sono tornato! e no, non è il film su Mussolini, anche se il tema è la guerra...
e comunque sempre di un film vorrei parlare e di un attore in particolare, anzi di un regista che però è stato sicuramente più noto come attore e cioè il nostro cosiddetto "Albertone nazionale"... Alberto Sordi. L'epiteto a me non è mai piaciuto, ma lo ha sempre identificato a perfezione negli oltre 50 anni della sua carriera.
I più giovani non lo conoscono molto, temo... ma va riscoperto... e io ho tentato di farlo in questi ultimi due anni a partire dal periodo di isolamento pandemico in cui ho cercato, visto e a volte rivisto film come questo che si chiama proprio "Finché c'è guerra c'è speranza", (il titolo non era uno scherzo).
L'Albertone si dipinge come un mercante d'armi internazionale al soldo di mercenari senza scrupoli che si arricchiscono smerciando proprio queste armi nei paesi in guerra del terzo mondo per foraggiare gli eserciti degli stati con lo scopo di sedare le ribellioni secessionistiche delle popolazioni locali. Spregiudicato, solo orientato a fare denaro per una famiglia esageratamente esigente il nostro Albertone alterna situazioni tipiche della sua usuale ilarità alla realtà drammatica di quello che le armi smerciate inevitabilmente finiscono per provocare.
A vederlo oggi c'è davvero tutto: l'Africa divisa tra colonialismo e ribellione con i poteri del tempo (americani e sovietici) a foraggiare ed armare gli uni o gli altri , a seconda della convenienza ... (come di recente è successo con le varie primavere arabe che hanno portato in ultimo alla creazione del terrificante impero dell'ISIS).
Il potere indefinito delle armi che muovono stati, guerre, orrori di ogni sorta con scene che ricordano molto da vicino il Vietnam , l'Iraq e l' Afghanistan...
il nuovo potere dei media che può determinare l'ascesa o il declino di poteri e personaggi politici e non.
Siamo nel 1974, anno di uscita di questa pellicola, a pochi mesi dalla liberazione di Angola e Mozambico dal colonialismo portoghese con la caduta di Salazar, così come sarebbe successo per altri stati nel breve e di recente.
Infine una chiosa sulla lingua usata a cavallo tra il romanesco e il milanese e le lingue europee , francese, inglese, portoghese e spagnolo... una sorta di mix di dialoghi che ricordano molto da vicino il mai nato esperanto.
Ma la cosa più importante sta alla fine del film , non la anticipo e non la spoilero....