𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐜𝐢𝐧𝐪𝐮𝐞

24.2K 679 876
                                    


Piansi, strillai, mi agitai.
Mi sentivo distrutta, quando pensavo di essere in un luogo sicuro, tutto cambiava.

Aveva fatto più male delle altre volte, ero stata stuprata da un mio coetaneo che mi aveva portato via l'unica sicurezza che ancora avevo per me.
Sarebbe stato un anno infernale, me lo sentivo.

Ero ancora stesa sul letto, non mi ero alzata da quando se ne andò.
Non ne avevo la forza, avevo male alle gambe e se mi fossi alzata avrei avuto sicuramente le vertigini.

Non sarei riuscita a dormire, la festa era ancora in corso e il rumore arrivava anche in camera mia.

Restai sul letto a fissare il soffitto per tutta la notte senza nemmeno provare a chiudere gli occhi, non avevo voglia di svegliarmi tutta sudata in preda a un attacco di panico.
Volevo rimanere lì, in quella posizione e rimuginare perché era quello che avevo sempre fatto.

Ero debole, da sempre.
Non sapevo come affrontare i problemi, non avevo il coraggio di affrontarli.
Per questo non potevo essere una grifondoro, ero codarda.

Quella sera non mangiai e non volevo nemmeno presentarmi in sala grande per la colazione il giorno dopo.
Stavo pensando a come rifilare una scusa a Daphne, non avrebbe creduto alla solita storiella del 'non mi sento bene.'

Sospirando capii che per nascondere tutto, avrei dovuto far finta di niente.
Mi guardai allo specchio e cercai di preparare un sorriso credibile, non raggiante ma almeno credibile.

Uscii dalla mia stanza e mi guardai intorno, la sala comune era piena di bicchieri vuoti, bottiglie negli angoli, e tutti i tavoli erano stati spostati.
C'erano studenti seminudi che dormivano stesi sui divani, addirittura della biancheria intima da donna per terra.
Come si poteva arrivare a tanto?

Cercai di non farci caso e uscii dalla sala comune, facendo attenzione a non calpestare oggetti che non avrei voluto nemmeno sfiorare.

Il tragitto verso la sala grande sembrava non finire mai e tirai un sospiro di sollievo quando mi sedetti accanto a Daphne.

"Buongiorno."
Le dissi.

"Ahh non parlare ti prego."
Rispose portandosi le mani sulle tempie.

"Post-sbronza?"
Chiesi sorridendo.

"Non so quanto ho bevuto ieri, bottiglie intere credo.
Basta, da oggi non berrò più."

"Sì certo, lo dicevi anche l'anno scorso e quello prima ancora Daph."
Mi feci beffe di lei.

"Ora sono seria.
Ti rendi conto di cosa significhi sopportare quell'oca di mia sorella che urla alle sette del mattino, dopo una sbronza, solo perché non si ricorda in che stanza ha lasciato il suo reggiseno nuovo?"

"Non oso immaginare."
Risi.

"Anche se sono in queste condizioni, non mi dimentico che devi mangiare.
Su su, forza."
Mi incitò.

Lentamente mangiai la fetta di pane con la marmellata che si trovava nel mio piatto e bevvi il bicchiere di latte.
Me ne pentii subito dopo perché corsi via dalla sala grande per vomitarlo.

Mi accovacciai sul water e iniziai a rimettere tutto il cibo che avevo mangiato da quando ero a scuola.

Di nuovo, non ce la fai proprio eh?
Come se fosse colpa mia.

Continuai a vomitare con così tanta foga che non mi accorsi di una presenza dietro di me che mi teneva i capelli, finché non girai la testa.
"Chi-chi sei?"
Arretrai spaventata ancora seduta sul pavimento.

Sapevo benissimo chi fosse, era uno degli amici di Draco.
Questo significava qualcosa di molto brutto per me.

Mi sorrise calorosamente mi porse una mano per aiutarmi ad alzarmi.
"Tranquilla, non mi ha mandato Draco.
Ti ho visto uscire di corsa dalla sala grande e Daphne era troppo messa male per venirti a cercare."

scars // draco malfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora