𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐪𝐮𝐚𝐭𝐭𝐨𝐫𝐝𝐢𝐜𝐢

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Isabel's pov
Le sue mani vagano lungo il mio corpo mentre chiudo gli occhi sperando che sia solo un incubo.

Continua a toccarmi e io non ho nemmeno la forza di dimenarmi dopo essere stata picchiata così forte.

'Sei stata una bambina cattiva e le bambine cattive devono essere punite.'
Ha detto mentre estraeva il coltello dalla tasca e incideva l'ennesimo simbolo sulla mia pelle.

Gli piace il mio dolore, questo l'ho constatato.
È uno psicopatico.

Solo qualche minuto fa si divertiva a farmi urlare di dolore e ora sono sotto di lui mentre continuo ad implorarlo di lasciarmi.

'Lasciami."
Urlo tra i singhiozzi.

Mi morde l'interno coscia così forte da farlo sanguinare.
'Stai zitta puttana.'

Mi toglie via gli indumenti sporchi e si spoglia guardandomi con uno spaventoso ghigno.
So cosa vuole, vuole quello che voleva ieri, l'altro ieri e il giorno prima ancora.

Mi gira rudemente a pancia sotto e mi apre le gambe con le mani sudicie.
Entra velocemente in me, senza darmi tempo di adattarmi.

'Oh sei così piccola e stretta.
Sei perfetta per me.'

Il fastidio si trasforma presto in dolore per l'aumento costante delle spinte.
Piango, urlo e mi dimeno.
Non voglio arrendermi alla triste realtà. 

'Piccola troia, se non stai ferma ti farò ancor più male.'
Mi tira i capelli così forte da staccarne alcune ciocche dalla cute.

Fa male, fa tanto male.

Mi svegliai con le lacrime agli occhi, sembrava che stessi vivendo quel fottuto momento.

Riuscivo a percepire i brividi di paura sulle braccia, il dolore sulle cosce e quello scomodo pavimento sotto la mia schiena.

I flebili raggi di sole filtravano la finestra illuminando appena la stanza.
Andai ad aprire la finestra e mi parai una mano davanti la faccia per abituarmi alla luce.

Era appena l'alba.
Il cielo colmo di sfumature tra il rosa e l'azzurro, era pulito e ciò significava che non avrebbe piovuto per tutto il giorno, cosa strana dato che eravamo a metà ottobre.

Guardai sorgere il sole dal lago nero appoggiata al davanzale della finestra con i gomiti, uno spettacolo che mi riserbavo quasi ogni mattina.

Mi preparai per uscire e andai in sala grande.
Seduto al tavolo dei serpeverde c'era una sola persona e mi andai a sedere accanto a lui.
Aveva tra le mani un foglio che mise via non appena mi vide.

"Buongiorno."
Salutai Theò.

"Buongiorno, come mai già sveglia?"

"Potrei farti la stessa domanda."
Ribattei guardando le profonde occhiaie che gli solcavano il viso.

"Non hai dormito?"
Continuai e lui scosse la testa.

"Come mai?"

"I miei mi hanno scritto una lettera che non mi sarei mai aspettato di ricevere."
Sospirò.

"Una notizia brutta?"

"No, più che altro sconvolgente."

scars // draco malfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora