Non ha fatto altro che crearsi resistenze per tutta la vita. Non ha fatto altro che fuggire, arginare i problemi, e i morti sono stati sempre e solo una scusa per non ammettere che il problema è dentro di lui. È un guscio che pare vuoto, al di fuori, ma dentro è un groviglio di fili che non riesce più a sostenere e districare.

Vuole sapere la verità. Vuole cambiare le cose. È in atto una rottura che non può più tenere insieme.

«L'anima di Janine è intrappolata in un libro; abbiamo scoperto da un archivio che la biblioteca è bruciata più di vent'anni fa, ed è di certo la causa della sua morte. Janine è esistita non troppo tempo fa, era in quella biblioteca da viva. Lei mi ha detto di aver mostrato a tutti il ritratto, di aver fatto ricerche, di aver provato a rimettere insieme i pezzi e ad aiutarla.» Joshua prende un altro respiro, e sa che a parlare non è più la stessa persona di prima, ma qualcuno che non vuole più fuggire, soprattutto dalle proprie paure. Alza gli occhi su quelli di Maria, e non gli importa se vedrà Morgen attraverso il suo riflesso. Lei si ritrae e sembra chiudersi in sé stessa. Non l'ha mai vista così sulla difensiva.

«Joshua, io pensavo di poter guarire il tuo cuore da tutte le voci che senti. E di poter guarire il suo... ma non ho mai...»

Joshua fa un altro respiro profondo, poi butta via l'aria e gli sembra quasi di crollare.

«Perché mi ha mentito?»  

Fine Capitolo XIX

(Questo capitolo partecipa al COWT13 (M2) indetto da Lande di Fandom con il prompt "17. Pensavo di poter guarire il tuo cuore da tutte le voci che senti (Mara Sattei – Duemilaminuti)


Non Chiedermi dei Morti - Volume 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora