58 - Bergamo, a casa

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« Estoy mucho cansado ( Sono davvero stanco ) » sì lamentò lui, passandosi una mano sul viso. Sì trovava a letto, con addosso una canotta, per quel che potevo vedere dalla videochiamata.

« Settimana intensa? »

« No me digas ( Non me ne parlare ) » disse lui, sbuffando « Che hai fatto tu? »

« Mmh, pulito casa, come sempre » gli dissi, alzando gli occhi al cielo.

Lui rise: « Sé que no te gusta limpiar ( So che non ti piace pulire ) »

All'improvviso vidi un'orecchia scura comparire e un musetto comparve proprio appiccicato allo schermo.

« ¡Stitch! ¡Estás ensuciando la pantalla de mi móvil con la nariz! ( Stitch! Stai sporcando lo schermo del mio telefono con il naso! ) »

Partii a ridere, chiamando il cagnolino. Lui, per tutta risposta, sì appiccicò ancora di più allo schermo, probabilmente avendo capito che la mia voce proveniva da quel dispositivo.

« ¡No! ¡No! » proferì Marc « ¡Así que él lo ensucias aún más! ( Così me lo sporca di più! ) »

Il pilota prese di peso il bassotto dal pelo scuro, facendolo scendere dal letto: « ¡Vas a Alex a ensuciar su teléfono! ( Vai da Alex a sporcare il suo di telefono! ) »

Risi ancora di più e lui scosse la testa, sorridendo. Solo qualche secondo dopo, uscì con questa rivelazione: « Mi manchi »

Rimasi sbigottita. Era la prima volta che un ragazzo mi dicesse una cosa del genere.

« Ojalá estuvieras aquí conmigo ( Vorrei che tu fossi qui con me ) »

« Lo vorrei anche io Marc, mi manchi tanto anche a me » gli dissi, con tono sconfortato.

Le pulizie di casa, come già Marc sapeva bene, non erano qualcosa di cui andavo pazza: non mi sono mai piaciute fin da piccolissima

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Le pulizie di casa, come già Marc sapeva bene, non erano qualcosa di cui andavo pazza: non mi sono mai piaciute fin da piccolissima. Quel giorno stavamo pulendo una stanza al secondo piano, ma non si trattava di una camera qualsiasi: era la mia stanza dei premi. Il suo interno era molto semplice, con pochissimi arredi. Era colma di mensole sui muri, sulle quali erano poggiati tutti i miei premi vinti nella mia brevissima carriera motociclistica. Carriera che non avrei mai più potuto riprendere.

C'erano tanti piccoli trofei, alcuni erano più grandicelli, ma erano pochi. Qualche foto qua e là di me sui podi o sulla moto nel circuito e qualche foto post gara con la mia famiglia. Rimasi qualche secondo a fissarne una di esse, con evidente nostalgia e dolore. Nella foto c'eravamo tutti noi: mamma, io, papà, zio Flavio e zia Rita e i loro due figli, ovvero miei cugini Giovanni e Fabrizio. Eravamo tutti felici: io avevo appena vinto una gara su asfalto e brandivo il piccolo premio, ancora seduta sulla motocicletta.

Quanto tempo era passato da quei giorni, gli stessi giorni in cui non avrei mai pensato che tutto potesse finire di colpo, che tutto potesse venirmi tolto via.

« Sono dei bei ricordi » enunciò mia mamma, essendosi accorta che ormai stavo tenendo la foto incorniciata in un quadretto tra le mani.

« Già » mormorai io « sono cambiate tante cose da quell'epoca »

Un'epoca così innocente, così gioiosa senza preoccupazioni.

Mamma mi mise una mano sulla spalla: « Eri molto brava » disse lei, aggiungendo immediatamente dopo « E lo sei ancora. Forse riusciresti a...»

« No » la troncai io, scuotendo la testa « è troppo tardi per me. Non posso più riprendere la carriera che ho lasciato otto anni fa. Sono cresciuta troppo »

Mia madre abbassò il capo: « Se solo avessi saputo che...»

« Nessuno poteva saperlo mamma » la rincuorai io « non è colpa tua »

« Ma se io...»

« No mamma » le ripetei « non è colpa tua. È stata dello zio »

Riguardai la foto tra le mie mani, osservando in particolare me e mio padre accanto. Un pensiero che ultimamente mi invadeva la testa mi spingeva a chiedermi se la mia vita fosse stata diversa nel caso in cui quella cosa non fosse mai capitata. Chissà se in quell'universo alternativo, a ventitré anni, avevo ancora una carriera motociclistica. Chissà in quale categoria del campionato starei prendendo parte. Chissà se la mia vita sociale e sentimentale sarebbe stata diversa. Probabilmente io stessa sarei stata una persona diversa.

« Con tuo zio hai...? » tentò mia madre, ma la mia risposta fu decisa e secca.

« No. Non gli ho ancora parlato e lui evita di avere parola con me » dichiarai, con tono impassibile « si comporta come se non esistessi »

« Lui...» mormorò « lui era convinto che facendo così ti avrebbe tenuta al sicuro. Ti avrebbe evitato di avere incidenti »

« Cancellandomi completamente un sogno, uno scopo che avevo fin da piccola » asserii io, fredda.

« Lo ha fatto perché ti vuole bene e aveva tanta paura » provò lei a difenderlo « Non voleva che tu...»

« Mamma » la richiamai io « con tutto il rispetto, ha preso decisioni senza parlarne, di testa sua. Ma lui non è mio padre, e neanche il mio tutore legale. Non può trattarmi così e io non sono mai stata tenuta a seguire ciò che lui mi diceva »

Appoggiai la foto, andando a pulire un baule: appena lo aprii ci trovai vecchie tute da moto, alcune mal ridotte per le cadute. Erano decisamente molto più piccole rispetto al corpo che avevo ora, e ciò mi fece scappare un sorriso. La mia mente si inondò di ricordi mentre rovistai tra quel cumulo di abbigliamento già usato.

« Dovremmo appenderle » sostenni io, ricordandomi il garage di Marc « gli altri piloti le tengono così » affermai.

« Potremmo mettere uno stand qui » si accodò mia madre, godendosi del cambio di argomento « c'è abbastanza spazio »

« Allora credo che in questi giorni faremo una visita al Leroy Merlin, o al Bricoman » enunciai « e ci improvviseremo tuttofare »

Spazio Autrice

* Allianz Night Run: una manifestazione podistica, dove sì corre sul circuito di Montmeló ( a Barcellona), percorrendo 10 Km a corse. Il costo dell'iscrizione va totalmente devoluto ad una ONG. Marc e Alex sono i due principali Ambassador dell'evento da anni.

Quel Ferro Che Possiede Un' Anima || Marc Marquez [COMPLETATO]Where stories live. Discover now