Capitolo 5 ✔

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"Ma non è vero, come dicono tutti, che si può cancellare il passato. Il passato si attacca con i suoi artigli al presente."
-Cit.
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Faccio tutto molto lentamente, tutti gesti meccanici: metto un piede davanti l'altro, salgo le scale, abbasso la maniglia, raggiungo il letto, mi copro col piumone, chiudo gli occhi. Senza permettere a nient'altro di occuparmi la mente, senza pensare al motivo per cui Headley si sia ridotto di nuovo così.

E io non voglio, ma i ricordi mi invadono il cervello.

Sarà stato 13 anni fa più o meno, avevo 4 anni, Headley 10. Erano 4 anni che sopportavo nostro padre, erano 10 anni che sopportava nostro padre.

Come può una bambina di 4 anni anche solo essere capace di mettere tre parole una dopo l'altra in modo sensato, figurarsi rendersi conto del padre che ha.

E ovviamente questo l'ho capito tempo dopo, a 4 anni pensavo fosse normale avere un fratello che aveva 'cose' cattive di colore viola sul corpo, non immaginavo nemmeno come dovesse sentirsi lui; a 4 anni pensavo fosse normale sentire la mia mamma singhiozzare nella sua stanza; a 4 anni credevo a qualcosa di surreale come Babbo Natale e anche ai maghi, alle fate e alle Winx e all'omone del buio, quindi come potevo non credere che avessi una famiglia normale?

Un giorno ho raccontato alla mia amica del cuore dei disegni viola di mio fratello, mi ha detto che li voleva anche lei e io le ho risposto che ci avrebbe pensato mio padre; la maestra mi ha sentito e ha detto a mia madre che voleva parlarle.

Lo sguardo che aveva mentre parlava con la maestra Matilde, mi ha convinto a non parlare più con nessuno dei disegni viola. Per qualche motivo che allora non capivo, mia madre era triste se ne parlavo, allora le portavo più disegni da scuola e sempre colorati.

FLASHBACK

«MAMMA, MAMMA!» corro tutta trafelata sul vialetto di casa, di ritorno da scuola.

«Sono in cucina, tesoro.» mi urla lei.

«Mamma.»
la osservo attentamente, per quanto attenti possano essere gli occhi di una bambina prossima ai 5 anni e con espressione seria.

«Guarda cosa ti ho portato, stavolta non fare gli occhi rossi e pieni d'acqua però!» poi ho scoperto fossero lacrime.

Le porgo il foglio A4, raffigurante noi quattro: il papà grande grande, più alto di tutti, Headley di colore rosa ma in qualche punto viola, io piccola piccola vicina alla mamma che aveva gli occhi rossi.

Ci aveva provato a trattenersi, mi consegna di nuovo il disegno e scappa in camera sua.

FINEFLASHBACK

Dopo questo episodio, ho smesso di disegnare qualunque cosa riguardasse la mia famiglia. Anzi, ho smesso e basta.

E a pensarci, li ho ancora conservati quei disegni. In un cassetto dei 'ricordi', un po' come quello che mi sono creata in testa, chiuso a chiave, sigillato ermeticamente.

Ultimamente quei ricordi mi formicolano il cervello, chiedendo di uscire una volta per tutte.

Ma non posso.

Non tutti insieme.

Spengo i pensieri e finalmente mi addormento.

Sogno disegni viola e occhi rossi di pianto.

Headley's pov

Sento la porta della sua camera chiudersi, deve essere andata a dormire davvero.

Forse dovrei anche io, ma non riesco a smettere di pensare.

Mi sono sempre chiesto perché, perché io, perché questo disastro, perché quell'uomo dovesse essere proprio mio padre.

Forse non riceverò mai una risposta, forse doveva capitarmi e basta; ma nonostante tutto, nonostante lui non ci sia più, non riesco a smettere di combinare casini.
È come se, nonostante la sua presenza fisica non ci sia più, riesca ugualmente ad influenzare la mia vita.

Ormai saranno le due del mattino e ora che ci penso mia madre non è ancora tornata.

Un tintinnio di chiavi mi distoglie dal chiamarla al cellulare, resto in ascolto e sento una risata soffocata, di una donna sicuramente, accompagnata da una un po' più roca e rumorosa, di un uomo.

Perché mai mia madre dovrebbe ritirarsi alle due del mattino, con un uomo, ridendo e sghignazzando come una scolaretta alle prime armi?

Decido di nascondermi dietro le tende, per cercare di capire meglio.

Hanno entrambi la ventiquattr'ore in una mano, devono essere colleghi allora. Le poggiano sul divano e iniziano a salire le scale instabilmente, scimmiottando tra loro cose incomprensibili.

Quando avevo 15 anni più o meno mi sono reso conto che mia madre non avesse nessuno a parte me e mia sorella, nessuno come figura maschile.

A quel tempo l'idea di un altro uomo mi terrorizzava così l'ho accantonata - non vedendo comunque alcun interesse da parte sua nel cercarsi qualcuno - ma ora quasi dimenticavo che avesse bisogno anche lei di rifarsi una vita.

Così come io, seppur con metodi sbagliati, ho cercato di tirare avanti e dimenticare, era suo diritto - se non dovere - trovare qualcuno che l'amasse davvero, non che la sommergesse puntualmente col suo attaccamento morboso e violento nei suoi confronti, distruggendo anche noi.

Aspetto qualche minuto prima di salire anche io, Dio non voglia che mi ritrovi davanti scene sconcertanti e impure.

Finalmente mi dirigo nella mia stanza e mi butto a peso morto sul letto morbido. Vorrei fare una doccia per togliere la fastidiosa puzza di alcool dai vestiti e dalla pelle, ma sono oramai le 2:30 e potrei svegliare tutti.

Accade tutto parecchio velocemente, senza che me ne renda conto mi alzo dal letto e raggiungo il corridoio.

Sono sicuro che domani ci sarà di nuovo quel muro, forse anche più alto e spesso e stavolta nulla lo abbatterà, lo so.
Me ne rendo conto solo ora.

Cammino con passi felpati e raggiungo la porta della sua camera, indugiando qualche secondo prima di aprirla lentamente.
Cigola un po', ma nulla che possa svegliarla.
Nell'avvicinarmi al letto, con il piede colpisco qualcosa, forse il suo zaino, che produce rumore.

La sento mugolare e poi girarsi verso di me, alzando di scatto la testa.

I capelli sono scomposti sul viso, gli occhi al buio quasi neri sono velati ancora dal sonno da cui è stata strappata, una linea le corre lungo la guancia sinistra, forse il segno del cuscino.

Ridacchio nella mia testa per com'è conciata ma poi la sua voce, ora rauca per il sonno, mi fa rendere conto che sono le tre del mattino e che mi sono introdotto furtivamente nella stanza di mia sorella senza un apparente motivo.

«H-Headley? Cosa ci fai qui?»
«Oh, ehm...»
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Allooora girls, ecco un altro capitolo. Ditemi cosa ne pensate e PER FAVORE cliccate la stellinaa, non vi costa nulla lol

Auguri a tutte le mammee e buona domenica
-Nene

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