•capitolo 41

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POV. BLAKE
Sono al corso di storia,ma con la mente sono rimasta a quel pomeriggio al lago. Ormai non presto molta attenzione alle lezioni e questo porta solamente una discesa atroce nel mio rendimento.
Questa università avrebbe dovuto essere il mio sogno,finalmente realizzato,invece sembra solo essere il peggiore degli incubi.

Nella mia tasta c'è solo l'immagine di due ragazzi sotto ad un gazebo. Con coraggio ho ammesso ad alta voce i miei sentimenti,credendo ingenuamente che anche lui provasse le stesse emozioni. Il suo silenzio ha chiarito molto di più di quanto avrebbero potuto fare delle parole.

Nate dopo quel giorno non ha più avuto il coraggio di rivolgermi la parola e questa cosa può solo farmi arrabbiare. Perchè ogni volta che gli rivelo qualcosa di importante si comporta in questo modo? Che diavolo di problemi ha questo ragazzo?

Secondo il parere di Scarlett la reazione di Nate è stata condizionata dalla paura che lo avvolto in quel momento. Io non credo che si tratti di paura.

La campanella distoglie i miei pensieri ricordandomi dell'ora di pranzo. Anche questa volta Scarlett non avrebbe pranzato insieme a me. Da quando ha deciso di candidarsi alle elezioni per diventare rappresentate ci vediamo poco o niente.

Per pranzo compro un semplice panino al bar di fronte all'università e decido di consumarlo nel pieno della tranquillità che trasmette la mia panchina.

Ad un tratto delle voci attirano la mia attenzione. Un adorabile coppia passa davanti ai miei occhi. Devono essersi fidanzati da pochi mesi,il modo in cui si baciano trasmette tutta la passione che reprimono dentro i loro corpi. Il braccio del ragazzo stringe possessivamente la vita della ragazza e quest'ultima appoggia la testa contro la spalla del suo fidanzato.

Questa scena porta alla luce un altro problema. Ad ogni tocco da parte di Nate il mio corpo sembra perdere vita e sono certa che il ragazzo si sia accorto di tutto questo,ma è troppo gentile per parlarne.

Questa situazione è iniziata dal mio brutto incontro con Lucas e l'ipotesi che potesse essere tutta colpa sua comincia a farsi spazio nella mia mente. Purtroppo io non sono una psicologa e non posso stendere una giusta ipotesi riguardo questo tipo di problema.

L'università però all'inizio dell'anno ha messo a disposizione una psicologa per tutti gli studenti. Chissà forse questa donna ha davvero la risposta alla mia domanda.

Mi alzo di scatto dalla panchina senza nemmeno finire il mio panino e cammino fino alla bacheca di fianco alla segreteria.

Sulla bacheca sono appesi innumerevoli avvisi dell'università,i numeri di studenti che vogliono guadagnare qualche soldo dando ripetizioni e tanti volantini pubblicitari.

Con il dito scruto ogni circolare della scuola trovando finalmente quella che tratta della disponibilità della psicologa.

Cerco nella borsa un qualunque foglio per appuntarmi il numero della dottoressa,ricordandomi l'attimo dopo di aver portato con me solo l'iPad quest'oggi. L'unico foglietto che trovo è lo scontrino del panino che ho comprato. Prendo la penna che è legata alla bacheca e scrivo velocemente il numero della psicologa.

Mentre sono intenta a leggere attentamente la circolare la suoneria del mio iPhone cerca la mia attenzione. Che cosa vuole Scarlett?

"Hey,allora sei viva!" esclamo ridacchiando. Sistemo lo scontrino nella borsa e porgo la mia attenzione alla ragazza che dall'altra parte del telefono farfuglia qualcosa.

"Scarlett?"

"Blake... ecco io,avrei bisogno di un favore. È davvero importante."

"Di che cosa si tratta?"

"Dovresti andare dal preside e ritirare il permesso per il discorso di presentazione nell'anfiteatro." dice tutto ad un fiato.

"Cosa? Vai tu Scar io non so nemmeno niente del discorso di presentazione e non so se mi danno il permesso,io non c'entro nulla con le elezioni!" esclamo passandomi una mano fra i capelli.

"Sono piena di lavoro fin sopra i capelli e senza quel permesso salta tutto! Per favore,siamo nelle tue mani."

"Okay,vado io. Tranquilla!" esclamo sconfitta dalle sue parole.

"Grazie mille,sono in debito con te. Ti voglio bene!" esclama queste parole con un tono gioioso per poi attaccare.

Depongo le possibilità di chiamare la psicologa e mi incammini verso l'ufficio del preside,riflettendo sulle parole adatte da usare con quell'uomo.

POV. NATE
Sospiro per l'ennesima volta contrario alla decisione dell'allenatore. Mandarmi addirittura dal preside credo sia una decisione drastica. Infondo ho solo tirato un paio di pugni ad un mio compagno di squadra,ma quest'ultimo mi ha insultato e ho avuto tutte le ragioni per mandarlo al diavolo.

La verità? In realtà non è così importante per me finire nell'ufficio del preside,almeno finchè non lo scopre mia mamma,alla fine cosa mai avrebbe potuto farmi? Mi avrebbe dato una delle tante punizioni e mi avrebbe congedato con un richiamo. Non credo abbia nel cassetto una frusta o qualcosa di simile.

Arrivo in segreteria e mi accoglie la solita donna che presiede quel posto.

La donna alza gli occhi verso di me tenendo fisse le dita sulla tastiera del computer,mi squadra dalla testa ai piedi per poi prendere parola.

"Serve aiuto,ragazzo?"

"Devo vedere il preside,ordine dell'allenatore."

La donna ridacchia annuendo,percepisco quella risata come una risata sarcastica e questo irrita il mio sistema nervoso maggiormente.

"Aspetta un attimo."

Annuisco sedendomi su una delle sedie scomode e di plastica attendendo silenziosamente un cenno da parte della donna.

Qualche minuto dopo la segretaria richiama la mia attenzione facendomi segno con la testa di poter entrare nell'ufficio del preside.

Sento che non appena varcata quella soglia verrò sgridato come un bambino.

Un Amore TatuatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora