Capitolo 4

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Manuel

Sono sdraiato nel suo letto da non so quanto, il mio sguardo è fisso sul soffitto candido, mentre la mia mente è persa tra i pensieri; sento l'odore di Luna che mi attraversa le narici, è un profumo di rose, così delicato come i petali, morbidi quanto la seta e allo stesso tempo così pungente come le spine.

In un certo senso la posso paragonare alle rose, però è piena più di spine pungenti che di petali delicati.

Chissà dove sarà andata, ormai è notte fonda e io non sono ancora riuscito a chiudere occhio, mentre lei non è ancora ritornata. Prendo il mio cellulare, accendo il display e vedo l'orario:

Sono le 2:00

È già così tardi? E quella stupida non è ancora rientrata. Ho capito, è inutile che cerchi di prendere sonno, di sicuro non ci riuscirò.

Mi alzo dal letto ed esco anch'io dalla stanza. Dove potrà mai essere andata a quest'ora della notte? Non la sto cercando perché mi preoccupo, ma perché la voglio infastidire per far passare il tempo.

Certo, come me no!

Mi deride la mia coscienza, ma io la ignoro e resto saldo sulle mie convinzioni.

***

Ho girato per un'ora per l'istituto deserto dove aleggiava un'aria di sonno pesante e di tranquillità quasi inquietante, un tipo di atmosfera che mi piace molto, è come se tutto fosse avvolto da un velo grigio; ma di lei nessuna traccia, sembra che sia stata inghiottita dalla terra. Sono andato a cercarla pure in cortile, ma con scarsi risulati. Non so più dove andare, possibile che sia svanita nel nulla?

Penso e ripenso a dove possa essere, mentre calcio una pietra che con ogni mio urto rotola più in avanti.

Non dovrebbe essere difficile trovare una ragazza con la scritta:

Died

che gironzola per un istituto; avevo pensato.

Quanto mi sbagliavo. Sembra che stia cercando un ago in un pagliaio.

Basta mi arrendo, mi sono scocciata di cercarla, dò un calcio più forte al sasso che perdo dalla mia vista; adesso vado nella foresta, voglio immergermi nella natura, sentire l'odore degli alberi e la brezza del vento. Sono consapevole dell'avvertimento del preside, ma lui non mi conosce, io so difendermi benissimo da solo.

***

Sto passeggiando da un pò di tempo, adesso sono le 03:30. Continuo a camminare, immerso nei miei pensieri, quella matassa di fili tanto ingarbugliati in un gomitolo che cerco di snodare; quando poi all'improvviso mi imbatto in una meraviglia naturale: un ruscello in cui scorre acqua limpida e cristallina, odore di erba fresca ovunque e natura che ti circonda dappertutto, il fatto che questo paesaggio sia immerso nella notte con il cielo stellato che lo copre, lo rende ancor più meraviglioso, conferendogli quella giusta punta di mistero. Un regno in cui quello animale cessa e la natura apre le sue porte.

Sono completamente incantato da quel luogo e i miei piedi si muovono da soli come guidati da una forza invisibile, ma dopo un pò mi accorgo di una figura immobile sdraiata su quel manto verde, probabilmente assorta nel mondo dei sogni, poiché il suo respiro è pesante, regolare e i suoi occhi chiusi. Quando finalmente focalizzo meglio la figura, riesco a riconoscerla e sgrano gli occhi per la sorpresa.

È Luna.

Agitato e arrabbiato, cammino avanti e indietro, mentre nella mia mente aleggiano queste domande: cosa ci fa qui? Lo sa che è pericoloso inoltrarsi a notte fonda in una foresta? Mi odia a tal punto che è capace di dormire in una foresta, piuttosto che stare in camera con me? Sarà stata aggredita da qualche animale e adesso invece di essere addormentata, è svenuta o peggio ancora: morta? No, morta non credo, respira ancora, magari in fin di vita.

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