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Quel pezzente assicuratosi che io stessi facendo il mio lavoro per bene, si è convinto a pagarmi come mi aveva promesso.

E l'accordo sembra andare a gonfie vele per lui.

I ragazzi si ritrovano al locale quando possono, frequentemente.

Ed anche questa sera sono al locale, stracolmo di gente.

Finita l'esibizione scendo dal palco e avanzo tra la folla per prendere dell'acqua al bar.

"Ti stavo aspettando nella stanza rossa"

Ormai riconosco la voce benissimo nonostante ci sia baccano.

"Sono molto impegnata questa sera" affermo sbrigativa.

È vero, vista la confusione di gente che si è creata.

Ma potrei benissimo dedicarmi al nostro accordo visto i patti col maiale.

Sono senza energie per affrontare l'uragano Damiano.
Non sono in vena di farmi trattare come mi tratta lui, non voglio stare ai suoi giochetti, non questa sera.

Sento i suoi occhi bruciarmi la pelle, con la coda dell'occhio lo vedo bere la sostanza alcolica all'interno del bicchiere di vetro trasparente.

"Ricordi? abbiamo un patto.." le sue parole stimolano un pizzico di antipatia.

"Mi spiace. Ho da fare con altri clienti" ribadisco per poi lasciarlo da solo.

A fine turno ripulisco il viso dal trucco nei camerini.
"Qualcosa non va?" Dotty osserva il mio riflesso allo specchio.

"Sempre la stessa merda" faccio spallucce "puoi portare il mio borsone con te? Faccio la notte dalla bambina di Maria.." spiego, lei annuisce.

Sono contenta di averla conosciuta, abbiamo molto legato e so che di lei ci si può fidare in un posto di merda come questo.

"Lena." Richiama la mia attenzione mentre ripongo la mia roba nella borsa.

"Stai attenta a quel tipo" mi blocco dall'azione che sto svolgendo e la osservo, tortura le mani senza darsi pace, corrugo la fronte "è stato da me l'altra sera".

Mi si gela qualcosa dentro.

"L'altra sera quando? Avete scopato?" Il mio tono appare come arrabbiato, ma non lo sono. Forse delusa, si.

"Due, tre sere fa.. non ricordo. Dopo esser stato da te. È venuto nell'altra stanza, si." Annuisce, sembra dispiaciuta "abbiamo scopato, ma era strano.. violento" sbarro gli occhi incredula.

Non posso crederci, vorrei urlare.

Brutto porco, schifoso.

"Ti ha fatto male? Cosa?" Adesso sono arrabbiata.

"Rispondi. Ti ha violentata?" Chiedo supplichevole, le lacrime agli occhi, le rimando indietro.
Non è il momento adatto per piangere.

Non so cosa pensare.
Cosa fare.

Sono intrappolata nel patto con il maiale.
Sono spaventata, terrorizzata da chi mi abbia messo davanti.
Mi sento una cretina ad aver ceduto alla tentazione di un perfetto sconosciuto.

"Nonono. Niente di tutto questo. Però fai attenzione, ho paura possa fare del male a te." Mi accarezza i capelli, lascia un bacio sulla mia fronte e mi abbraccia forte.


Cullo la bimba tra le braccia quando all'improvviso sento suonare al citofono.

Chi cazzo è? È notte fonda.

Decido di rispondere, potrebbe essere Maria che rientra prima da lavoro.

Quando rispondo però, un brivido freddo lungo tutto il corpo mi invade.

"Resta lì. Scendo io" ordino.

Stringo Matilde più forte, come se a citofonare fosse stato il lupo nero che vuole portarmela via.

Quando apro il portone, è di spalle appoggiato al cancello che fuma una sigaretta.

"Che ci fai qui?" La voce un po' trema.

"Mi ha detto il tizio del locale dove abiti" il suo sguardo punta me e la bambina continuamente.

Tiro un sospiro di sollievo per il fatto che non sappia dove vivo veramente visto i racconti di Dotty.

Ma poi penso che non è giusto nei confronti di Maria e la sua famiglia e mi mordo la lingua.

"Lei è.." lascia la frase in sospeso, il cancelletto chiuso ci separa.

"Che ti importa.. che sei venuto a fare?" Ammetto di essere poco garbata, ma oltre che sentirmi spaventata sono ferita nell'orgoglio, visto che è andato via da me per andarsene da un'altra.

"Forse non è un buon momento" ammette. E quasi odio i suoi modi, vieni a casa mia esattamente per cosa? Per vedermi in pigiama?

"Quando sei libera? Domani mattina ti passo a prendere?" Chiede.

Domani mattina? Vorrà dire tra qualche ora.
Ma questo la notte non dorme?

Scuoto la testa "ho da studiare cosmetologia".

Il suo viso si illumina di stupore, alzo gli occhi al cielo.

"Una come me non può studiare?" Chiedo con un pizzico di sarcasmo.

"Nono. Certo che puoi... solo, non lo sapevo" stringe le barre di metallo del cancello tra le mani.

"Ci sono un sacco di cose che non sai. Devo rientrare, o la bambina si prende di freddo. Ad ogni modo è meglio limitare il nostro rapporto al locale" lo osservo un ultima volta prima di chiudermi il portone alle spalle.

Zitti e Buoni. //DAMIANO DAVID//Where stories live. Discover now