03.

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THIRD EPISODE
outer banks in estate è magnifica: dal mio guardino riesco a guardare il mare calmo della mattinata, e gli abitanti che girano con tavole da surf sotto il braccio, che indossano costumi colorati.

ora si che posso dar ragione a mia madre quando diceva che questo posto fosse un vero e proprio paradiso. lo è.

"come va?" a sederci accanto a me, sulla panchina, al di sopra della quale sto sorseggiando del latte freddo è jonelle. "tutto okay, credo di andarmi a far un giro" rispondo esaustiva. vorrei andare anche a surfare sinceramente, ma preferisco farlo in compagnia.

"sarah si è messa a disposizione per tutto, puoi chiedere a lei di andare da qualche parte per iniziare" propone la donna, incrociando le gambe.

"farò così" la mia faccia viene dipinta da un leggero sorriso sincero. "allora buona giornata cara".










indossati i miei pantaloncini e un top, metto le infradito nere e mi incammino verso la magione cameron, attraversando i piccoli sentieri curati e verdi dell'area ricca di outer banks.

ad aprirmi al cancello è il guardiano, e dopo avermi identificato, sono pronta ad attraversare in vialetto per bussare al portone di casa.

dopo circa due tocchi alla porta, questa viene aperta dalla ragazza che stavo cercando da circa dieci minuti. mi saluta dandomi il buongiorno, e ricambio.

"volevo chiederti se ti andasse un po' di surf. non so se qui lo praticate, tra voi kooks intendo" una piccola risatina nervosa fuoriesce dalla mia bocca.

"no, infatti è una cosa da pogues. ma chi se ne frega" esclama lei, chiudendo alle spalle la tavola di legno dell'ingresso.

"se ti scoprono? insomma, è divertente fare surf" sbotto io, alzando le spalle. io amo praticarlo. tra le onde mi sento completamente libera.

non scherzo quando dico che l'oceano è quella cosa che mi rende felice. cavalcare le onde, rilassarsi facendosi cullare tra queste, è fantastico. e poi è li che l'anima di mia madre è dispersa, quindi mi sento sempre a casa in spiaggia.





dopo aver affittato delle tavole al negozio in spiaggia apposito, sarah mi costringe a spiegarle come si cavalca con la tavola.

"prima di tutto lega quel coso alla caviglia. poi, appena in acqua, stenditi sulla tavola, e inizi a spingerti in avanti con le mani, e infine sali" mi sembra un po' confusa alla mia spiegazione, infatti, alla fine, cerca di guardarsi intorno per capire come funzioni nella pratica il surf.

rido alle sue espressioni, quasi quasi ci sta ripensando. "vuoi tornare a casa sarah?" domando sghignazzando. si volta verso di me e inizia a scuotere la testa. "sono pronta"




ah, che sollievo, finalmente in mare.
nei miei movimenti, mi schizzo, e mi rinfresco anche il volto, che era fino a due secondi fa una palla di fuoco. "come sto andando?" domanda sarah, molto felice di quanto le stia riuscendo il nuoto a pancia in sotto.

"lo sanno fare tutti signorina cameron" dico io, facendola ridere.

vedo un'onda in lontananza. è ora di cavalcare.
"vedi quella? appena ti viene incontro sali sulla tavola. il resto credo ti debba venire spontaneo"

prima che potessi ricevere la sua risposta, l'onda si getta su di noi, ma sono capace di salire sulla mia tavola e salvarmi da uno strozzamento per l'acqua nei polmoni.

rimessa in sesto, sento tossire nelle vicinanze: è sarah, la quale si è rigirata con la tavola, ed è finita proprio sul fondale. capita le prime volte.

sιmιᥣᥲr // jj maybankDove le storie prendono vita. Scoprilo ora