12.

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TWELFTH EPISODE
mi sveglio di soprassalto, tutta sudata. cavolo. ho letteralmente sognato mio padre prendermi a pugni.
da quando ho accettato il fatto di dover andar di nuovo nella casa a charleston, mi ritornano spesso gli attacchi di panico.

ne ho sempre sofferto, da quando mia madre è morta, ma si erano calmati non appena sono stata presa in istituto. li si che stavo piuttosto bene, anche di più rispetto a casa hawkins.

dei tuoni mi rimbombano nelle orecchie per la seconda volta. la tempesta dell'uragano agatha sta arrivando a quanto pare.


fare una doccia è la cosa migliore quando ci si sente un pochetto giù. sistemarsi, rendersi presentabile, e aumentare la propria autostima con un giusto outfit.
non si sa mai, metto un costume arancione, sotto i miei soliti pantaloncini e una maglietta bianca.

anche i capelli, potrei raccoglierli in una bella coda di cavallo. perché no.


si prospetta una giornata lunga, all'insegna del noioso. passo il tempo a mangiare, guardare film, serie, e a cercare work out che non farò mai.

capita solo a me di voler migliore il mio fisico, ma poi mi ritrovo al frigorifero? è il mio luogo preferito.

sono alla prima puntata della serie che ho appena iniziato: shameless. non so cosa sia. l'ho premuta a caso mentre girovagano su amazon prime video.

letteralmente io, che sono andata su amazon per comprare delle tavole da surf, e mi son ritrovata li.
come è possibile?

"mi liberi la tv?" prendo un colpo, quando sento una voce proveniente dalle scale mentre sgranocchio i miei popcorn. "no" rispondo. se è arrogante con me, tocca esserlo anche con elinor.

"dai smamma" la rossa acchiappa il telecomando, ma hey, non me lo lascio sfuggire. una tira l'altra.
è divertente vedere fino a che punto si resiste.

"sembrate due sorelle, finalmente direi" jonelle, che fino ad adesso non si era sentita, scopriamo ci stia osservando dalla porta del salotto, con le braccia incrociate, e con un sorrisetto stampato sul volto.

"ma anche no" sbotta la ragazzina che non si arrende, continua a tirare il telecomando verso di se.
"elinor, che dici di andare di sopra?" propone la donna.

"assolutamente no. non vuol dire che sia stata adottata, deve avere tutto quel che vuole" grazie per farmi sentire ancor più fuori luogo elinor.

"nessuno qui ti ha mai voluta brianna. nessuno. non hai neanche una madre, perché jonelle non è la tua, ma è la mia" colpo al cuore quando tocca mia madre biologica. quanto più essere infame una ragazzina del genere?

inevitabilmente le tiro uno schiaffo, in pieno volto.
mi ha davvero ferito. mi guarda arrabbiata, come se mi stesse per attaccare, ma le mani delicate e curate di jonelle si posizionano sulle sue spalle, facendola indietreggiare.

"brianna, scusala ti pr-" non la faccio finire. "vorrei tanto non essere capitata qui" dico, tra le lacrime che stanno rigando il mio volto.

"e ora dove vai?" la signora alza il tono della voce, mentre inizio a correre verso il piano superiore.
"da mia madre, quella vera"

"ma siamo nel pieno di una tempesta!", "non mi importa"





il surf è l'unica cosa che mi calma. perché so che tra quelle onde è dispersa l'anima di mia madre.
e quando ci sono dentro, mi sento abbracciata, cullata da lei.

è proprio dalla riva, che osservo le onde contrarsi violentemente sulla costa, andando contro i miei piedi.

ancora mi chiedo perché io sia finita agli outer banks. perché in questa famiglia? che vuole solo pormi regole, ma che continua a considerarmi diversa, e non di casa.

sιmιᥣᥲr // jj maybankDove le storie prendono vita. Scoprilo ora