Capitolo Nono
La mattina ci svegliammo per andare a scuola, e quando scendemmo per fare colazione Jason chiamò in un angolo Frank. Parlarono per un po’, mentre io li scrutavo senza farmi vedere, bevendo il caffè dalla mia tazza rossa.
Quando ebbero finito e Frank si sedette al suo posto accanto a me aveva un’espressione turbata.
“Ehi Frank” lo chiamai, “va tutto bene?” Lui annuì poco convinto, ma io non feci altre domande. Forse quello che gli aveva detto Jason era una cosa privata e anche se noi ci dicevamo tutto, quando si trattava di Jason le cose cambiavano.
Visto che non pioveva più, io e Frank andammo a scuola a piedi e per tutto il tragitto si limitò a rispondere a monosillabi alle mie domande. Anche quando lo vedevo fra una lezione e l’altra per i corridoi si limitava a mandarmi dei sorrisi veloci, era preoccupato, e sicuramente la causa era la conversazione che aveva avuto con Jason quella mattina.
Quando tornammo a casa quel pomeriggio Jason mi annunciò che sarei dovuto andare con Ray a fare la spesa, perché lui doveva rimanere a casa con Mandie, la più piccola, che era malata. La cosa mi suonò davvero strana, tuttavia non feci commenti e ubbidii.
Ray aveva preso la patente e quindi guidò lui. Io ero stato bocciato, e non avevo voluto riprovare, forse prima o poi avrei ritentato.
Al supermercato con Ray non feci una parola, e anche quando mi chiese che cosa avevo mi limitai a rispondere con un’alzata di spalle.
Non appena fossi arrivato a casa, avrei chiesto a Jason cosa aveva detto a Frank, non aveva nessun diritto di farlo stare così male, nessuno ce l’aveva.
Scaricai la spesa velocemente con Ray e mi accorsi che erano tutti in cucina, anche Mandie c’era e sembrava stare benissimo, almeno fisicamente. L’unico che mancava era Frank.
Mi misi davanti a tutti. “Che c’è?” feci brusco.
Jason si alzò dalla sedia dove stava prima e fece segno a tutti gli altri di lasciarci soli, poi mi venne incontro.
“Qualche giorno fa ho ricevuto una chiamata.” Non mi piacque per nulla come cominciò il discorso. “Non so perché proprio adesso, ma sapevo che prima o poi sarebbe successo. È stato difficile. Ed è per questo che vi ho detto tutto all’ultimo minuto.”
Lo guardai confuso facendo un passo indietro. “Cosa intendi?”
Sospirò rumorosamente e riprese a parlare. “La chiamata era della madre di Frank.” Rimasi a bocca aperta, incapace di dire qualsiasi cosa. Aspettai che continuasse. “Mi ha detto che dopo che Frank era stato preso dagli assistenti sociali e portato qui, suo padre è andato in carcere. Un mese fa circa è morto, non si sa ancora quale sia la causa. Comunque, la madre di Frank ha chiesto al tribunale dei minori di poter riavere suo figlio. Ti chiederai perché in precedenza gli era stato tolto. Semplicemente perché era troppo scossa e scioccata da quello che era successo con suo marito e in ogni caso non avrebbe avuto abbastanza soldi per farlo crescere. Qualche tempo fa ha trovato un lavoro e si è sistemata completamente. Il tribunale ha deciso che poteva riprendersi suo figlio, e stamattina ho detto a Frank che sua madre lo sarebbe venuto a prendere. Mentre tu eri con Ray a fare la spesa se ne sono andati. Mi dispiace.”
Lo guardai, aspettando che dicesse che era tutto uno scherzo e sperando con tutto me stesso che fosse il primo di aprile, ma purtroppo nessuna delle due cose erano vere. Sentii un formicolio sulle guance e capii che stavo piangendo. Non avrei voluto.
Trovai la forza per fare una domanda. “Dove abita sua madre?”
“Dall’altra parte degli Stati Uniti, in New Jersey.” Mi fissava con comprensione, ma lui non aveva una minima idea di come mi sentissi.
Era ovvio, non lo avrei mai più rivisto. Adesso stava dall’altra parte dell’America, con una madre che gli voleva bene e che lo coccolava, e io ero rimasto lì, da solo.
Jason trafficò nelle sue tasche e ne tirò fuori un foglio stropicciato. “Mi ha detto di dartela.”
Era una specie di lettera. La presi dalle sue mani e uscii di casa, con il foglio in mano.
Mi diressi verso il punto delle spiaggia in cui ci eravamo baciati e mi sedetti sulla sabbia bagnata.
Il foglio era stato strappato da un quaderno, molto probabilmente l’aveva scritta quella mattina a scuola. Mi tremavano le mani.

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Memories
RomanceQuando dico che amo la mia vita la gente mi guarda come se avessi bestemmiato, come se avessi appena detto che è il Sole che ruota intorno alla Terra, e non viceversa. Eppure è così, e io non posso farci nulla. Non ho mai conosciuto i miei genitori...