20.

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TWENTIETH EPISODE
la barca galleggia tra le onde mentre si dirige verso casa, guidata da john b.
verso le dieci abbiamo deciso di partire verso gli outer banks. abbiamo fatto colazione, facendo cadere dei cocchi dagli alberi.

è stata un'esperienza primitiva. adesso so, almeno, come si prendono, nel caso dovessi essere sola in un isola deserta.

"svolta verso ovest" pope assottiglia gli occhi, guardando sulla cartina, illuminata dai raggi solari.
"che dite? una canna alle dieci è too much?" domanda kiara, con i piedi a penzoloni, fuori dalla barca. mi son seduta proprio accanto a lei.

"le canne non hanno orari" dichiara jj, che striscia la lingua sulla cartina, per poi rollarla. non riesco a smettere di guardarlo mentre ne fa, è ipnotizzante.

ne fa quattro, escluso sempre pope. "guarda, che prima o poi dovrai provarla. non è così male" esclamo facendo un tiro, per poi far fuoriuscire il fumo dalle mie narici.

"non voglio diventare un drogato" sbotta lui, continuando a guardare la mappa geografica.
"ci stai dando dei drogati?" domanda john b ironicamente, facendo manovra.

ci stiamo avvicinando al porto. "lo siete" fa spallucce pope. non so sinceramente come si sia ritrovato qui, tra loro. ma potrei pormi anche a me questa domanda, visto che ho conosciuto a caso questi ragazzi

"terra in vista" kiara tira i piedi dalla barca, l'acqua inizia a farsi bassa. a scendere dalla nave è jj, che attacca la barca al molo.

finalmente poggio i piedi sul pavimento, dopo un viaggio di un'ora. sto letteralmente morendo di fame. "che dite di venire a casa mia? c'era il brunch stamattina" propongo. come è messa la situazione non è proprio l'ideale, ma non sto portando dei criminali, sono miei amici.

"vuoi suicidarti?" ridacchia john b, affiancandomi.
"probabilmente sto andando incontro a morte certa, ma bisogna rischiare nella vita"






la dimora hawkins è bella come sempre. curata, accogliente e spaziosa. casa perfetta, famiglia di meno. oramai sto passando più tempo fuori che a casa. e stanotte non sapevano neanche dove fossi.

mi ammazzeranno. premo il campanello, e ad aprirmi è il maggiordomo, che mi squadra, prima di farmi entrare.

oltre a del cibo, ho bisogno anche di una doccia. sono caduta in quella fossa e mi son riempita di terra, ho dormito in una capanna fatta a casaccio, e mi son riempita di sabbia. credo che la mia pelle stia chiedendo pietà.

"eccoti brianna, ci hai fatto preoccupare" accompagno i miei amici fino al salotto, e li proprio mayron, jonelle, e rafe, sono seduti.

non mi aspettavo che anche l'ultimo stesse in pensiero, ma mi son completamente scordata di avvisarlo. pertanto, degli altri due non mi preoccupo.

"dove sei stata?" jonelle mi viene incontro, e alla sprovvista, mi abbraccia teneramente. okay, no.
mi allontano con tutta la delicatezza che ho.

anche rafe decide di prendermi tra le sue braccia, ma, rispetto all'altro, questo è più che gradito. ora riesco ad abbracciarlo, mi sembra di star passando quella mia brutta preoccupazione.

"c'è stata la tempesta, non siamo potuti tornare in barca ieri sera" annuncio, ancora tra le braccia del mio ragazzo. credo di poterlo chiamare così, si.

mi porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio, e posa le sue labbra sulle mie furtivamente, e velocemente. "okay, emozionante, ma io ho fame" jj interrompe questo momento, battendo le mani, per attirare l'attenzione di tutti.

"ah, voi dovete stare qui?" domanda mayron, con tono duro e scontroso. "si, dobbiamo mangiare. è rimasto qualcosa dal brunch?" chiedo.

mia madre adottiva annuisce, facendoci strada verso la grande tavola all'esterno. fa troppo caldo per mangiare in sala.

sιmιᥣᥲr // jj maybankDove le storie prendono vita. Scoprilo ora