PROLOGO - Le carezze di Detroit

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La pioggia cadeva in maniera così lieve da sembrare una carezza.
Il che era stranissimo, perché Detroit i suoi abitanti li schiaffeggiava con sadico divertimento, oppure li schiacciava sotto il tacco impietoso dello smog e della povertà.
Ma di carezze non ne dava mai.

Thad s'infilò nella metro un attimo prima che le porte si chiudessero e quasi cadde addosso a una ragazza. Una ragazza che sarebbe stata molto carina, pensò arricciando le labbra, se il suo braccio destro non fosse stato fatto di acciaio.

"Una cyborg. Neanche di quelli che si preoccupano di sembrare umani, comprando protesi sintetiche. No, questa ha proprio un braccio di ferraglia."

Lei gli rivolse un'occhiata di sottecchi, mentre le labbra carnose, a forma di cuore, si piegavano in uno sfuggente sorriso.
Thad abbassò prontamente lo sguardo, sempre più stranito: i bagliori dorati dei suoi occhi potevano essere emessi solo da iridi sintetiche.
C'era stato un grande scandalo quando i media avevano rivelato che alcuni cyborg avevano modificato le telecamere dei propri occhi per poter rubare i dati biometrici di chi incontravano.
Era solo un ragazzino, all'epoca, ma quella vicenda gli aveva lasciato addosso un'impressione vivissima; e ora che era finalmente entrato nel corpo di polizia di Detroit, una delle sue rogne maggiori rimanevano i cyborg. I più bravi potevano scassinare qualsiasi serratura senza lasciarsi dietro nessuna traccia. E anche quando ne beccavano uno sul fatto, quegli ibridi erano troppo veloci anche per lui, un ventiduenne appena uscito dall'Accademia, figurarsi per i suoi colleghi più anziani. Spesso svanivano nella notte di Detroit insieme al loro bottino, lasciando lui e i suoi compagni di ronda rabbiosi e boccheggianti.

Si allontanò dalla cyborg, appoggiandosi contro la parete del treno, ma continuò a tenerla d'occhio.
"Chissà cos'altro si è fatta innestare."
Qualsiasi altro device o upgrade era ben nascosto sotto una canotta bordeaux come il rossetto e dentro due jeans larghi e sfrangiati, che rendevano la sua figura ancora più minuta.
Pareva una bambina, se non fosse stato per il seno prorompente e il sorriso malizioso che di tanto in tanto tornava ad affacciarsi sulle sue labbra.
Pareva contenta, mente ondeggiava il capo al ritmo della musica che le cuffie le sparavano nelle orecchie; teneva il tempo anche picchiettando le dita del braccio sano sulla borsa che portava a tracolla. Ma il nerboruto braccio metallico era il particolare che continuava ad attrarre di più l'occhio di Thad.
"È un peccato che si sia ridotta così."

Il treno rallentò con un fischio sfiatato, annunciando con uno strattone l'arrivo imminente alla fermata.
La cyborg si preparò per scendere, urtandolo nella fretta, ma Thad aveva smesso di prestarle attenzione: tra la folla che ingombrava la banchina aveva già scorto il profilo corpulento del suo collega Mike, con cui ogni mattina condivideva quell'ultimo tratto di metro prima di arrivare al distretto.
E come ogni mattina, non fece in tempo ad alzare la mano per un saluto che Mike — prevedibile come pochi — si stava già infilando una sigaretta in bocca.

«Hai l'accendino?»

Thad sospirò, mentre il vagone continuava a riempirsi.
«Un giorno farai scattare l'allarme antincendio.»

«Buongiorno, Vostra Pignoleria. Ma non ti stufi mai di avere torto? Quei cosi sono spenti almeno dal '90.»

«Sarà» borbottò Thad, allungando una mano nella tasca dell'impermeabile alla ricerca dell'accendino.
«Ma dove...»

Un luccichio sulla banchina attirò la sua attenzione. Gli occhi dorati della cyborg s'incatenarono ai suoi mentre, con una lentezza che era di certo deliberata, la ragazza si accendeva la sigaretta che stringeva tra le labbra.
Con il suo accendino.
La cyborg aveva il suo dannato accendino.

Il ragazzo scattò verso la porta masticando un'imprecazione, ma era troppo tardi: le portiere si richiusero con un tonfo e il treno riprese a muoversi, via via più veloce, finché la figura della cyborg non fu inghiottita dall'oscurità della galleria.
«Maledizione!»

Alle sue spalle udì la risata roca e poderosa di Mike.

«Cosa c'è di divertente?»

«C'è che ti sei fatto fregare da Foxeye come il più imbranato dei ragazzini!»

Thad si ricompose un poco, anche se nell'intimo fumava di rabbia.

«La conosci?»

«Solo un pivello come te potrebbe non conoscere Foxeye. È la cyborg più famosa di Detroit, almeno tra i poliziotti.»

«Non l'ho mai vista tra i ricercati.»

Mike strizzò gli occhi verdi mentre si sfilava la sigaretta di bocca, ormai rassegnato a doversela fumare al distretto.

«Nessuno che ci tenga al posto la metterebbe mai tra i ricercati. Credo abbia persino il Capo della Polizia sul suo libro paga.»

«È un'escort?»
"Con quel braccio? Davvero?"

«No, non batte. Non che io sappia, almeno.»

«E allora che fa?»

Mike gli rivolse un sorriso cupo.
«Tutto il resto.»

Thad aprì bocca per protestare contro quella risposta criptica, ma la richiuse quasi subito. Era ancora l'ultimo arrivato al distretto e gli seccava dover domandare chiarimenti per ogni cosa.
Del resto c'era qualcosa, nel tono di Mike, che gli aveva dato a intendere che quella non sarebbe stata l'ultima volta in cui avrebbe sentito parlare della misteriosa Foxeye.

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Curiosità del giorno

Dal "Grande Dizionario per il XXII secolo":

Cyborg: un essere al confino tra uomo e macchina, dotato di innesti artificiali perfettamente integrati con l'organismo. Il termine è usato per indicare sia androidi, sia esseri umani potenziati.

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