13.

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THIRTEENTH EPISODE
continuo a mescolare a lungo i miei cereali nel latte caldo, stanno diventando così morbidi da sciogliersi in esso. non ho voglia di mangiare, e mi sento giù, dannatamente giù.

giro e rigiro i miei anelli per il nervosismo, e mi tocco in continuazione i capelli, che ho lavato stamani, e che si stanno asciugando.

non mi andava di fare colazione in sala, e di incontrare qualcuno degli hawkins, proprio per questo mi sono rifugiata in camera mia.

nah, non la sento come camera mia. non sono a mio agio in questa casa, quindi come potrei considerarla il mio rifugio?

forse, e davvero, i tempi migliori erano quelli in istituto. ero chiusa lì, ma almeno mi trovavo bene con tutti, e non avevo problemi familiari.

chissà perché i miei genitori adottivi abbiano deciso di prendermi. hanno una figlia, una famiglia già compatta, che senso c'è?

"chi è?" chiedo, quando alla mia porta sento dei tocchi. "sono sarah" oh, da quanto non la vedo.
lascio la tazza sul comodino, e apro la serratura che era chiusa a chiave. non voglio che nessuno entri, senza il mio permesso.

"ciao" mi prende tra le sue braccia, e si accomoda sulla poltrona della stanza. io, invece, ritorno a dov'ero prima, a girare il cucchiaio nella tazza, consapevole che non berrò nulla.

"ti va di andare a fare un giro?" esclama sorridendo, tirando fuori dalla sua borsa, lo scontrino di una boutique. "ho appena comprato un vestito strepitoso, voglio portare anche te" dichiara felice.

"sarah, quelle cose che ami tu non sono per me. preferirei fare un giro al molo, oppure in bici"

"lì c'è puzza di pesce" tira gli occhi al cielo, "e poi, ieri la tempesta ha tirato giù tutto. ci sono i negozianti che manifestano per aver un risarcimento dei danni, pensa un po'"

"non ho voglia di uscire comunque"
"perché sei così giù in questi giorni?" chiede, preoccupata, affiancandomi sul letto.

"non lo so" alzo le spalle, procedendo a bere un sorso di latte, che si è raffreddato. "e che dici di un po' di surf?" la guardo con un sorriso compiaciuto.

"mi sacrificherò e cadrò mille volte nell'acqua, ma almeno ti divertirai" mi incita ad alzarmi ed a indossare qualcosa al volo.





arriviamo in spiaggia. io ho deciso di mettere un costume bianco, lei ne ha preso uno in prestito alla mia grande collezione, uno arancione, che risalta perfettamente sulla sua carnagione abbronzata.

come sempre, affittiamo delle tavole da surf al negozio apposito, e saliamo sopra, una volta in acqua. o meglio, io salgo, lei cade.

scoppiamo a ridere entrambe, quando in lontananza pope e john b, urlano il nostro nome.
"avete bisogno di essere salvate?" il secondo, alza la voce, posizionando ai lembi delle labbra, le mani, per intensificare il suono.

"sarah cade in continuazione" dico appositamente, sarebbe un sogno se john b e lei si mettessero insieme, ma hey, lei è praticamente fidanzata da un sacco con topper, che per la cronaca, non è neanche tanto carino.

boh, secondo me si fidanzeranno tra nobili. come si portava nell'antichità, praticamente.

entrambi si gettano a mare, e ci raggiungono, un po' più lontano dalla costa. "ci sono anche io" che ci fa rafe qui? ma a quanto pare, anche lui ha voglia di farsi un bagno.

arriva, e pope e john b sembrano molto irritati da questo. come biasimarli. io sono come kiara, tengo i piedi in due mondi, ma vorrei davvero entrarne in uno solo. non è possibile fino a che non divento maggiorenne. cavolo.

sιmιᥣᥲr // jj maybankDove le storie prendono vita. Scoprilo ora