<<Sì scusa, l'avevo perso ma ora sono riuscita a recuperarlo, è una storia lunga...>>
Stringo il cellulare con forza, come se il mio tocco possa in qualche modo arrivare anche a lui.
Lo facevo spesso, i primi giorni della sua detenzione, quando Scott si era promesso non avrebbe più risposto alle mie chiamate ma io continuavo a impugnare con forza quel piccolo aggeggio nella speranza di farmi sentire in qualche modo.
Era una cosa stupida, lo so, quando non si ha altro su cui sperare anche le cose più insignificanti iniziano ad assumere un significato nuovo nella tua mente, ed è quello che facevo anch'io.
Mi aggrappavo al telefono per sentire Scott vicino, anche se lui non rispondeva, per ingannarmi nel percepire un po' meno la sua assenza.

<<È successo qualcosa? Stai bene?>> Mi affretto a dire consapevole dei minuti limitati che abbiamo per comunicare, per sfruttare al meglio il tempo.

<<Io dovrei chiederlo a te!>> Prorompe facendomi zittire.
<<Hai quasi rischiato la tua vita e nessuno ha pensato di avvertirmi. Non che potessi fare granché da questo buco ma sono pur sempre tuo fratello cazzo.>> Mi devo sedere sul divano, presa da un improvviso malessere che mi porta a massaggiarmi la tempia con piccoli cerchi.

<<Avevo davvero perso il telefono Scott e poi...>> Prendo un respiro profondo per cercare di tirare fuori le parole che restano sospese nello stomaco.
<<Non volevo farti preoccupare, hai già troppo a cui pensare.>> Abbasso la voce, terribilmente in colpa per ciò che sta vivendo.
Sarebbe stato inutile avvertirlo per una notizia del genere, sto bene ed è questo ciò che conta, mentre lui ancora si trova in quel posto a causa mia. Non avrebbe avuto senso gravarlo di altre preoccupazioni, oltre quelle che ogni giorno è costretto a vivere e subire in quell'ambiente.

Lo sento sospirare rumorosamente e poi rivolgersi di nuovo a me.

<<Non devi pensare tu a proteggermi, non credere neanche per un secondo che devi farlo. Se c'è un problema tu mi chiami e me lo dici, se qualcuno prova a toccarti tu devi dirlo a me.>> Mi redarguisce scandendo le ultime parole e facendomi sentire di nuovo la piccola bambina che portava sulle spalle. <<Non tenermi allo scuro delle cose importanti che ti succedono, ti prego.>> Sussurra adesso con più dolcezza.

Perché mi basta solo ascoltarlo per venirmi da piangere?

Rivolgo gli occhi verso il soffitto, sbattendo velocemente le palpebre per ricacciare indietro le lacrime che mi appannano la vista. Non voglio farmi sentire debole da lui, non ho intenzione di farlo turbare più di quello che già sembra.

<<È stato papà, non è vero?>> Mi sforzo di sembrare forte, anche se dentro avverto il respiro mancarmi. La sua apprensione mi fa male, è questa la verità, pensare che lui mi voglia ancora difendere nonostante l'ultima volta sia finito lì dentro mi dimostra il legame indissolubile che ci unisce, oltre ogni confine. Ma è soprattutto lui ad esserci per me, mentre io non ho mai fatto abbastanza per meritarlo.

<<Mi hanno comunicato che voleva parlarmi, ovviamente ho detto no. Poi però ha fatto sapere alle guardie la motivazione e a quel punto non ho chiamato lui, ma direttamente te.>> È seccato che sia stato nostro padre a chiamarlo, lo capisco. <<Per giorni, prima che sono riuscito ora a prendere la linea.>> Aggiunge inflessibile.

<<Sta cercando di recuperare i rapporti Scott...>> Provo ad allentare la tensione creata solo nel nominarlo, ma è del tutto inutile perché la sua voce mi interrompe.

<<Non voglio parlare di lui. Dimmi che ti è successo, solo questo.>> Non voglio mentirgli ma allo stesso tempo non voglio angosciarlo, come faccio a raccontare una cosa di cui non ho ricordi senza sembrare intimorita dalla mia stessa condizione?

(Ri)trovarsi 2, quando da soli non bastiamo.Where stories live. Discover now