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La sera dopo mi aspetta già nella stanza.

"Guarda qua" sventolo un mazzo di carte per aria, entrando nella stanza.

"Mmmh.. che meraviglia! Era proprio quello che mi ci voleva" finge entusiasmo.

"Che stronzo" sussurro, dando voce ai miei pensieri.

Lancio la scatola in un angolo del divano, in un punto poco più distante dove è seduto lui.

"Eh vabbe" sospira "giochiamo" sorrido vedendolo arreso.

"Ad una condizione.. chi perde toglie un indumento all'altro"

Io spoglio lui.
Lui spoglia me.

Grazie. Io sono già mezza nuda.

"Ovviamente puoi andare a mettere qualcos'altro sopra" sposta i capelli da un lato.

Mi metto seduta sul pavimento, tra noi il tavolino basso.

"Non serve, ti straccio stronzetto." Lo sfido spavalda, sorride e si lecca le labbra.

Effettivamente è così, la prima partita l'ho vinta.

Mi lascia scegliere cosa devo togliere.

La camicia, scelgo la camicia.

In ginocchio mi avvicino, i primi bottoni sono già aperti, noto i suoi occhi scrutarmi attenti mentre piano procedo a spogliarlo.

Nei bottoni più in basso, all'altezza dell'ombelico indugio, mordo le labbra quando noto l'addome muoversi un po' più veloce.

Per tutto il tempo resta fermo immobile, mi porge i polsi per sbottonare i gemelli.

Quando sfilo la camicia, mi fermo un istante ad osservare il petto nudo.

L'idea di percorrere con le dita i disegni incisi sulla pelle è pressante, mordo l'interno della guancia quando alzando gli occhi lo trovo già a fissarmi con un sorrisetto sornione.

Riprendiamo il gioco, devo dire che mi sono lasciata distrarre, e il risultato è la sconfitta.

Adesso arriva il bello.

Se prima avevo deciso che doveva togliere la camicia, ora lui deciderà cosa devo togliere io.

Gratto dietro il collo leggermente nervosa, poiché indosso il solito intimo da "lavoro" e non mi sento molto a mio agio a dovermi spogliare ancor di più davanti a lui.

Sorride, si avvicina sporgendosi oltre il tavolo a un soffio dal mio viso, trattengo il respiro.

"Le scarpe"

Lascio sfuggire un sospiro di sollievo mi alzo in piedi, poi poggio un piede sul divano, in mezzo alle sue gambe divaricate.

Inizialmente colto di sorpresa stava per  chiudere le gambe in un gesto istintivo, probabilmente pensando volessi colpirlo al gingillo, sorrido.

Avvicina il viso alla mia gamba, le dita accarezzano il polpaccio, deposita un bacio sotto il ginocchio, mantenendo lo sguardo fisso nel mio.

Una scossa mi sale lungo la schiena e con la lentezza di un bradipo sfila la scarpa.

Procede allo stesso identico modo con l'altra scarpa, e quando ha finito sentiamo bussare alla porta.

In meno di un secondo con movimenti veloci tira giù la mia gamba, facendomi cadere a cavalcioni su di lui.

Trattengo un urlo, per l'impeto improvviso e sussulto quando le sue mani stringono le mie chiappe, d'istinto mi porto più avanti con il bacino e dalle mie labbra sfugge un gemito quando lo sento rigido sotto di me.

Ci voltiamo di scatto verso la porta che si spalanca.

È Franco.
Il maiale.

"Scusate, continuate pure" indugia qualche secondo.

Damiano inizia a lasciare baci umidi sulla mia mascella mentre il mio volto è ancora girato a fissare Franco alla porta.

Quando ritorno ad osservare il ragazzo, il suo viso è ancora fermo lì, e le nostre labbra si sfiorano.

Le mie mani poco più sotto il suo collo.

Osservo le sue labbra qualche istante, poi la sua lingua accarezza il mio labbro superiore.

Le mie mani salgono e si incastrano con i suoi capelli dietro la nuca.

Mi lascio andare, deposito un bacio sulle sue labbra.

La sua lingua incontra la mia, le mani stringono la pelle sulle natiche.

Mossa dalla passione, inizio a muovermi piano.

Un brivido di eccitazione mi colpisce stringo i suoi capelli tra le dita, il bacio diventa intenso, penso di essere al massimo dell'eccitazione quando lo sento irrigidirsi di più visto il mio movimento che aumenta.



Come delle vecchie scarpe da buttare, mi scaraventa sul divano, alzandosi di corsa e fuggendo via dalla stanza.

Mi sento uno schifo.

Il respiro affannato.

Il cuore accelerato.

Rifiutata e lasciata sola.

Continuo a fissare la porta.

Tanto presa da quel momento che neanche mi sono accorta che Franco era andato via, chissà da quanto tempo.

Zitti e Buoni. //DAMIANO DAVID//Where stories live. Discover now