Capitolo 1: Cambiamento radicale

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- Ciao, mi chiamo Cassie e... Ok, non so veramente cosa dire di me – borbotto. Rido imbarazzata mettendomi indietro i capelli. Vorrei solo finire di dire queste stupidaggini e andarmene da qua, andare dai miei amici, che però non fanno parte di questa parte della mia vita.

- La tua data di nascita, le solite stronzate che si devono dire per una presentazione per bene - esclama il ragazzo con la telecamera in mano. Alzo il sopracciglio destro per far capire al ragazzo che ha appena detto una parolaccia davanti alla telecamera della scuola, che serve per registrare la mia presentazione nella mia nuova scuola. - Cazzo. - Rido. - Ok, ricominciamo. E... vai.

- Ciao a tutti, mi chiamo Cassie Moonic e ho quindici anni... tra tre mesi sedici. Mi sono dovuta trasferire in questa scuola per questioni private... - Il ragazzo mi ferma e faccio un'enorme fatica a non sbuffare. Di certo non andrò a dire a tutti il perché tutti nella mia vecchia scuola mi guardavano come se fossi una specie di cucciolo smarrito.

- Questioni private? - chiede osservandomi con le sopracciglia alzate. Ed ecco la domanda che non avrà mai risposta. In questa scuola dovranno capire che non m'interessa essere "la sfigata della scuola". Ho finito di pensare a queste idiozie tempo fa, circa un anno fa. Chissà, se a loro fosse successo quello che è successo a me, ora magari non si comporterebbero così. Se invece continuassero, allora significherebbe che ha ragione la gente quando dice che siamo veramente la generazione dei menefreghisti e che non andremo da nessuna parte.

- Si. Private - ripeto, già abbastanza irritata. Questa storia della registrazione per farmi conoscere dalla gente la trovo una vera cavolata, dopotutto non voglio farmi degli amici! Non qua almeno, non dove tutti pensano di sapere la verità, quando non sanno un bel niente! Dio... quanto glie lo vorrei dire, lo vorrei urlare cosicché tutti capiscano che non siamo al sicuro. E magari nemmeno dormono più la notte, un po' come me insomma. Chiamatemi egoista, ma non trovo giusta la distinzione tra la mia vita e la loro, a causa della bugia in cui vivono, pensando di essere al sicuro, quando la verità è che siamo tutti spacciati.

- Va bene, come vuoi - bofonchia, ricominciando a registrare. A quanto pare nemmeno a lui interessa più di tanto fare questo lavoro. E allora, mi chiedo, che stiamo facendo qua? Di certo non è obbligatorio fare una presentazione... O almeno credo.

- Emh... io veramente avrei finito - dico, un po' in imbarazzo.

- Basta? Finito? - chiede lui, praticamente scioccato. Annuisco. - Bah - esclama spegnendo la telecamera. - Certo che sei proprio strana - borbotta a bassa voce.

Lo guardo facendo un finto sorriso. Vorrei dirgli: veramente qua quello strano sei te, oltretutto pure sfigato, visto che se ti trovi davanti uno di quei mostri sei morto entro cinque secondi. Nonostante questo, mi limito ad esclamare: - Grazie -, pensando alla sua imminente morte.

Alza lo sguardo e arrossisce un po'. - Scusami, ma è vero - balbetta quindi. Ridacchio e mi alzo mentre penso che sia anche vero che quando morirà io andrò al suo funerale e farò una mini-festa là dentro. - Tranquillo, lo so - cerco di tranquillizzarlo. Dopotutto, non è di me che deve aver paura.

Raggiungo i corridoi della scuola. Mi guardano tutti ed io, con lo sguardo a terra, scappo in bagno.

Ok, la verità? Non è come nei film, essere quella nuova fa schifo. Essere quella strana fa ancora più schifo e di sicuro non piace ai ragazzi, non che m'interessi. Twilight? Tutte cavolate. Ma sono così e basta, i ragazzi che si vantano mi stanno antipatici e di certo non gli vado dietro. Quelli troppo belli non mi fanno sentire a mio agio e odio stare con tante persone attorno. Sono la vera persona strana, nessun film che parla di questo ti dice la verità. Forse - e dico forse - quel film che parla di quella ragazza che fa finta di essere una poco di buono, una prostituta, una puttana? Come la vogliamo chiamare? Ci sono varie parole, non certo carine, ma che ci posso fare io? Mica le ho inventate io! Comunque, si chiama... girl, no... Easy Girl! Si, ma giusto il fatto che la gente ti disprezza o cose simili, in verità non ho mai visto dei veri ragazzi cattolici a scuola che cantano, forse non ci ho mai fatto caso. Boh, vai a capire.

La Whitesun e i CacciatoriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora