Capitolo 1

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Ero davanti allo specchio da ormai mezz'ora e iniziai a pensare che probabilmente quella sera non sarei dovuto uscire affatto. È incredibile come ogni piccolo dettaglio valesse talmente tanto per me; per esempio quella sera i miei ricci non erano abbastanza ricci e i miei occhi non erano abbastanza verdi.

La verità è che dietro all'aria da ragazzo perfetto che tendevo a dipingere si schierava un'animo pieno di complessi che ostinavo a nascondere. Ne erano la prova le infinite sigarette che fumavo nonostante il sapore non mi piacesse nemmeno, la spuma che mettevo tra i ricci anche se odiavo il modo in cui li seccava o le nike bianche che indossavo malgrado fossero estremamente scomode.

Un'altra prova delle mie insicurezze erano i miei amici; tutti quei ragazzi che mi circondavano con cui non avevo assolutamente nulla in comune, se non i vestiti che mi avevano convinto a comprare per assomigliargli  dippiù... con loro non avevo davvero nessun interesse comune e lo si poteva notare anche nei discorsi che erano principalmente basati sulle donne e sul sesso.

Al primo posto tra le menzogne della mia vita però c'era Camille, la mia ragazza. Era una sedicenne dolce dai capelli dorati, il fisico longilineo e aveva uno sguardo ammaliante. Da fuori sarebbe potuta sembrare la ragazza perfetta ma io la vedevo come una ragazza qualunque, infatti nessuno dei due sapeva esattamente come fossimo finiti insieme; probabilmente stavo con lei solo per abitudine ma non avevo il coraggio di ammetterlo.

Tutti questi dettagli racchiudevano la maschera che indossavo tutti i giorni vivendo in un una realtà che avevano creato gli altri per me. Ero solo troppo cieco per accorgermene ma come biasimarmi, dopotutto quale diciannovenne non vorrebbe sentirsi accettato?

Tornando al presente erano passati 30 minuti da quando mi ero posizionato davanti a  quello specchio e nonostante la mia maglia bianca fosse ben stirata, i miei jeans mi calzassero perfettamente e le mie nike bianche come latte avevo il presentimento che ci fosse qualcosa che non andava in me.

Lo squillo del telefono mi risvegliò dai miei pensieri, era Jeff il mio "migliore amico" che mi chiedeva per la millesima volta di scendere. Mi precipitai giù dalle scale, aprii il portone, salutai il ragazzo con una pacca sulla spalla e ci incamminammo verso il "Night Sky"; una discoteca che si trovava a pochi isolati dal mio appartamento. Non sapevo che quella notte sarebbe stato la fine di tutto e l'inizio di un nuovo capitolo.

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