𝐄𝐄𝐑𝐒𝐓𝐄 𝐊𝐄𝐄𝐑 #𝟎𝟔 - 𝗶𝗹 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗼 𝗹𝗶𝘁𝗶𝗴𝗶𝗼.

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6/08/2026

Atto 6: Il primo litigio.



Il primo litigio degno di nota, che non fosse qualche piccola discussione come le altre, io e Max lo abbiamo avuto l'undici novembre del duemiladiciotto, dopo il Gran Premio del Brasile, che Max avrebbe potuto vincere se non fosse andato in testacoda al quarantatreesimo giro, mentre doppiava la Force India di Ocon, perdendo così la testa della corsa.

Agli occhi del mondo, ai miei compresi, era palese che Ocon - nonostante Max lo avesse doppiato - avesse continuato a lottare con lui, buttandolo addirittura fuori pista e facendo lo stesso con se stesso. Per come la vedevo io, non aveva alcun senso. Max stava lottando per la vittoria, perciò quanto devi essere stronzo per metterti a lottare con il leader della gara, che per di più ti ha già doppiato?

Ero furiosa, avevo i capelli dritti in testa per la rabbia, ma quello era stato niente in confronto alla furia che avevo provato quando avevo visto - attraverso le telecamere - Max aggredire fisicamente Ocon dopo la gara.

Sapevo meglio di chiunque altro quanto Max fosse aggressivo, sia in pista che fuori, come perdesse le staffe facilmente e si lasciasse andare al suo primordiale istinto di essere un totale e completo idiota, ma non potevo ammettere che alzasse le mani in quel modo, in mondo visione.

Avrebbe potuto risolverla a parole come chiunque altro, ma a quanto sembrava super Max - come avevano iniziato a chiamarlo da qualche tempo i suoi fan e il mondo intero - era troppo poco evoluto per farlo.

«Razza di testa di cazzo.»

Mi ero alzata dallo sgabello, furiosa come non mai, e mi ero diretta a passo svelto nella dressing room di Max, dove mi ero seduta sul divanetto con le braccia incrociate al petto e l'espressione più incazzata che avrei mai potuto vedermi addosso.

Io ero tutto il contrario di Max, non mi arrabbiavo mai per nulla, nemmeno per le cose per cui avrei dovuto perdere davvero la testa, perché avevo sempre preferito usare le parole e risolvere le cose con calma, come mi aveva insegnato mia madre fin da bambina.

Ma quella volta, quella volta ero pronta a tirare giù il mondo e a scaraventarlo addosso a quell'idiota.

Proprio mentre pensavo a cosa urlargli contro, la porta si era aperta e Max aveva fatto il suo ingresso nella stanza, con il trofeo del secondo classificato in mano e il casco nell'altra.

Mi aveva notata subito, ma d'altronde come avrebbe potuto non farlo, visto che mi ero piazzata davanti a lui come se avessi voluto mangiarmelo vivo, ed effettivamente era così. Max mi aveva lanciato uno sguardo strano, che non avevo compreso, ma in quel momento non me ne importava assolutamente nulla, ero troppo arrabbiata.

«Ti rendi conto di quello che cazzo hai combinato, Max?»

«Non ti ci mettere anche tu, ci ha già pensato tuo padre e lo farà sicuramente anche l'intera federazione.»

«Col cazzo che te la faccio passare liscia, idiota, hai fatto una cazzata grande come una casa, anzi, come il cazzo di mondo intero, te ne rendi conto?»

«Si, cazzo, lo so. Ho fatto una cazzata, basta, ho capito.»

«Basta niente, Max, dici tanto di aver capito ma secondo me non hai capito assolutamente nulla. Quello che hai fatto è gravissimo, oltre il legale addirittura, hai idea di cosa può succederti? Potrebbero cacciarti fuori a calci nel culo, Max, potresti dire ciao e addio alla tua carriera in formula uno.»

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