Due - Colazioni intense

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La mattina seguente mi ero svegliata stranamente di buon umore, non ero sicura del motivo ma poco mi importava. Erano rare le volte in cui iniziavo la giornata senza un giramento di palle e preferivo godermi un'altra buona mezz'ora - come minimo - nel letto a poltrire senza sprecare tempo a farmi domande inutili.

L'intenzione di chiamare i miei genitori per licenziare il babysitter era quasi scomparsa. Non sembrava poi così male, e non posso negare che la sua presenza fosse un grande piacere per i miei occhi.

Mi trascinai via dal letto, disfando tutte le lenzuola e arrotolandole ai piedi del letto. Mi pentii amaramente della mia azione quasi all'istante, poiché ricordai che sarebbe toccato a me sistemare il letto e al momento la voglia e di farlo era lontana anni luce da me.

Mi stropicciai gli occhi con le nocche, ancora mezza addormentata. La luce che si era infiltrata prepotentemente nella mia stanza, non solo mi aveva svegliata ma ora puntava dritta verso me e i miei occhi che riuscivo a tenere aperti a malapena. Distesi le braccia in aria, spalancando le labbra in un grande e rumoroso sbadiglio, senza preoccuparmi di coprire con una mano la bocca aperta. Comportamento di sicuro poco femminile, ma anche questo non era un problema, o almeno io non lo ritenevo tale.

Mi guardai allo specchio: il mio aspetto non era certo dei migliori. La maglia mi arrivava fino all'ombelico, i pantaloncini corti riuscivano a malapena contenere il mio sedere, nonostante non fosse stato grandissimo. Il vero dramma, non era il mio super sexy outfit da notte, bensì la mia faccia. Avevo gli occhi impiastricciati di eyeliner e mascara, che il giorno precedente erano impeccabili e che per la mia onnipresene pigrizia non avevo rimosso, ma che ora mi davano l'aspetto di una pazza scappata da un ospedale psichiatrico.

Decisi di andare in camera di mio fratello per svegliarlo, ma prima di farlo andai in bagno e mi assicurai di pulire tutto il trucco dagli occhi per evitare di fargli venire un attacco di cuore che avevo rischiato di avere io guardandomi qualche minuto prima.

Erano già le nove di mattina, e stava ancora beato nel mondo dei sogni, mentre stringeva a se il suo orsacchiotto. L'idea di tornare a dormire mi balenò per la mente e quasi mi convinsi di farlo. Ma quando mi ricordai di tutta la forza fisica e mentale che avevo tirato fuori e adoperato per liberarmi dal letto e struccarmi, accantonai quell'ipotesi che ancora mi tentava e a cui continuavo a resistergli a malapena nonostante provassi a convincermi dello sforzo che avrei dovuto compiere una seconda volta per rialzarmi.

«Amore svegliati.» mi abbassai verso di lui per poi scuotergli dolcemente il braccio piccolo avvolto al peluche. Lo vidi aprire con malavoglia gli occhi piccoli assonnati, mentre mugolava qualcosa di incomprensibile, che sembrava quasi essere una protesta.

«Buongiorno piccoletto.» gli scompigliai i capelli biondi, facendolo innervosire. Sapevo che odiava quando lo facevo, ma i suoi capelli erano sempre dannatamente composti e io sentivo il dovere di distruggere quell'ordine che proprio non mi apparteneva.

«Non sono piccolo!» protestò, appunto, balzando fuori dalle coperte e cercando disperatamente le sue infradito a terra. Le indossava sempre d'estate, mia madre era una maniaca del pulito, ed una sola orma del suo piedino a terra, poteva suscitare in lei l'ira di Dio.

Risi internamente, se il giramento non lo avevo io, doveva averlo per forza lui.

«Tieni.» gliele porsi dopo essermi inginocchiata a terra e averle scovate sotto il letto. Lo vidi infilare i suoi piedini e poi andare dritto in cucina. Probabilmente si aspettava che la colazione fosse pronta al tavolo - come quando c'era mamma - e così anch'io.

Arrivata a tavola, notai che il babysitter, Harry, non si era ancora svegliato. Conoscendomi, mi sarei adirata, insomma, era stato pagato - e non poco - per occuparsi di noi ed ero fermamente convinta che preparare almeno i tre pasti principali della giornata rientrasse nelle sue competenze e soprattutto nel contratto. Ma non avevo voglia di sprecare energie, anche se non ne avevo, per arrabbiarmi inutilmente e giustificai la sua assenza e quella della colazione con la possibile stanchezza e ansia dovuta al traffico della serata prima.

Babysitter ➵ h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora