FOURTH EPISODE
"hey, buongiorno" la mia sorellina scende dalle scale, e al mio buongiorno non ricevo neanche una risposta. quanta pazienza.a raggiungerci al tavolo, dove entrambe stiamo facendo colazione con the freddo e biscotti al cioccolato, sono mayron e jonelle.
hanno una faccia piuttosto preoccupata.
si siedono proprio di fronte a noi, ponendo le mani sul tavolo e incrociandole. che succede?"brianna, dobbiamo parlarti" mayron usa un tono dolce ma diretto. e ora cosa ho combinato? non ho fatto nulla. se non fumare una canna ieri, ma come l'hanno saputo?
"sappiamo cosa è successo alla festa" sbianco. non mi prenderanno per una drogata vero? spero proprio di no, perché non ho voglia di essere mandata via.
"chi ha sparato?" oh che sollievo. aspetta un momento. che ne sanno loro degli spari. avranno sentito. la nostra casa dista pochissimo dalla spiaggia in cui si è svolta la festa. di sicuro non ha parlato topper, perché anche lui ha le sue colpe.
"non ricordo il nome" non so perché lo sto coprendo. non so chi sia, mi sta li, ma sono l'ultima ragazza in questo mondo che fa la spia.
"sicura? cerca di ritornare a ieri sera. non sai neanche descrivermelo" il signore continua a provare per tirarmi fuori qualcosa.
faccio la finta tonta, okay devo per forza tirare in ballo la birra. "scusami mayron, ma non lo so. ieri ho bevuto un pochino" beh, proviamo a ridurre la colpa dell'alcol, dicendo che ne era poco. potrebbe funzionare.
"hai bevuto?" domanda jonelle. "poco, però non ero attenta capite" no, brianna, non tirare fuori altre cazzate ti prego.
"uh, la nuova arrivata si ubriaca anche" elinor, si alza da tavola utilizzando un tono accusatorio.
"smettila elinor, un po' non fa male" interviene nostra madre. oh, per fortuna che non l'hanno presa a male."ascolta. noi poliziotti abbiamo alcuni sospettati. non mi fido ne dei kooks ne dei pogues. quindi, per favore, oggi raggiungimi in ufficio" oh merda.
"te l'ho detto mayron, io non mi ricordo" imploro di lasciarmi andare, ma mio padre non vuole sentire.
"quando lo vedrai, di sicuro ti ricorderai. funziona così" anche lui si allontana dal tavolo, e si rifugia nel salotto, camera accanto."sai eccome chi ha sparato" di nuovo. elinor, potrebbe smetterla? non lo sapremo mai.
"non lo so, stanne fuori, grazie"dopo un'oretta in spiaggia, salgo a casa con costume e ciabatte bagnati. spero solo di non aver lasciato acqua dappertutto. devo vestirmi, e farmi una doccia.
mayron mi ha scritto di recarmi in ufficio alle cinque. devo cercare di essere puntuale, nonostante io non sappia che fare. ma perché lo sto proteggendo? magari può essere anche un delinquente. avere una pistola non è da tutti.
jeans, canotta che mi arriva all'ombelico, e delle infradito colorate. in spalla il mio solito zaino, che porto con me ovunque. come da routine, prima di uscire, copro con del correttore le cicatrici da bruciatura di sigaretta. più le guardo, più mi sale l'odio per quell'uomo di merda che tanto amavo.
infondo se ci penso, è sempre stato così, soprattutto nei confronti di mia madre. faceva bene a non dargli ascolto. se fosse stato per lui, lei non poteva neanche uscire per prendere un caffè con le amiche. perennemente geloso, ma, essendo piccola, non me ne sono resa conto.
al centro della divisione degli outer banks, la caserma dei poliziotti e dello sceriffo della cittadina.
entro salutando, e all'ingresso vengo identificata, controllando anche il mio zaino. credo sia una procedura standard."l'ufficio dello sceriffo è la terza stanza sulla destra" annuncia la donna nera, dai capelli corti.
"la ringrazio, peterkin" leggo il nome della signora sulla sua giacca, sorridendole.cammino nel corridoio, fino ad arrivare alla porta indicata dalla donna. attaccata, c'è una targhetta 'sceriffo della contea di kildare hawkins" beh, una scritta un po' più corta? ma tutto ciò è figo.
busso, battendo il pugno tre volte. riesco a percepire un invito ad entrare, e così giro la maniglia ed entro nella stanza.
un ufficio di tutto rispetto: una scrivania un po' disordinata con alle spalle una grande cartina, e poi di fronte, sono posizionate tre sedie.
tre ragazzi seduti. due non li conosco, non so neanche chi siano, mentre l'altro purtroppo sì.okay che il suo amico stava per essere strozzato, ma tirare una pistola fuori? davanti a una sessantina di persone? mi sembra assurdo. forse perché non ho mai avuto un'amicizia duratura con nessuno, magari non posso capire il legame.
"salve" incrocio le braccia poggiandomi al muro, i miei occhi ricadono su jj. perché non si prende la colpa, invece di far rischiare altri due innocenti?
"ciao brianna. per favore, ti ricordi di uno di loro? dammi un nome" sarebbe facile, mayron. io non voglio incolpare nessuno, ma allo stesso tempo non voglio che quei due innocenti possano rischiare una multa o degli arresti domiciliari per colpa mia e per la mia mancata sincerità.
mi spiace jj. pensavi prima alle tue azioni.
"lui, si credo sia lui" faccio un cenno verso il biondo, che si passa una mano tra i capelli prima di indurire la mascella. carino però. no, è letteralmente un delinquente."bene, gli altri due fuori. brianna, accompagnali. maybank, tu non pensare di svignartela" seguo gli ordini, portando fuori i due, e mi siedo su una delle tante poltrone in corridoio.
aspetto circa dieci minuti. non mi sembra ci sia molto casino qui ad outer banks. sono entrate un paio di signore per delle denunce, ed un uomo che stava cercando un agente.
finalmente la porta si apre, ad uscire però è solo jj, che cammina con le mani in tasca.
mayron avrà altro lavoro da fare, posso andare anch'io.prima di cominciare a camminare però, jj, mi viene incontro, e mi ritrovo faccia a faccia con lui, qualche centimetro di distanza.
indietreggio inevitabilmente. non riesco a sopportare il contatto fisico, anche per poco, con un essere di sesso maschile. è una paura che ho da quando ho subito abusi da mio padre. mi viene la pelle d'oca solo a pensarci.
"ascoltami bene, dovresti ringraziarmi, perché al contrario di te, non ho detto a tuo padre che tu hai fumato erba ieri" tiene gli occhi fermi sui miei.
"non minacciarmi maybank" sbotto io, non lasciando il suo sguardo neanche per un secondo.
"ora sai anche il mio cognome?" domanda con un sorrisetto sul volto. "sono una tipa attenta""sono agli arresti domiciliari per colpa tua" dice alzando il tono della voce, mentre si incammina verso l'uscita della caserma.
"se ci tenevi tanto alla tua libertà non tiravi fuori una cazzo di pistola!" sbotto io. e comunque non mi dovrebbe importare.
"non sai neanche cosa voglia dire amicizia kook, il mio amico poteva morire"
"cos'è? una nuova serie, dopo mio figlio poteva morire?" domando con tono arrogante.
la risposta non la ricevo, anzi una silenziosa. il terzo dito di jj. mi contengo a non mandarlo a quel paese, siamo comunque in una caserma.le porte scorrevoli lasciano via libera a jj, che esce, scomparendo dalla mia vista.
varco anche io la porta d'uscita. tornerò a piedi fino a casa hawkins.
bene, la strada è anche bloccata. ancora jj.
ma stavolta non mi sembra mostrare la sua sicurezza, ora è col papà. lo sarà venuto a prendere.i due si sbraitano addosso, fino a che l'uomo sulla cinquantina, gli sferra un pugno in pieno volto, provocando a jj una fuoriuscita di sangue dal naso.
chiudo gli occhi spontaneamente. queste scene mi ricordano sempre il mio passato, e a quanto pare lui, anche nel presente, ha un problema con suo padre.
mentre si passa una mano sotto il naso, jj si gira verso la mia direzione, e appena mi vede, serra la mascella per poi chiudersi nell'auto che lo stava aspettando.
spero solo che, nonostante non mi sia tanto simpatico, quel pugno del padre sia stata una cosa provocata dalla rabbia, e che non sia una cosa che succede anche nella quotidianità.
—
nuova serie su real time: il mio amico
poteva morire
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sιmιᥣᥲr // jj maybank
Fanfictionᴅᴏᴠᴇ una ragazza con un passato difficile viene adottata da una famiglia kook. 🥉#rudypankow 🥈#rudypankow 🥇#rudypankow 🥇#obx