Con il fine di svincolarsi dal forte attrito dell'aria, si era pressoché sdraiato sul telaio della Yamaha: il suo portamento fiero assomigliava pericolosamente a una moderna rivisitazione delle gesta di Gianciotto Malatesta.

Se, all'inizio, l'abbandono di Camila gli era parso il preludio di un divorzio annunciato da mesi, quando aveva appreso dell'ulteriore assenza di Lauren si era subito indirizzato verso la voce «adulterio»; e sebbene il relativo articolo del codice penale, il 559, fosse stato abrogato ben diciassette anni prima, e stessa sorte fosse toccata al numero 587, che regolava il cosiddetto «delitto d'onore», nell'agosto del 1981, nella sua rigida mente di uomo del ventesimo secolo non erano stati compiuti i medesimi passi legislativi, giuridici e sociali soprattutto. Dunque era pacifico che si sentisse oltremodo legittimato a sanare in prima persona quella ferita.

Ci consola sapere che buona parte del Paese reale di allora non ragionasse similmente.

***

Dopo la dipartita del crepuscolo, che in quel luogo aveva favorito una precipitazione di umidità di rari eguali ed era accompagnata dalla presenza di un aggressivo contingente di zanzare, Camila fermò i capelli in una lunga treccia. Lasciò che essa ondeggiasse al ritmo dei suoi passi, e che la porta del bagno si richiudesse dolcemente con la pendenza.

Oltre il varco costituito dal tetto a soffietto, Lauren si era già rifugiata sotto le coperte. Leggiucchiava una rivista dozzinale rimediata all'area di sosta presso cui avevano cercato ristoro, appena varcato il confine tra la Toscana e l'Emilia-Romagna. Accomodandosi sul suo grembo, Camila gliela sottrasse abilmente. Il più piccolo accenno di protesta, che probabilmente riguardava la visita di un certo marchese, perì con estrema arrendevolezza sotto le premure delle sue labbra.

Sospirando, la corvina depose le palme sulle sue caviglie, e le fece scivolare lungo la stoffa spessa delle parigine, fino all'orlo doppiamente rigato di bianco. Uncinò il retro delle sue ginocchia e la tirò più vicina a sé.

- Camz – impetrò, quando la minore si avventurò lungo il suo collo. – Io non... -.

Ma anziché ostinarsi con una inadeguata quantità di erotismo fine a se stesso (come spesso aveva fatto Christopher, mannaggia a lui e al suo ego), ella si accoccolò nell'incavo formato dall'incontro tra la sua mandibola e l'orecchio destro. Vi strofinò il naso con rinnovata familiarità e - Lo sé, querida, lo sé – rassicurò, con tono infarcito di una profonda affezione.

Lauren si premurò di coprirla con la trapunta di cui in precedenza aveva beneficiato in solitudine.

- Secondo te è stato un azzardo? – eruppe, a luci ormai spente.

In verità non dubitava della necessità di quella fuga, ma si preoccupava delle conseguenze che essa avrebbe scatenato, che nella sua opinione erano già paragonabili a una guerra civile; una guerra civile che sarebbe risultata assai più sanguinosa della stessa faida, una volta che gli antagonisti (Don Cabello in primo luogo, suo fratello Christopher, Ottilia e suo padre Michael, e magari persino Taylor) avessero riconosciuto attivamente la cagione di fondo che l'aveva spinta a tanto.

- E perché mai, Lo? Prima o poi doveva succedere – mugugnò distrattamente Camila, che aveva appena calato le palpebre per rilassarsi e dunque non si aspettava di imbastire una conversazione che non si basasse esclusivamente sul reciproco respiro. – Sapessi quanto grata sono per quello che hai organizzato a mia insaputa. Insomma, quanto ancora avrei potuto resistere, separata da te? -.

Lauren fu più volte sul punto di interromperla per ribattere, ma infine tacque. Con le mani percorse in lunghezza la treccia che ella aveva sapientemente assemblato. Nel momento in cui la disfò del tutto, silenziò i suoi versi contrariati con una tenerezza che sapeva estremamente gradita: un lento massaggio alle radici dei capelli.

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