Chapter 53

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Il suo dito continuava a premere contro le pareti della mia intimità molto lentamente, con movimenti leggeri ed eleganti; nel frattempo le nostre bocche unite si consumavano ogni secondo di più, lasciando poca aria ai miei polmoni, ma era l'unica cosa che volevo in questo momento, volevo lui, soltanto lui.

"Nessuno oltre a me ti può toccare ok?" poggiando due dita sotto il mento portò il mio viso rivolto verso l'alto, solo così potevo scorgere il suo, i suoi occhi parlavano e per quanto tentasse di fare il severo nei miei confronti, vedevo la sua confusione... e tutto d'un tratto mi tornarono in mente le parole di Peterkin -quel ragazzo ha bisogno di aiuto- rimbombavano nella mia testa come un martello pneumatico fa sul terreno duro.

Continuava a muovere il suo dito a velocità costante mentre parlava, il piacere mi stava portando all'apice, era così fottutamente bravo, ma il tutto mi stava distruggendo. Vi chiederete con cosa intendo il tutto, beh mi trovavo sotto la doccia con il serial killer di una poliziotta, con il ragazzo con problemi psicologici elevati e bisogno di aiuto, con il bambino cresciuto con un padre incapace di comprenderlo e dimostrargli affetto, mi trovavo sotto la doccia con l'uomo che amavo.

Sorrisi trattenendo le lacrime ai miei pensieri, era passato quasi un minuto dalla sua domanda tecnicamente retorica e spostai dalla sua fronte i capelli bagnati, arrotolandoli intorno al mio indice come spesso facevo ai miei come un gesto di coccola e poi mi premetti contro il suo petto, avvicinandomi alle sue labbra e alzai le sopracciglia prima di baciarlo, cercando di prendere quel poco di controllo che mi aveva concesso.

Non si lasciò perdere l'occasione e sentì scivolare un secondo dito all'interno della mia figa, mi irrigidì e gettai la testa all'indietro dal piacere, fino a quando non sentì le sue labbra scorrere sul mio collo succhiandolo, lasciandoci vari segni di marchi e quando giunse al mio orecchio lo sentì sussurrare: "piccola ti faccio male?"

Lui stesso comprendeva che tra i due io ero la piccola verginella che aveva tanto preso in giro, ma dopotutto forse il suo amore dichiarato per me era riuscito a divenire più forte di ogni altra cosa che a lui potesse importare e mi sciolsi alle sua parole, facendo scorrere le mie unghie sui suoi pettorali.

"Ti prego continua" ansimai, esattamente stavo raggiungendo l'apice del piacere e sorrise a queste mie parole, amava comandare o meglio: amava comandarmi e avermi sotto il suo totale controllo.

"Voglio sentirti genere" ordinò e le sue dita cominciarono a spingere più forte, ogni secondo sempre di più, ad un ritmo elevato, a momenti sarei venuta. "Rafe" gemetti "sto per venire" mi gettai sulle sue labbra e mi lasciai andare, arrivando al mio orgasmo.

"Piccola" mi prese ai lati della testa guardandomi dall'alto e lasciandomi dei baci leggeri, lo guardai e subito dopo sentì un rammarico percuotermi, lui forse non aveva capito quanto io lo odiassi nonostante tutto e io stavo cedendo a lui, mi facevo così schifo da sola.

Sorrisi di nuovo, ma questa volta generai un sorriso falso e mi levai da quella situazione lasciando scivolare una mia mano giù dal suo corpo, uscendo dalla doccia e avvolgendomi un asciugamano attorno al corpo nudo mi recai fuori dal suo bagno con ancora i piedi bagnati.

"Perché te ne stai andando?" mi chiese non capente, dopotutto lo avevo lasciato nel bel mezzo di un rapporto avente ancora il cazzo in piena voglia, ma non mi sentivo ancora pronta di accontentarlo così, si era vero che mi ero concessa a lui...

"Vado a cambiarmi" dissi frettolosamente e tirando un sospiro di sollievo appena misi un piede fuori da quel maledetto bagno, richiudendo poi la porta alle mie spalle. Lasciai ricadere l'asciugamano per il mio corpo, ritrovandomi nuda nel bel mezzo della sua camera, ma non avevo poi così tanti problemi: la stanza era sicuramente chiusa a chiave, quindi in breve ero segregata dentro.

Indossai le mie mutandine e poi aprendo uno dei suoi armadi afferrai una maglietta grigia della nike, indossando pure quella.

"Ei che ti succede?" piombò nella camera Rafe, con solo i pantaloni della tuta addosso e i capelli ancora bagnati "niente" risposi sedendomi sul suo letto un po' sconcertata e lo guardai compiere i suoi movimenti, nonostante il mio odio per lui era così estremamente bello. "Niente?! Un minuto fa stavamo per scopare e ad un tratto te ne vai? Parla cazzo" urlò incazzato l'ultima frase e i miei occhi divennero lucidi dai suoi comportamenti.

"Aspetta" si avvicinò a me mentre le mia gambe si muovevano irrequietamente per via del nervosismo che avevo indosso "non volevo urlarti addosso" baciò rudemente la mia testa e uscì dalla sua stanza, non sapevo il perché di questa sua azione, ma tanto avevo sentito la chiave girare nella serratura quindi poche possibilità avevo di uscire.

Pov's Rafe

Scesi le scale di casa ripensando a quello che era successo, cazzo era mia finalmente. Sapete quando da bambini avevamo il nostro più grande sogno da realizzare? Beh il mio si era quasi realizzato, quella ragazza era mia e lo sarebbe stato per sempre, non vedevo cosa potesse andare storto in quel momento togliendo il fatto che avessi ucciso una persona davanti ai suoi innocenti occhi, non meritava questo Gaia.

Strinsi i pugni e me li portai alla testa, colpendomi varie volte le tempie fini a che non arrivai in cucina, alla vista di mio padre e Rose cercai di comportarmi nel miglior dei modi. "Rafe amore" si avvicinò quella bionda, non la sopportavo e in quel momento non sapevo cosa volesse da me, avrei soltanto voluto urlarle in faccia ma qualcosa mi tratteneva, semplicemente volevo tornare al più presto da Gaia.

"Dimmi" dissi frustrato mentre aprivo il frigorifero per riempire un bicchiere di spremuta del giorno prima e preparare un semplice panino, cioè il minimo che sapevo fare, dopotutto odiavo la cucina. "Come sta Gaia?" lasciò ricadere un grande sospiro, era dispiaciuta per la ragazzina e non mi sarei stupito che tenesse di più a lei che a me, ma poco mi importava "è sul letto, ora le porto qualcosa da mangiare" risposi schietto e osservai un secondo lo sguardo di mio padre, rabbrividendo solo alla vista.

scelta difficile || rafe cameronDove le storie prendono vita. Scoprilo ora